Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Dati alla mano, nel 2008 la spesa degli italiani per lo spettacolo è diminuita del 6,89 %: gli italiani, in altre parole, frequentano meno musei, teatri e mostre. Il saldo dei visitatori dei musei statali nel 2008 è pari a – 3,9%, mentre la spesa del pubblico per le mostre segna un – 36,8% e per il teatro – 10%.
Ciò che sorprende è che anche i primi mesi del 2009 registrano questo trend negativo, soprattutto per quanto concerne i musei civici delle principali città d’arte. Ad aprile, infatti, secondo i dati di Federculture, si registra un calo dei visitatori dei musei a Firenze del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a Venezia -17,5% e a Roma -8,2%. A Milano, invece, con riferimento al primo semestre del 2009, il sistema dei musei civici perde il 4% dei visitatori.
Non confortano neppure i dati riferiti al settore turistico, che confermano la situazione negativa. Nei primi quattro mesi dell’anno, infatti, i sistemi alberghieri delle città d’arte registrano tutti un andamento negativo, partendo da Venezia, che registra un -7,5%, passando per Roma -8,01%, Firenze -6,04% e infine Milano con un calo dell’11,11%. Una crisi ancor più significativa, se si pensa che nello scorso anno il turismo culturale ha rappresentato il 33,2% del PIL riferito all’intero comparto turistico nazionale.
La proposta rilanciata attraverso la relazione introduttiva del presidente di Federculture Roberto Grossi spinge però a sfruttare l’opportunità di cambiamento che deriva dallo stato di crisi, recuperando tutti i margini di miglioramento possibili e quanto mai necessari, nella consapevolezza che il Ministro deve essere il perno fondamentale per improntare una strategia di lungo periodo, le cui politiche per la tutela e la valorizzazione rappresentano gli assi portanti per lo sviluppo del nostro Paese. Un segnale di ripresa potrebbe derivare, per esempio, dalla promozione di veri e propri piani regolatori della cultura e delle industrie creative, in grado di disegnare un sistema di convenienze anche per l’investimento privato. Ma non solo. L’intervento pubblico del nostro Paese (0,22% del bilancio statale) può essere definito insostenibile se raffrontato alla spesa pubblica per la cultura di altri paesei europei, come la Francia (1.568 milioni è il budget statale della cultura italiana per il 2009 mentre in Francia la cifra sale a 2.900 milioni).
Esiste quindi una via italiana alla modernizzazione del settore culturale?
Aldilà delle performance negative degli ultimi mesi, nel territorio ci sono realtà che hanno dimostrato che laddove si è riusciti a creare reti e sinergie puntando sull’efficienza gestionale e sulla qualità dell’offerta, la cultura ha generato valore sociale ed economico. E’ il caso delle mostre, degli eventi e dei festival culturali (Festivaletteratura Mantova, Festival del teatro di Napoli, Festivaleconomia Trento) e delle gestioni permanenti come la Triennale di Milano, il Parco della Musica, il Palaexpo di Roma.
L’istituzione della nuova Direzione per la valorizzazione dei beni culturali può rappresentare da sola una più efficiente ed efficace ripartizione delle competenze, in grado di coordinare il frammentario quadro di amministrazioni periferiche del Ministero, fatto di soprintendenze e poli museali? Tale misura rappresenta parte di una più ampia trasformazione che deve avvenire soprattutto nella gestione del cambiamento e nella mentalità di approccio; ovvero, più che un orientamento alle procedure, ciò che si auspica a più voci è che a fronte di un maggior apporto di risorse pubbliche da parte dello Stato, vi sia anche una maggiore responsabilizzazione in termini manageriali, tentando di percorrere la via che porta ad un equilibrio tra capacità di autofinanziamento e contributi statali.