sito web treccaniSono ad oggi oltre 3000 le adesioni all’appello in rete sul sito www.salviamoildizionariobiografico.it. Il motivo della mobilitazione del mondo della cultura italiana e internazionale è l’ultima idea del presidente della Treccani, Giuliano Amato, sostenuta anche dall’a.d. Franco Tatò, sul futuro del Dizionario Biografico degli italiani del noto istituto di cultura italiano.
La proposta è che la redazione del Dizionario Biografico sia a cura di collaboratori volontari, e non più di studiosi accreditati (e retribuiti) del mondo della cultura, per una questione squisitamente economica. La valenza culturale dell’opera intrapresa da Giovanni Treccani nel 1960 che prevede circa 105 volumi per un totale di 40mila biografie su personaggi vissuti dal V secolo d.C. a oggi potrebbe essere quindi minata dal crowdsourcing. La decisione sui restanti 32 volumi previsti, dalla lettera N in poi, sarà presa giovedì 29 ottobre in sede di CdA dell’Istituto della Enciclopedia Italiana.
Ma la vicenda affonda radici in una questione ben più spinosa che vede contrapporsi le ragioni della scientificità all’economicità dell’impresa, che le scelte di una nuova linea editoriale dell’istituto Treccani sembrano privilegiare, forse anche necessariamente. Nell’epoca del tutto gratis, della condivisione e della costruzione del sapere in rete,  si sa che qualcuno dovrà pur pagare per la cultura e per l’informazione. Lo sanno bene gli editori, di quotidiani e di libri, ed ora anche la cultura enciclopedica.
Per contrastare il predominio di Wikipedia (che dalla Treccani dicono “essere al passo con i tempi”) in primis hanno messo in rete 75.000 biografie, poi l’Enciclopedia e il Dizionario in 5 volumi nella sua versione più recente. Poi la web tv, il forum, lo spazio per i commenti, e soprattutto l’area “Treccani Comunità”, dove gli utenti possono interagire e scambiare idee. E presto diverrà un social network a tutti gli effetti, dove ritrovare gli amici di Facebook o Twitter. Il tutto in nome dell’interattività e della condivisione.
Forse la cultura e la Treccani sono in crisi e una decisione obbligatoria bisogna pur prenderla, pena la “morte” delle attività dell’istituto. Franco Tatò ha infatti parlato di un deficit pari a 630mila euro annui che renderebbe quindi inevitabile il ricorso a collaboratori studiosi volontari. Una scelta che, a garanzia della declamata attendibilità di cui si fregia l’istituto, prevedrebbe una massiccia attività redazionale integrativa e di controllo per la verifica dei contenuti prodotti gratuitamente. Il che presupporrebbe un investimento in risorse umane, che invece, ad oggi, presenta una redazione di  tre sole persone e 27 esterni.
“Un atto di incultura” ha definito la proposta lo storico Carlo Ginzburg. Dalle pagine del Corriere, Sandro Petruccioli, docente di Storia  della scienza che ha diretto importanti opere per la Treccani, solleva una nuova questione: “la Treccani vuol essere un istituto cultuale o una casa editrice?”.
L’annosa contrapposizione tra logica della cultura e quella del profitto continua. Forse sempre a spese della cultura.