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Sinestesie nel progetto di comunicazione
Il volume di Dina Riccò, ricercatrice di Disegno Industriale al Politecnico di Milano, si presenta come uno studio complementare rispetto alla pubblicazione del 1999 dal titolo “Sinestesie per il Design”, affrontando le relazioni esistenti fra la sensorialità, le sinestesie in particolare, e il design della comunicazione. “Sentire il design” significa quindi cogliere la realtà circostante nella totalità dei suoi registri sensoriali, andando oltre il campo visivo, cercando di dare espressione anche ad alcune sensazioni che rimangono del tutto o in parte inavvertite. L’abilità del progettista deve quindi misurarsi anche con queste percezioni, venendo a giocare il ruolo di regista in una sorta di gerarchia percettiva fra la tipologia e la qualità delle diverse informazioni, selezionando cosa far vedere all’occhio e cosa invece far sentire agli altri sensi.
In questo senso si deve cogliere anche l’invito dell’autrice a prevedere specifiche attività formative nella formula di “laboratori sensoriali” rivolte agli aspiranti designer, in supporto all’attività didattica vera e propria. “Ecco perché credo che il progettista dovrebbe far proprie queste abilità di osservare: coltivare l’esercizio del sentire, vale a dire ciò che si ode, si vede, si tocca, si gusta, ecc. Un sentire che porta con sé sempre anche un intendere, un comprendere”.
I sette capitoli che compongono il volume tracciano il percorso ideale che il designer dovrebbe compiere, una sorta di guida alla lettura orientata al design della comunicazione, ricca di esemplificazioni che si collocano fra il libro e il video, unite a scritture e figure che riproducono l’universo delle sensorialità. Ogni capitolo, inoltre, si conclude con un’antologia di riferimenti e letture consigliate per un ulteriore approfondimento, arricchite di immagini che offrono una preziosa testimonianza dei modi della grafica di rimandare ad altro che sia diverso dal visivo e di operare in coerenza sinestesia con gli altri registri.
Entrando nello specifico dei caratteri sensoriali delle cose, l’autrice utilizza il termine affordances, utilizzando la definizione di “combinazione invariante di variabili”: tale concetto esemplifica il senso stesso del volume, rilevando che quelle che si ritengono qualità dell’oggetto, come colore e forma, sono allo stesso tempo rese possibili dal soggetto che le percepisce. Esso varia secondo il grado di prossimità, legato ai limiti fisiologici propri di ogni sistema percettivo, consentendo al progettista di determinare specifici livelli di coinvolgimento dei sensi e di quali tra questi privilegiare. Nel progetto di comunicazione, si legge, il grado di prossimità è solo uno dei fattori e con un campo di variabili che lo rendono non univocamente classificabile; sono i linguaggi e i registri sensoriali che questi coinvolgono a determinare in tal caso i gradi di coinvolgimento.
L’autrice, capitolo dopo capitolo, accompagna il lettore in una rilettura di alcuni esempi storici della grafica- dalla tipografia futurista alle esperienze formative del Bauhaus, fino ai recenti sviluppi dell’era digitale- cercando ogni volta di ricostruire le relazioni fra gli intrecci fenomenici e i corrispettivi linguistici, tra le sensazioni e le parole.
Particolarmente interessante risulta il capitolo conclusivo, che esamina la forza sinestesica della parola enfatizzata dall’uso delle tecnologie interattive e audiovisive, ribadendo che è la capacità dell’individuo a dettarne l’uso ed è su questa che ogni progetto di design va verificato, riscoprendo un nuovo sapere, quello della contemplazione totale e della sorpresa della scoperta, che i designer non devono trascurare e cercare, anzi, di fare proprio.
Sentire il design
Sinestesie nel progetto di comunicazione
Di Dina Riccò
Carocci Editore Euro 24,60
ISBN: 978-88-430-4698-0
www.carocci.it