Intervista a Silvio Maselli – Direttore Apulia Film Commission

aoulia film commissionPartiamo dall’origine della fondazione Apulia Film Commission, per capire un po’ il percorso fino ad oggi, e quali siano i soggetti  coinvolti o i referenti diretti della fondazione.  Prima cosa: la film commission della Puglia è una fondazione come poche altre in Italia (le principali sono in Lazio, Lombardia, Piemonte). Perché la scelta di una fondazione e non di un’agenzia regionale?
La ragione è semplicissima. Sebbene la fondazione sia un “mostro” giuridico, l’abbiamo scelta per agilità del sistema di governance interno, cosa che l’agenzia regionale, passando dalla ragioneria generale della regione, non consente. È vero che non può fare utili ma siamo in grado di essere abili nella erogazione de contributi e snelli nella struttura morfologica e nella catena di comando, agili nel prendere decisioni e nel rendere viva la strategia decisa con i nostri stakeholder, che nel nostro caso sono 19 soci. È una fondazione di partecipazione. Il primo statuto prevedeva l’ingresso sia di soggetti pubblici che privati. Successivamente i soci pubblici, vista l’abilità del management e la capacità produttiva di AFC (dicendo questo non vorremmo sembrare immodesti), hanno deciso di affidare alla fondazione il compito di gestire risorse provenienti dal FESR, cioè dal POR regionale pugliese. Quindi nel biennio 2009-11 gestiremo circa 7 milioni e 70mila di euro. Per fare questo era necessario modificare lo statuto nella direzione della totale pubblicizzazione dell’ente. Perché con la presenza di soggetti privati avremmo avuto problemi con Bruxelles. È quindi totalmente pubblica, retta, sorretta e finanziata dai soggetti pubblici.
I comuni hanno deciso liberamente di aderire: tra questi Alberobello oppure Nardò (LE) e tanti comuni salentini, piccoli medi e grandi. Per partecipare alla fondazione i comuni nominano un socio, generalmente il sindaco o un delegato, che siede nell’assemblea dei soci. I soci fondatori sono regione Puglia, provincia di Lecce e comuni capoluogo di Bari, Brindisi e Lecce. Il che lo rende snello perché i soci danno orientamenti generali, gli amministrazioni (5 consigli di amministrazioni) stabiliscono le strategie, poi c’è il direttore il suo ufficio che determina il raggiungimento degli scopi.

L’obiettivo che la Film Commission sta perseguendo in una strategia di ampio raggio è…
Sicuramente assolvere le tre funzioni classiche di film commission cioè attrarre investimenti nel settore audiovisivo, promuove il territorio regionale e insieme veicolare arte e cultura pugliese nell’Italia e nel mondo. Sono poi indicate sulla base di un masterplan che gli amministratori attuali hanno consegnato in fase di start-up, che sulla carta è nel 2004 ma diventa operativa solo nel 2007.
Chiaramente la film commission svolge la sua attività fornendo servizi gratuiti.

Ha parlato di una programmazione di più di 7 milioni di euro per il biennio 2009-2011. Come esattamente verranno gestite le risorse?
Sono 7 milioni che la regione ci ha consegnato in base ad una programmazione relativa ad altrettanti progetti che sono: l’attrezzaggio dei cineporti di Bari e Lecce, che inaugureremo all’inizio dell’anno prossimo, la comunicazione dei suddetti cineporti, la valorizzazione delle location pugliesi e la creazione delle cosiddette mappe GIS, e di ospitalità delle produzioni cinematografiche a cui paghiamo vitto, alloggio e trasporti in Puglia, la creazione di un circuito di sale cinematografiche di qualità, gestite direttamente dalla AFC (il bando è consultabile sul sito), la realizzazione di una rete di festival cinematografici, uno dei quali si terrà proprio a gennaio – il BIF&ST, a Bari, diretto da Felice Laudadio. Poi un forum europeo di coproduzione, il primo appuntamento si terrà ad aprile a Lecce, e in ultimo Apulia Audiovisual Workshop, un workshop internazionale rivolto a 20 ragazzi provenienti da tutto il bacino Mediterraneo. Gli interventi scadono il 31-12-2011.

E del film fund invece?
Il film fund è uno strumento che viene attivato sulla base di risorse proprie della AFC, cioè dalle quote dei nostri soci. I 19 soci di cui parlavo prima versano una quota annuale diversa a seconda della tipologia di ente locale: i comuni e le province versano una quota proporzionata al numero degli abitanti, quindi una quota fissa, mentre la regione una quota variabile. Nel 2009-10 abbiamo un film fund che avrà una capienza di circa 1 milione e 300mila euro.
Ogni anno abbiamo previsto tre tranche di erogazione dei finanziamenti: 31 gennaio, 31 maggio e 31 agosto.
Se la AFC fa riferimento alla regione (istituita con legge regionale n.6 del 2004) viene spontaneo chiederle  qual è l’influenza della politica e cosa potrebbe succedere con le prossime elezioni regionali, che sono alle porte? Ci sono dei timori?
In realtà no. Abbiamo consegnato un masterplan approvato da consiglieri di amministrazione che esprimono maggioranza di destra e di sinistra e dai soci. Considerando che i soci, fatta eccezione della regione, sono in larga parte espressione di centro destra e il mandato in carica scade in febbraio 2011, quindi un anno dopo dalle elezioni regionali e da una eventuale elezione di una giunta di colore politica opposta a quella in carica in regione,  possiamo dire che la AFC svolgerà il su lavoro con tranquillità, almeno fino al febbraio 2011, sperando che il  nuovo presidente della regione si esprimerà in favore della conferma delle politiche attive nel settore dell’audiovisivo.

Una domanda sul tessuto occupazionale della fondazione. Quale incidenza a livello diretto e indiretto?
ingressoviaverdi cineporto bariAll’interno abbiamo 2 assunti e una struttura fissa di quattro persone, per un totale di sei persone di staff per l’ufficio di direzione. Ad esso sono poi collegati circa 35 tra collaboratori e consulenti che collaborano per i prossimi due anni. I salari medi sono intorno ai 1600 euro al mese netti. Per quanto riguarda gli effetti indiretti, premettendo che non ho stime esatte e non siamo una agenzia di collocamento, le posso però assicurare che la ricaduta che viene ormai stimata dai più accreditati studi internazionali è sull’1 a 5, cioè ogni euro investito in Puglia nella filiera audiovisiva fa ritornare 5,5  euro di ricaduta. Solo un esempio: obblighiamo le produzioni  che firmano con noi dei all’assunzione di almeno il 30% di troupe o cast. Facendo due conti gli impatti sono considerevoli. 
 
E ora il prossimo festival BIF&ST. Una sorta di prova generale con l’iniziativa Per il cinema italiano lo scorso gennaio. A settembre la presentazione al festival di Venezia del Festival di Bari. Quali prospettive intravedete in questa iniziativa? Perché un nuovo festival del cinema e in cosa differisce dagli altri?
Il BIF&ST è per noi un pezzo che completa la strategia. La Apulia Film Commission non si occupa solo di ospitare produzioni ma di costruire una filiera industriale che è fatta storicamente dalla produzione, l’esercizio e la distribuzione. Per questo oltre a produzione, abbiamo pensato alle sale di qualità (pensando al pubblico e alla diffusione della cultura cinematografica) e poi alla distribuzione, cioè ad un momento che consentisse di dare visibilità ai film che altrimenti non avrebbero modo di emergere. Guardando ai tre poli della filiera,  BIF&ST si colloca a cavallo. È pensata nella sua prima edizione (dopo la zero) a dare visibilità alle anteprime nazionali e internazionali. E questo aiuta la Puglia a farsi percepire come territorio capace di ospitare grandi produzioni, è un festival di popolo: nella prima edizione ha raccolto circa 20mila spettatori.
Differisce dagli altri festival perché rappresenta il momento per fare il punto sulle politiche dell’audiovisivo italiane ed europee, cosa che spesso non accade negli altri festival che sono spesso chiusi su se stessi e sull’autocelebrazione. Il nostro è un festival il più possibile aperto all’esterno anche perché sebbene in Puglia al momento ci siano  numerosi cineasti, da sola non è in grado di produrre un immaginario.

Come per le politiche territoriali pugliesi, anche l’AFC si apre all’Est Europa?
Noi abbiamo un mandato chiaro che prevedere di essere chiaramente coerenti con le politiche regionali. La film commission è uno degli strumenti per raggiungere gli scopi che la politica ci prefissa. Film commission fa solo un pezzo della strategia, il resto lo fa chi ha tra la mani la dimensione politica del processo.

Quale preoccupazione per questi due anni?
La prima è quella di non essere sufficientemente inclusivi, o meglio non essere percepiti come tali.  Sa bene che 7 milioni di euro, quando si fanno politiche attive, non sono molti, ma nella percezione di una segretaria di produzione di un film o di uno scenografo sono tantissimi. Il timore più grande è che vengano percepiti come strumenti dispersivi e non orientati al soddisfacimento immediato di una occupazione “buona” per chi  lavora nel settore del cinema e dell’audiovisivo. La seconda è quella legata alla politica, cioè che decida di disperdere questa esperienza per piegarla a sue esigenze di natura contingente. Questo è tipico della politica italiana ma posso dire che fin ad oggi la regione Puglia non si è mai permessa di esprimere neanche una volta il parere su una assunzione anziché un’altra, o preferire il finanziamento ad una produzione piuttosto che un’altra. Il mandato che abbiamo è libero da condizionamenti e ci auguriamo che qualunque sarà la prossima classe dirigente che reggerà le sorti della regione nel prossimo quinquennio desideri continuare su questa strada.