Intervista al Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Lazio- Rossella Vodret

scuola_laziale_madonna_della_carbonara_viterbo_museo_del_colle_deIl progetto “Museo diffuso” nasce per far conoscere ai cittadini e ai turisti il ricco e importante patrimonio della regione Lazio. Un obiettivo ambizioso volto ad una valorizzazione dei tesori del territorio laziale, soprattutto di quelli sconosciuti: ci può descrivere come si sviluppa il progetto e quali altri obiettivi ambisce a realizzare nel medio -lungo termine?
Questo progetto è nato un paio di anni fa partendo da un’idea precisa, cioè quella che il territorio del Lazio e di qualsiasi altra regione d’Italia poteva essere considerato come un museo a cielo aperto. A questo modello non si era ancora pensato di applicare tutte le attività e i servizi che normalmente si svolgono in un museo, come l’utilizzo di didascalie poste al di sotto dei quadri, i cataloghi dei capolavori, le visite guidate a tema secondo percorsi storici e tematici precisi …una serie di strumenti che possono tranquillamente essere applicati al territorio della regione Lazio, attraverso la realizzazione di oltre seimila didascalie in italiano e in inglese, collocate in più di trecento comuni, che dovranno indicare l’autore e sintetizzare la storia di migliaia di opere, parte delle quali si presenta attualmente in condizione di degrado o addirittura di abbandono. Il progetto “Museo diffuso” rientra appieno nei compiti istituzionali della Soprintendenza, perché prevede la valorizzazione di tesori provenienti da numerosi edifici di culto presenti nel territorio laziale, fornendo le informazioni necessarie per farli uscire dal loro anonimato e inserirli all’interno del loro contesto storico e culturale. Tematica importante è l’iconografia, poiché queste opere possono fornire spunti interessanti per il grande pubblico, che in molti casi, come ho constatato personalmente, ha perduto le conoscenze necessarie per una corretta interpretazione dell’opera d’arte e dei soggetti religiosi. In tal modo sarà possibile ricostruire il rapporto tra opera d’arte raffigurata e il visitatore, consentendo, inoltre, la diffusione di tali conoscenze e l’ottimizzazione della tutela, proprio perché se le persone sanno che hanno un capolavoro nelle loro chiese sono in grado di segnalarlo in caso di danneggiamento o degrado. Questa funzione permette inoltre di svincolare il territorio  dalla “cannibalizzazione” che effettua Roma sul  Lazio e sulle altre provincie che ne fanno parte.

L’utilizzo dell’innovazione tecnologica applicata ai beni culturali, si legge, costituirà l’asset fondamentale sul quale ruoteranno le iniziative programmate; che tipologia di nuovi strumenti multimediali verranno utilizzati nel progetto e quale sarà il risultato finale?
Partendo dal presupposto che l’obiettivo finale della Soprintendenza è la realizzazione di un centro di documentazione per l’arte nel Lazio e la massima diffusione per il grande pubblico, tutto questo materiale che noi abbiamo raccolto, e lo stesso archivio fotografico della Soprintendenza (130mila foto), sarà interamente inserito online (http://www.soprintendenzabsaelazio.it/), in maniera tale che chiunque potrà visitare il nostro sito e fruire dei contenuti messi a disposizione gratuitamente. Inoltre, per chi volesse comprare e ottenere immagini ad alta definizione per poterle poi pubblicare, sarà attivato un sistema di pagamento online che consentirà in maniera rapida la consegna diretta entro le 24 ore. La base per la composizione dei testi è fornita dalle schede di catalogo OA che censiscono i beni mobili di interesse storico-artistico ed etnoantropologico del Lazio, tra le circa centomila che costituiscono il patrimonio dell’Ufficio Catalogo della Soprintendenza. Queste schede, elaborate a partire dal 1971, sono oggi da aggiornare o revisionare ma anche, in non pochi casi, da realizzare ex-novo, proprio grazie ai dati che emergono oggi dalla ricognizione dello stato dei beni culturali del territorio regionale resa necessaria dal progetto di “musealizzazione”.

Un’importante capitolo del progetto riguarda il rapporto con le case editrici: quali prodotti editoriali  verranno sviluppati nella fase conclusiva del progetto e a chi saranno rivolti?
Oltre alle didascalie, il progetto “Museo Diffuso Lazio” è composto anche da una corposa parte di pubblicazioni, impostate secondo repertori tematici e cronologici, in cui abbiamo individuato una serie di tematiche che spaziano dalle oreficerie barocche, le  icone inedite e sconosciute del Lazio, il Caravaggio e i caravaggeschi nel Lazio, e ancora, fino alla pittura del ‘500 a Rieti e le statue vestite, quest’ultimo argomento di valorizzazione del patrimonio etnoantropologico di cui si occupa anche la nostra Sopritendenza. L’altra parte di pubblicazioni è dedicata agli Itinerari, ovvero 24 percorsi guidati a tema dedicati ad aspetti particolari dell’arte a Roma e nel Lazio, con distribuzione nelle edicole . I prodotti editoriali sono mirati ad una diffusione capillare a tutti e possono essere  letti a vari livelli di interesse, da quello dello specialista che vuole conoscere la totalità delle informazioni a disposizione, al livello medio di chi vuole cogliere il significato delle opere d’arte, fino a colui che vuole semplicemente sfogliare e vedere le belle fotografie pubblicate. Le due case editrici con cui si è deciso di collaborare sono entrambe di Roma e sono state coinvolte soprattutto per pubblicazioni più impegnative (L’ Erma di Bretschneider) e per gli itinerari culturali, che usciranno in edicola una volta al mese a partire da ottobre 2009 (casa editrice Iride per il Terzo Millennio).

Il gruppo di lavoro del progetto, si legge, consta anche della partecipazione di giovani, grazie ad una sinergica collaborazione instaurata con tutti gli Atenei romani. In che termini è stata attivata questa collaborazione e quali altri attori pubblici/privati prendono parte alle iniziative del progetto? Che ruolo gioca la Soprintendenza in questo delicato processo?gherardo_delle_notti_cristo_deriso_roma_chiesa_della_immacolata_concezione_particolare
Il progetto è nato all’interno dell’ufficio Catalogo della Soprintendenza, la quale ha giocato un ruolo di coordinatore del gruppo di lavoro e di “palestra” sia teorica che pratica per i 100 giovani storici dell’arte provenienti dalle quattro Università del Lazio (Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre e Università della Tuscia) e coordinati da Alessandra Acconci e Simona Ciofetta; i neolaureati hanno prestato la propria competenza per la redazione dei testi e hanno potuto fare un’esperienza unica e dinamica sul campo. La creazione delle didascalie multilingue collocate nei siti storico-artistici che abbiamo repertato, oltre alla digitalizzazione di circa 140 mila fotografie, è stata possibile anche grazie al lavoro di squadra svolto insieme ai vescovi delle diocesi della regione e al Fondo per gli Edifici di Culto.

Il progetto prevede una partecipazione prevalentemente pubblica. Che tipologia di finanziamenti sono stati utilizzati per la sovvenzione delle iniziative e che ruolo hanno giocato i privati in questa fase? Quali criticità si sono riscontrate?
Il progetto prevede un totale che supera le 6.000 didascalie, per il costo di circa 30.000 euro relativi ai testi, di circa 30.000 euro per le traduzioni in inglese e di circa 100.000 euro da destinare ai supporti in plexiglas serigrafato da collocare presso le opere d’arte individuate, in corrispondenza di altari e cappelle. In questa prima fase il finanziamento è stato interamente ministeriale, proprio perché si è rivelato particolarmente difficile trovare uno sponsor privato, che realizzasse didascalie e repertori, attività sia molto costosa e sia poco visibile per le aziende che ricercano un ritorno d’immagine nel breve termine. Per quanto concerne le pubblicazioni di Itinerari nelle edicole, la casa editrice Iride ha deciso di sponsorizzarle in prima persona, per cui non ci sono spese dirette da parte della Soprintendenza.
Senza l’apporto dei privati riteniamo sia impossibile gestire un progetto di queste dimensioni, per cui l’obiettivo è quello di trovare un gestore per tutto l’apparato tecnologico e l’introduzione quindi di nuovi capitali nel progetto. Finora la Fondazione Cassa risparmio di Civitavecchia ha finanziato la mostra Polene, che può essere considerata come parte del progetto più ampio di Museo Diffuso Lazio. Altre società di gestione dei servizi nel settore dei beni culturali hanno dimostrato il loro interesse. Una parte molto importante dei portatori di interesse sono gli enti locali, come comuni e province, che hanno dimostrato entusiasmo e approvazione nel sostenere e realizzare il progetto Museo Diffuso Lazio.

Parliamo ora del target di riferimento: a chi si rivolge il progetto “Museo diffuso” e che tipologia di pubblico ambisce ad attirare? Che tipologia di strumenti promozionali, invece, sono stati usati per far conoscere il progetto?
In quanto Soprintendenza, non abbiamo fondi per fare promozione in prima persona ma lo faranno sicuramente le società di servizio e le altre strutture private, assieme agli enti pubblici che parteciperanno a questo progetto che durerà ancora 3-4 anni. Un’ulteriore sezione del progetto riguarda l’allestimento di una serie di mostre su pittori nati o attivi nel Lazio che saranno realizzate presso la città d’origine o di adozione da qui al 2012. In questo modo si potranno far riemergere quegli artisti laziali finora rimasti all’ombra dei più famosi esponenti dell’area romana e, quindi, far conoscere meglio il territorio avvicinandolo ai suoi cittadini.

Quali sono i prossimi obiettivi?
La realizzazione delle didascalie ha preso avvio nel 2007 dalla provincia di Latina, dove sono stati elaborati circa 500 testi, si è esteso alle province di Roma e Viterbo (3.000 circa) ed è in fase di attuazione la provincia di Rieti (1.500 circa). A completamento, entro il 2009 è prevista la didascalizzazione delle chiese della provincia di Frosinone, dove sono stati preventivati circa 1.500 testi. La distribuzione della sezione editoriale per le edicole, invece, partirà con gli itinerari ad ottobre 2009, mentre il primo dei repertori uscirà a gennaio 2010.