mediatore culturaleI musei sono creature dell’Illuminismo, istituzioni nate nel periodo dell’Era Moderna, quando ragione e razionalità erano invocate per estirpare superstizione e ignoranza.
Si consideravano entità del tutto estranee alla volgarità del quotidiano. In termini di comunicazione l’obiettivo era di illuminare e istruire trasferendo o trasmettendo ai visitatori informazioni storico-artistiche.
Allora si ragionava in termini di pubblico indifferenziato, partendo dall’assunto che il solo contatto con gli oggetti custoditi nelle sale fosse in grado di soddisfare il visitatore.
Questo approccio è stato superato da una prospettiva integrata, che presuppone l’importanza della voce dei visitatori. E’ fondamentale che i musei d’arte riconoscano la nozione di interpretazione come processo attivo di creazione di significato, dove ognuno mette in gioco le sue personali strategie interpretative, e dove le conoscenze preesistenti  e il retroterra storico e culturale giocano un ruolo cruciale nell’attribuzione di questo stesso significato.

Ciò che sottende a questa premessa è il fatto che il museo ha la necessità di comunicare con il suo pubblico, di essere “accessibile”. Ma il pubblico, di cui finora si è parlato, non è indistinto e indifferenziato. Imparando dalle nozioni di marketing applicate in ambito museale da P. Kotler fin dagli anni ‘90 (Il marketing dei musei, P e N. Kotler), è più corretto parlare di pubblici, al plurale piuttosto che al singolare. Non esiste infatti un unico pubblico omogeneo, piuttosto più segmenti che hanno caratteristiche, bisogni e aspettative differenti.
Il modello culturale della comunicazione insieme agli studi di marketing hanno aperto stimolanti prospettive per i musei d’arte. Ormai da tempo esistono alcune linee guida per il cambiamento del rapporto tra museo e pubblico. Nel corso degli ultimi vent’anni, nuovi ruoli professionali sono stati introdotti in diversi musei. Un tempo l’autorità dei curatori, l’eccellenza scientifica e il giudizio professionale erano le forze propulsive del museo: oggi questo ruolo propulsivo è condiviso con nuovi ruoli professionali: educatori e mediatori culturali, marketing officer, interpretive planner e outreach officer.

Vogliamo concentrare la nostra analisi sul mediatore culturale.  La figura del mediatore culturale nasce dal superamento della guida museale o turistica. Infatti “il mediatore è incaricato di realizzare le diverse azioni educative per tutti i pubblici effettivi e potenziali, partecipa alla progettazione e promuove le azioni e i sussidi che accompagnano le esposizioni permanenti e temporanee, partecipa alla valutazione dei programmi e delle azioni educative, informa il responsabile dei bisogni e delle attese dei differenti pubblici per sviluppare nuovi programmi e nuove azioni” come recita puntualmente la Carta nazionale delle professioni museali approvata nell’ottobre 2005 e adottata nel 2006. “La sua formazione iniziale afferisce alle discipline scientifiche inerenti le collezioni del museo, pedagogia e comunicazione”.
Come si vede, il mediatore non ha più solo il compito di spiegare le collezioni o le opere in mostra, ma funge da cerniera tra il dipartimento educativo ed il pubblico, operando attivamente all’interno del primo per trovare forme nuove ed efficaci di educazione/comunicazione, tenendo allo stesso tempo presente il feedback del pubblico con cui è costantemente in contatto.
Si tratta di attività orientate al visitatore, di un’offerta impostata su target specifici. I bambini hanno necessità diverse rispetto a quelle degli anziani, i gruppi diverse da quelle delle famiglie, e così via. Per non parlare dei cittadini extracomunitari che sono entrati massicciamente a far parte delle nostre comunità. Anche loro hanno una base di valori, tradizioni e convinzioni che possono cambiare il loro approccio al museo e di cui occorre tenere considerazione .

Alcuni casi virtuosi in Italia sono la GAMeC (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea) di Bergamo, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e il MADRE di Napoli nel periodo iniziale della sua costituzione. Alla GAMeC di Bergamo “dopo  il progetto “Ospiti DONOre, che ha visto un gruppo di donne migranti lavorare sul significato di “dono” insito nelle collezioni, i Servizi Educativi hanno progettato ed attuato il “Corso per Mediatori Museali”, rivolto a tutti i cittadini “migranti” presenti a Bergamo e in provincia di Bergamo che desideravano diventare protagonisti del dialogo tra il museo e i propri connazionali. Il corso ha formato un gruppo di Mediatori museali, in grado di “aprire le porte” dell’arte a tutti quei cittadini che di solito non vanno in museo, perché temono di non essere abbastanza preparati, o credono che l’ingresso al museo non sia gratuito, o lo ritengono un luogo non accessibile o, più semplicemente, non lo conoscono” (fonte sito web GAMeC).  Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo  “per conoscere, osservare comprendere ed interrogare le opere in mostra sono a disposizione del visitatore nelle sale delle sedi della Fondazione i mediatori culturali (laureati all’accademia di belle arti, in storia dell’arte, DAMS, Architettura e artisti). I mediatori si soffermano con il visitatore di fronte ad una singola opera o accompagnano lungo tutto il percorso. Il servizio è gratuito e non necessita prenotazione” (fonte sito web Fondazione).  Quando il museo MADRE di Napoli aprì per la prima volta le sue porte nel giugno 2005, i lavori erano da poco terminati e mancavano (poi si disse che era una precisa scelta curatoriale) anche le etichette degli interventi site specific al primo piano. In quel momento storico i mediatori culturali che passeggiavano tra le sale furono fondamentali per orientare il pubblico e offrire spunti di conoscenza ed interpretazione del nuovo spazio e delle opere.

Queste nuove figure professionali sembrano ora ottenere pieno riconoscimento e statuto. Si moltiplicano i percorsi specifici di formazione e aggiornamento professionale, tavole rotonde e dibattiti: dai corsi di formazione indetti dalla regione Emilia, al master in “Mediazione culturale nei musei: aspetti didattici, sperimentali, valutativi “ dell’Università Roma Tre (tra le regioni più attive segnaliamo Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio), ai progetti  sviluppati a livello europeo del Programma Socrate Grundtvig IV (2001-2003) con l’obiettivo di definire una figura, certificata a livello europeo, di “mediatore culturale”, alle occasioni di scambio sull’attività promosse dagli operatori svizzeri.
Dal punto di vista normativo, oltre alla sopracitata Carta nazionale delle professioni museali risultato della cooperazione di diverse Associazioni di musei italiani, si segnala la Carta del mediatore culturale di museo preparata nel 2007 dai musei del Dipartimento della Cultura della città di Ginevra. Essa corrisponde ad una dichiarazione di deontologia professionale che si basa sullo Statuto e codice deontologico dell’ICOM per i musei.