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Intervista a Maurizio Torchio, direttore dell’Archivio e Centro storico Fiat
Quando è nato l’Archivio e Centro Storico Fiat e quali sono state le tappe salienti della sua storia?
Il Centro Storico è nato nel 1963, sull’onda dell’entusiasmo per le manifestazioni del centenario dell’unità d’Italia. E’ un museo di marca. Conserva automobili, un aeroplano, un trattore, un treno, biciclette, lavatrici, frigoriferi, modelli di motori marini: tutto col marchio Fiat. Ma al di là dei prodotti, l’ambizione è raccontare l’impresa che c’è dietro. E dunque c’è anche una ricostruzione della prima officina, e un pezzo di catena di montaggio di Mirafiori. C’è l’ufficio del progettista Dante Giacosa, con i suoi tecnigrafi, e un’importante collezione di bozzetti e manifesti pubblicitari. Nel 1999, l’allestimento è stato completamente riprogettato dagli architetti Gabetti e Isola.
L’Archivio Storico invece è nato nel 1984, prima come semplice progetto, poi come ente aziendale a tutti gli effetti. Conserva più di cinquemila metri lineari di documentazione; due milioni di fotografie, lastre e negativi; una biblioteca di tre mila volumi sulla storia della Fiat, dei mezzi di trasporto, delle imprese e del lavoro; centinaia di ore di filmati riversati in digitale.
Dal 2008, archivio e museo, che hanno sempre convissuto negli stessi locali – un edificio liberty che fu il primo ampliamento (1907) delle officine di Corso Dante dove nacque l’azienda – sono stati unificati anche dal punto di vista organizzativo. Così la parte espositiva/divulgativa e quella di conservazione/inventariazione della memoria aziendale possono integrarsi più efficacemente.
Che tipo di iniziative promuove?
La nostra prima responsabilità è tramandare. Un merito dell’azienda è senz’altro quello di non aver mai voluto forzare la tutela verso ricadute economiche o di immagine di breve periodo. Noi custodiamo e accresciamo un patrimonio aziendale che è un valore in sé. Poi, naturalmente, non c’è vera tutela senza valorizzazione, e quindi ci sono le visite guidate, soprattutto per le scuole, il restauro e la proiezione di film, la pubblicazione di studi e ricerche sulla storia aziendale. Organizziamo raccolte di fonti orali, lavoriamo con altri soggetti pubblici e privati per promuovere la cultura d’impresa. Ma innanzitutto ci sforziamo di acquisire, inventariare e conservare al meglio un patrimonio che è immenso. Se la memoria viene tramandata e resa accessibile, poi si valorizza quasi da sé. Almeno per una realtà come Fiat. Da dentro l’azienda, ad esempio, il marketing attinge al nostro archivio per il lancio di nuovi prodotti, le risorse umane vengono in cerca di identità. Da fuori, arrivano ricercatori, registi, giornalisti. Ma anche enti locali, o associazioni che vogliono organizzare mostre sulla storia del loro territorio.
Qual è la percezione dell’Archivio sul territorio? Qual è la risposta della popolazione locale alle sue iniziative?
La Fiat ha una dimensione internazionale, e questo si riflette anche nella fruizione di archivio e centro storico. Pensiamo agli appassionati di auto d’epoca. Le richieste di visite al museo, o di materiali d’archivio, provengono da tutto il mondo. Ci sono club giapponesi appassionati di Panda, o 500, che hanno un rapporto continuativo con noi. O il 124 Spider Club Deutschland, per fare un altro esempio. Ma anche le richieste del singolo che vuole riscoprire la sua infanzia passata alle colonie Fiat arrivano, come minimo, da tutta Italia. Certo poi, quando presentiamo un libro in sede, c’è il coinvolgimento di dipendenti ed ex-dipendenti. Si sente che Torino ha un legame speciale con la Fiat. Ma per il grosso delle nostre attività, si va quasi inevitabilmente al di là della dimensione locale.
Informazioni:
Archivio e Centro Storico Fiat
Via Chiabrera 20-24/a Torino
Tel: 011 0066240
Fax: 011 6633645
http://www.fiatgroup.com
archivio@fiatgroup.com