Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Ecsite 2.0 R/Evolutions: un titolo evocativo, perchè 2.0 rimanda alla nuova era del Web sempre più piattaforma di socializzazione, mentre Rivoluzione ed Evoluzione alludono ai cambiamenti repentini del settore della divulgazione scientifica. Un convegno che è occasione internazionale per delineare le linee strategiche per il futuro dei science centres e dei musei scientifici e tecnologici.
Quattro i macro-temi degli interventi: un oggetto-Nanotecnologie; un modo-la contaminazione dei linguaggi; una missione-Cultura scientifica nella società; i destinatari l’educazione scientifica, approccio informale per tutte le età della vita.
Il filo rosso: le Scienze tecnologiche a confronto con le Scienze umane per costruire un fecondo percorso di contaminazione e ibridazione.
Le nanotecnologie, ovvero le tecnologie che lavorano su misure minuscole, 10 alle meno 9 di metro, sono state l’oggetto di discussione. Gli strumenti di questa tecnologia consistono in “macchine” microscopiche in grado di agire su singoli atomi. Il primo scienziato a studiarne le applicazioni a metà del XXI secolo è Eric Drexler(1) : fra le conquiste scientifiche ci sono la trasformazione della materia a livello atomico e la sua duplicazione, computer delle dimensioni di 1/100 di micron cubico, la conquista dello spazio, la definitiva demolizione dei rifiuti, infine e purtroppo anche sconvolgenti novità nella armi da distruzione di massa.
I musei e i centri scientifici sono in prima linea nella divulgazione di queste scoperte per sensibilizzare il pubblico. Con il programma “NanoToTouch” alcuni musei, fra i quali il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, nonché il Deutsches Museum di Monaco hanno creato al loro interno in collaborazione con le Università i cosiddetti “Open Nano Labs”, dove i ricercatori incontrano il pubblico e lo rendono partecipe del loro lavoro. Questa sperimentazione ha il duplice risultato di rendere più familiare il tema nei visitatori, oltre che stimolare i ricercatori stessi a trovare le formule più moderne e informali per fare divulgazione scientifica. Un altro esempio virtuoso è rappresentato dalla collaborazione fra IMEC e Addictlab, laboratorio di creatività interdisciplinare, che insieme curano i progetti “the nano research” e “in.tangible.scape.s”, coinvolgendo il grande pubblico con vari eventi ai quali hanno partecipato artisti e designer. Anche il progetto NANYOU, rivolto ai giovani europei fra gli 11-18 anni con workshop inseriti nei programmi di studio e giovani fra i 19 e 25 attraverso computer games innovativi, opera con una divulgazione informale sull’ampliamento dell’audience.
Secondo macro-tema affrontato è i modi della divulgazione della scienza: come adeguare il linguaggio alla nuova società globale, attraverso nuovi mezzi tecnologici e ibridazioni interdisciplinari.
Le scienze umane sono venute in aiuto, soprattutto le arti visive: fra le prime collaborazioni virtuose, si registra quella con il settore del film documentario, molto usato come strumento didattico. Alcune aziende specializzate si sono raccontate, come la MARCO POLO FILM AG., la ALTO MEDIA di Parigi, l’AthenaWeb, rappresentata dal direttore Kathleen Van Damme, che ha lanciato on line una libreria e archivio virtuale di numerosi documentari scientifici, consultabili liberamente.
Molti musei e centri scientifici hanno anche aperto le porte all’arte contemporanea, riconoscendo la comune propensione all’innovazione e alla ricerca. L’arte non è solo strumento, ma altra possibile pratica di indagine parallela: la collaborazione fra ricercatori ed artisti moltiplica le possibilità di punti di vista e di analisi. Nasce così l’ “art science”. Le Laboratoire di Parigi è un centro di sperimentazione fra scienziati, designer e artisti dove, attraverso percorsi di formazione esperienziale, le ricerche trovano applicazione per lo sviluppo di attività commerciali e industriali.
Originale iniziativa alla Wellcome Collection di Londra , dove si intercetta il pubblico con il Packed Lunch, momento dove gli adulti in pausa pranzo partecipano a conversazioni informali con scienziati.
Alla Science Gallery del Trinity College di Dublino sono invitati artisti a collaborare con gli scienziati per produrre opere site specific e creare percorsi curatoriali per i pubblico, analogamente al Children’s Museum di Pittsburgh, dove gli artisti lavorano sulla “Tough Art”, produzione di opere piuttosto resistenti e maneggevoli per invitare i visitatori a toccare e guardare il mondo in modo differente.
Il teatro è l’altra via sperimentata con messe in scena che rievocano le storie della scienza, tarate sull’audience presente volta per volta, come Technopolis® del Flemisch Science Center di Mechelen oppure “Teatro al Museo” del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano .
Altro strumento molto usato è il WEB 2.0, non solo per creare visite virtuali e caricare approfondimenti ma per le potenzialità di interazione con il pubblico, la costruzione di network di discussione, l’analisi dei feedback dei visitatori che spesso partecipano alla progettazione stessa.
Tema centrale delle conversazioni è la Missione dei musei e centri: alla luce dei cambiamenti della società e delle forme di comunicazione, si rivedono posizioni e ruoli. L’intenzione è diventare sempre più centri di socializzazione, educazione e innovazione, aperti all’incontro con il pubblico abbandonando il profilo di meri erogatori di informazioni. Il coinvolgimento delle nuove generazioni è obiettivo da perseguire con forza per prepararle ad essere innovative in un panorama di crisi di valori e processi. Camille Pisani, direttrice del Royal Institute of Natural Sciences di Brussels, parla di “Socientecy”, luoghi dove scienziati e politici incontrano il pubblico con l’idea di stimolare la partecipazione attiva e consapevole.
Di rilievo il tema della formazione del personale scientifico, attraverso corsi per la comunicazione, a confronto diretto con il pubblico. La sfida è comunicare il “metodo scientifico” senza che risulti difficile: alcuni musei e centri sperimentano formule di visita dove lo spettatore segue ad ogni passo il procedere della ricerca.
L’analisi dei destinatari è il tema conclusivo. Gli studi di audience development identificano tanti pubblici potenziali con bisogni diversi: bambini e famiglie per anni hanno monopolizzato le pratiche di marketing di tutti i musei scientifici, ma ora si ragiona su adulti, anziani, teen agers e giovani, per ognuno dei quali si sperimentano formule di coinvolgimento ad hoc. Numerosissimi i casi presentati, fra i quali il progetto europeo di avvicinamento agli studi scientifici per le donne, il GAPP (Gender Awarness Participation Process). Le ricerche compiute hanno rilevato che l’interesse per carriere nel campo della Scienza interessano meno alle donne che agli uomini; le stesse fanno fatica ad accedere a determinati ruoli e livelli di carriera.
Un consorzio di centri di ricerca fra i quali la Fondazione IDIS-Città della Scienza di Napoli ha partecipato al progetto intervistando giovani liceali: dai vari focus groups, le ragazze non sentono discriminazioni di genere negli studi e nel loro orientamento verso le facoltà scientifiche. In generale si sentono libere di scegliere i loro indirizzi, sebbene genitori e docenti esercitano notevoli influenze. Fondamentale mostrare una nuova immagine della scienza e degli scienziati, con riferimenti più giovanili e modelli femminili.
Nella seconda fase del progetto, le attività pilota sono quindi state centrate sulla relazione dei giovani con il mondo della ricerca e dei ricercatori. Durante la conferenza, il Museo della Scienza e della Teconologia di Milano ha presentato il progetto di recupero del Padiglione Olona, nuovo accesso da via Olona con servizi al pubblico. All’interno è stato esposto il plastico della riqualificazione delle ex Cavallerizze di metà ‘800. I lavori proseguiranno per il 2010 e sono stati resi possibili grazie alla collaborazione con il MIBAC e finanziamenti del Gioco del Lotto.
(1) Drexler, K. E., Engines of Creation: The Coming Era of Nanotechnology, Anchor Books, 1986