Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
Partita IVA 03068171200 | Codice Fiscale/Numero iscrizione registro imprese di Roma 03068171200
CCIAA R.E.A. RM - 1367791 | Capitale sociale: €10.000 i.v.
Imprenditoria, istituzioni e beni culturali
Fin dalle prime pagine del volume emerge in modo chiaro e preciso l’intento dell’autore: sviluppare una teoria del ruolo sociale dell’arte che integra elementi provenienti sia dalla teoria dell’organizzazione che dagli studi sulla riproduzione sociale e culturale. Un obiettivo che risulterebbe molto ambizioso se non ci trovassimo di fronte ad uno dei massimi sociologi americani, Paul Di Maggio, punto di riferimento non solo per la sociologia della cultura, ma anche per la storia culturale e l’economia della cultura. Nello specifico, il testo si sviluppa a partire dai progetti di ricerca elaborati personalmente negli anni da Di Maggio, che in prima persona ci accompagna , passo dopo passo, a reinterpretare alcune definizioni culturali comunemente intese (es. “cultura di massa” vs “gerarchia culturale”) in termini di “dinamiche di campi e industrie”, concependo il capitale culturale di Bourdieu come prodotto storico di istituzioni e mutamenti istituzionali.
I contributi raccolti si suddividono in sei capitoli, ognuno dei quali esamina da angolature differenti la cultura americana a partire dalla definizione di “popolar culture” (capitolo 1), sottolineando come tale categoria abbia più a che fare con le strutture di mercato e l’ambiente organizzativo di specifiche industrie che con le domande delle masse o dei loro rappresentanti per certi tipi di prodotti culturali omogenei.
Il secondo e terzo capitolo studiano invece lo scenario della Boston di fine Ottocento, quando vennero fondati il Museum of Fine Arts e la Symphony Orchestra, entrambe create e controllate dai membri della classe dei Bramini, innovative istituzioni divenute poi simbolo di una cultura alta e prestigiosa, frutto dell’alleanza tra una classe e la cultura stessa da essi monopolizzata.
Due strutture, secondo l’autore, particolarmente importanti, perché con la loro istituzione si è compiuta un’opera di mappatura e definizione dei confini culturali, sebbene specchio di un contesto culturale particolarmente ricco e in movimento.
A partire da questo modello di alta cultura, nel quarto capitolo viene esaminato il percorso di costruzione di espressioni artistiche come “forme di capitale culturale” che hanno avuto luogo nel corso degli anni nel settore dell’opera, del teatro e della danza, nuove forme artistiche che sono prodotto dell’azione umana e soggette quindi, per definizione, ad un mutamento continuo. Tale processo contribuì anche a scardinare la dicotomia tra cultura “sacra” e “profana”, sebbene con diversi gradi di prestigio e stabilità istituzionale.
Il quinto capitolo analizza il rapporto esistente tra struttura sociale, istituzioni e beni culturali, partendo dalla concezione che le scelte di consumo di beni espressivi si basano su specifici significati che ad essi vengono attribuiti, risultato dei processi sociali e di costruzione identitaria. In tale ottica va letta l’interpretazione dell’autore, che sostiene come i mutamenti della struttura sociale e la nascita di un libero mercato dei beni culturali abbiano indebolito l’autorità culturale istituzionalizzata, favorendo la nascita di sistemi di classificazione culturale meno gerarchici e universali di quelli in vigore nella prima parte del XX secolo.
L’ultimo e più agognato capitolo (al terzo tentativo di scrittura), è il saggio teorico che affronta direttamente il problema del genere artistico come punto di convergenza delle dinamiche dell’offerta e della domanda. In tale contesto l’autore introduce un’analisi dei sistemi di classificazione artistica della società, secondo la dimensione della differenziazione, gerarchia, universalità e forza dei confini. Secondo tale concezione, la stretta relazione tra cultura e struttura sociale ha prodotto, negli Stati Uniti e nella maggior parte del mondo occidentale, un generale indebolimento e declassificazione dei confini culturali, arrivando ad abbattere le comuni classificazioni rituali.
Curiosa la chiusura del saggio, che rivendica una sorta di centralità alla sociologia per lo studio dell’arte, lasciando presupporre un’altrettanta importanza dello studio della cultura per i principali oggetti di ricerca della sociologia.
Organizzare la cultura
Imprenditoria, istituzioni e beni culturali
Paul di Maggio
Il Mulino Euro 26
ISBN: 978-88-15-13231-4
www.mulino.it