visitatoriUna ricetta per risollevare le sorti dei musei italiani, per offrire nuove esperienze culturali coinvolgendo fasce di pubblico diversificate, per riaffermare la leadership del nostro paese nella tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale. Questi i temi affrontati durante la Quinta Conferenza Nazionale dei Musei d’Italia che ha visto la partecipazione di ospiti illustri e professionisti impegnati ad analizzare la realtà museale italiana e a proporre possibili soluzioni ad una crisi che, in realtà, in questo settore si sta manifestando già da tempo e i cui effetti sono stati soltanto amplificati dalle recenti vicende economico-finanziarie.

Come è noto, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha risposto alla crisi istituendo una nuova Direzione Generale che si occupa di valorizzazione del patrimonio, sotto la guida del manager Mario Resca. In occasione della conferenza, il neodirettore si è soffermato ad analizzare lo scenario attuale ed ha portato a conoscenza dei partecipanti le soluzioni che sta elaborando con il suo gruppo di lavoro per avviare i musei ad uscire dalla crisi: attenzione al visitatore e alle sue esigenze; creazione di nuovi rapporti di partnership con i fornitori dei servizi; incentivazione al mecenatismo pubblico e privato.
In perfetta linea con le tendenze attuali del marketing, che pongono al centro di ogni strategia il consumatore,  in ambito culturale l’attenzione si focalizza sul visitatore – attuale e potenziale – le cui esigenze vengono analizzate dettagliatamente al fine di offrire un servizio che garantisca ampie possibilità di soddisfazione. Al via, quindi, progetti che coinvolgono le scuole e le famiglie, che rispecchiano il mutare dei tempi e si adattano alle novità, utilizzando linguaggi e strumenti sempre più attuali. L’obiettivo è, dunque, quello di rendere la visita al museo prima di tutto un’esperienza positiva, possibilmente da ripetere, agendo su quei fattori che possono determinare la soddisfazione del pubblico: oltre ad un servizio di accoglienza professionale e alla pulizia degli ambienti, una ricca offerta di servizi aggiuntivi e una comunicazione adeguata  – con l’impiego di strumenti adatti agli interlocutori dei nostri tempi -, la presenza di personale motivato e la condivisione di obiettivi di sviluppo con i fornitori e i partners che gestiscono le attività  all’interno dei musei. Ma soprattutto una strategia di più ampio respiro che si declina al di fuori delle sale e delle strutture espositive e che ha come obiettivo principale l’ammodernamento delle organizzazioni museali, il loro adeguamento alla realtà circostante, alle mutate condizioni dell’ambiente in cui si svolgono le attività. 

Prima di tutto la spinosa questione dei finanziamenti alla cultura: sa da un lato si sottolinea l’importanza crescente dei contributi offerti da sponsor e mecenati che sopperiscono, purtroppo solo parzialmente, alla diminuzione dei finanziamenti pubblici, dall’altro si mette in luce come l’investimento in cultura consenta di raggiungere risultati economici irrinunciabili, come ha inaspettatamente rivelato la recente ricerca svolta dal Consiglio  Nazionale dell’Economia e del Lavoroogni euro investito in cultura ne rende ben 16 di indotto. Un dato che dovrebbe suscitare, tra i decisori politici, riflessioni approfondite sull’importanza dello sviluppo e del sostegno alle attività culturali, in particolare in un momento economicamente delicato come quello attuale. Ne consegue che, oltre alla incentivazione del mecenatismo privato, sia necessario continuare a sostenere pubblicamente la cultura e se possibile ad incrementare i finanziamenti – anche se va sottolineato che la motivazione proposta da Resca si ferma al dato economico-monetario e non sembra considerare alcuni elementi e valori ormai condivisi e consolidati, che caratterizzano le attività culturali, come quello sociale o quello identitario – .
La necessità di ricorrere ai finanziamenti esterni e privati interessa, conseguentemente, anche le tradizionali figure professionali coinvolte nella gestione dei musei, le quali necessitano di adeguamenti ad una realtà profondamente mutata, che richiede sempre più competenze economico-finanziarie e manageriali accanto a quelle più strettamente culturali.

Qualche dubbio permane, in particolare sulle modalità di attuazione e sui tempi che un adeguamento strutturale come quello proposto dal super manager richiederebbe, ma non mancheranno le occasioni di sperimentazione di nuovi modelli, prima fra tutte la progettazione e la gestione della “Grande Brera”, affidata in questi giorni proprio a Mario Resca, in qualità di commissario straordinario. I dati sui visitatori della celebre Pinacoteca, diffusi dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in realtà, hanno mostrato un incremento significativo delle presenze rispetto al 2008, pari al 68.8%, una cifra piuttosto elevata che dovrebbe far riflettere e suscitare interrogativi sulle motivazioni per cui, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, nel quale si cerca di far fronte ad una diminuzione diffusa delle presenze nei musei, la Pinacoteca di Brera registri, in controtendenza, un aumento rilevante dei visitatori –  ma non è l’unico caso italiano -. Forse, la ricetta, al di là delle proposte del manager Mario Resca e dei continui confronti con le realtà museali degli altri paesi europei, è già disponibile sul nostro territorio ma va riscoperta, analizzata e valutata al fine di verificarne l’esportabilità a realtà differenti: un lavoro che certamente impegnerà la nuova Direzione Generale nei prossimi mesi.