Intervista al Dott. Bruno Sacchetto – direttore artistico della galleria d’arte Aganahuei

aganahuei1“Che cos’è l’Arte industriale?
È il tentativo riuscito di utilizzare la tecnologia e la macchina per la produzione artistica e ha risolto il problema del rapporto fra la creazione individuale e la produzione in serie.
Perché l’Arte industriale è importante?
1)Perché ha il coraggio di accettare la macchina come strumento degno dell’artista
2)Perché si avvale di artisti per produrre in serie le opere d’arte
3)Perché crea un ponte sull’abisso che separa artisti e industria
4)Perché elimina la differenza di livello fra le arti libere e quelle applicate
5)Perché distingue nettamente fra ciò che si può imparare (capacità tecnica) e ciò che non si può imparare (il dono dell’inventiva creativa).
6)Perché è riuscita a sviluppare una nuova concezione della Bellezza
7)Perché sostituisce le tradizioni artigianali morenti con creazioni tecniche (artistiche) libere e propone i problemi artistici direttamente all’industria
8)Perché consente di divulgare rapidamente un pensiero artistico
9)Perché è accessibile a tutti.”

Questo il manifesto di Aganahuei, bottega artistica rinascimentale in versione high-tech che sfrutta l’industria per restituirci la bellezza.

Dott. Sacchetto, come è nata e come si è evoluta la realtà di Aganahuei?
Aganahuei nasce come una semplice Galleria d’arte che esponeva opere di diversi artisti. Poi, un giorno, ci siamo resi conto che presentare lavori di altri non suscitava più profondo interesse per il gruppo di lavoro della galleria e abbiamo quindi deciso di sviluppare una poetica indipendente.
L’arte industriale è stata frutto di quest’evoluzione, di una consapevolezza maturata poco per volta.
La mia storia, ad esempio, è la storia di un pittore che negli anni si è reso conto che per esprimere al meglio la sua poetica doveva iniziare ad utilizzare strumenti non più convenzionali, ma tecnologici: ho capito che utilizzando le tecnologie moderne quali computer, stampe digitali e taglio laser, il lavoro ne beneficiava in qualità.
Il passaggio successivo è stato comprendere che la qualità non veniva inficiata con l’aumento della quantità: ciò che valeva per la fabbricazione di un disco, di un libro, poteva valere anche per la realizzazione di un’opera d’arte.
Il team di Aganahuei, oggi, è composto da artisti, architetti, designer, fotografi che condividono una poetica, quella dell’arte industriale, consapevoli che il lavoro di ognuno, se confrontato con l’idea degli altri può migliorare e condurre alla produzione di un prodotto finale superiore: non è più il prodotto di un singolo, quindi, ma un prodotto artistico Aganahuei.
L’obiettivo di Aganahuei, quindi, è quello di fare Arte con la A maiuscola, un’arte che si confronti con il passato e con il presente; ciò che la differenzia è lo strumento di cui si serve per eseguire al meglio le sue opere, cioè l’Industria.
La produzione attuale è ancora ad un livello molto artigianale, soprattutto a causa dei problemi legati ai finanziamenti che determinano la velocità dei progressi: ci siamo sempre finanziati da soli grazie alle entrate dell’ agenzia pubblicitaria che possediamo e poco per volta siamo riusciti a costruire la nostra realtà. Da quest’anno spero ci saranno delle evoluzioni, riuscendo a realizzare prodotti cui pensiamo da tempo, come i prodotti di pronto consumo: quadri di due metri, imballati in una scatola di montaggio della grandezza di un gioco da tavolo, che il cliente può montare, variandone i colori secondo il personale gradimento.
E’ una scommessa.
In Italia gli artisti lavorano già a livello industriale, quasi nessuno si mette a creare l’opera d’arte manualmente, ma rimane ancora la “foglia di fico” del nome, indice di falsa unicità. Noi, invece, vorremmo dichiarare apertamente l’industrialità delle nostre opere, rifiutando quel tipo di approccio all’arte basato sulla ricerca del pezzo unico, del nome dell’artista, di tutta quella retorica che ormai accompagna l’arte e che crolla se interrogata sulle motivazioni che la animano.
Due anni fa, quando abbiamo preso coscienza del nostro cambiamento poetico, abbiamo citato una Primavera di Bellezza per prospettare il superamento della produzione di quest’ultimo periodo, che riteniamo essere solo una bassa provocazione, che con l’Arte oggi non ha più nulla a che fare.
Guardiamo soprattutto al passato, al Rinascimento e al rigore che lo caratterizzava, non alla mera istigazione contemporanea per cui il dogma è “vale in quanto costa”, e non “vale in quanto mi piace”.
Aganahuei cerca, in questa prospettiva, di fare dei buoni lavori e fruibili ai più, non solo a chi “può permettersela”: c’è molta più sensibilità culturale in chi apparentemente non può permettersi un’opera d’arte rispetto a chi, per status, se ne è sempre interessato.

Aganahuei si è sempre dimostrata attenta anche al coinvolgimento e alla creazione di relazioni con istituzioni e cittadini. Quanto e come l’utilizzo delle nuove tecnologie nella produzione artistica contribuisce a creare una più profonda e diretta connessione con il territorio?
Il legame con le realtà industriali locali è molto forte. Qui, possiamo contare su centri industriali d’elitè, su grandi industrie meccaniche, di stampa etc.che contattiamo di volta in volta, secondo le produzioni, per la realizzazione pratica dell’opera.

aganahuei2Avete già stretto accordi di partnerariato con alcune aziende locali?
Abbiamo già molti contatti diretti ed una vera partnership è ora in fase di definizione con un’azienda della zona che produce plastica, gomme e simili, materiali utili alle nostre produzioni.
La collaborazione industriale è fondamentale per il nostro lavoro, soprattutto in termini di divulgazione: vogliamo arrivare negli showroom, nei negozi di design, di arte, vogliamo uscire dalla galleria d’arte accademica, cercando di ripetere le esperienze dell’alta moda con il pret-a-porter, del vino, e di molti altri campi in cui l’arrivo delle industrie ha sviluppato un concetto nuovo: nessuno indossa più il vestito fatto su misura dal sarto, ma non per questo la qualità si è sminuita!
Anche in campo artistico la qualità si manterrà alta, forse anche più di quanto l’artista sarebbe in grado di fare nella sua mansarda: l’artista può ideare la poetica, ma affinché quella poetica venga sviluppata e si concretizzi al meglio in un prodotto artistico, l’artista stesso deve avvalersi di qualcosa di più delle sue proprie forze.

Il pubblico riesce a percepire lo stesso l’unicità dell’opera? Qual è la risposta del mercato a questa produzione seriale e su commissione?
La risposta c’è ed è positiva. Chi compra le nostre produzioni non si pone più il problema dell’unicità dell’opera, chi continua a porsi questa questione seguiterà semplicemente a non comprare le nostre opere.
Noi non intendiamo fare proselitismo per convincere le persone della qualità del nostro lavoro e per parlar loro della nostra poetica, anche perché non sarà mai possibile convincere tutti.
Ci ritagliamo semplicemente il nostro spazio all’interno del mondo dell’Arte e sono convinto che le prospettive future siano quelle che oggi stiamo perseguendo: molte altre industrie si cimenteranno in campo artistico, tagliando fuori fai-da-te e home-made.

Veniamo al processo creativo, ciò che porta dalla progettazione alla produzione industriale. Quali sono le tecniche e le tecnologie utilizzate?
Il lavoro inizia davanti al computer: si “scarabocchia” sul video, come si faceva un tempo sui taccuini, sui canovacci. La differenza consiste nei condizionamenti dati dal computer, primo tra tutti l’intangibilità che ci “costringe” a lavorare molto di più sulla simulazione.
Una volta nata l’impostazione, questa viene condivisa e discussa dal gruppo: l’opera viene ripensata, rimaneggiata, modificata e mandata in produzione.
I punti di partenza possono essere i più disparati, un’idea personale piuttosto che qualcosa che si è visto in giro…l’artista è colui che ruba con intelligenza!
Un sottile filo conduttore permane in ogni nostra produzione: il ritorno alla classicità, il recupero del passato che si manifesta attraverso forme diverse e linguaggi nuovi e la condivisione della creazione dell’opera: il prodotto finale è un lavoro d’equipe, come nelle botteghe del 400, dove i mestieranti e l’artista lavoravano fianco a fianco.
Diversamente da quello che si potrebbe credere non è il materiale che condiziona l’opera, ma è l’evoluzione dell’opera che conduce alla scelta del materiale, con conseguente scelta delle tecnologie applicate.
La produzione consiste soprattutto in un processo di mediazione: l’artista deve mediare con le potenzialità delle tecnologie a disposizione, dei prodotti, dei materiali per realizzare la sua opera.
Nel processo di mediazione è fondamentale ascoltare i consigli delle maestranze perché, per quanto si creda di conoscere una tecnologia o un nuovo tipo di lavorazione, in realtà non la si conosce mai abbastanza.
Una sola industria non è in grado di produrre la molteplicità di variazioni tecnologiche, di materiali e lavorazioni richieste dalle nostre opere: ogni prodotto artistico subisce un trattamento specifico diverso, da individuarsi volta per volta, a seconda che si utilizzi l’alluminio, la plastica, la gomma, etc.
Dieci anni fa, quando abbiamo cominciato, le tecnologie erano ad un livello base: si poteva utilizzare il computer, ma mancavano gli strumenti di supporto con cui poter lavorare; le stampanti, ad esempio, erano per lo più a bassa definizione, sgranavano, non permettevano di stampare su certi materiali o su certi metraggi, limitando fortemente la produzione.
Oggi fortunatamente grazie alle evoluzioni tecnologiche riusciamo a realizzare le nostre idee a 360°.
Avendo lavorato e lavorando nel mondo della grafica e della pubblicità ho avuto la possibilità di aprire gli occhi sulla tecnologia, venendo a conoscenza di strumenti e materiali che il mondo accademico da cui provenivo considerava totalmente estranei al mondo artistico: la stampa digitale, il taglio laser, il plotter, il taglio ad acqua, etc.
Scalpelli, pennelli, fogli e canovacci non rappresentano più l’attualità della produzione artistica: chi ha operato con quegli strumenti ha già raggiunto le massime espressioni di grandezza.
La formazione artistica contemporanea non accetta ancora la tecnologia come strumento idoneo alla produzione di opere, continuando a predicare che questa limiti la creatività, ma la creatività non è limitata dallo strumento, è lo strumento che viene indirizzato dalla capacità creativa.
Aganahuei si è liberata dai preconcetti dando vita a nuove sinergie e facendo dialogare Arte e Nuove Tecnologie. Quello che conta per Aganahuei non è l’accademicità dello strumento, ma la bontà dell’opera.