Augmented RealityAR è l’acronimo con cui viene identificata l’Augmented Reality o Realtà Aumentata, particolare estensione della realtà virtuale che permette di integrare le nuove tecnologie nella nostra quotidianità arricchendola e potenziandola attraverso la sovrapposizione di dati intangibili alla realtà che ci circonda.
Più precisamente nella Realtà Aumentata si genera una scena composita in cui il mondo reale è “aumentato”, ovvero virtualmente arricchito, con informazioni addizionali generate da un sistema informatico che consente a che chi ne usufruisce di non accorgersi della differenza fra il mondo reale e il suo “aumento” virtuale.
Juniper Research, azienda di ricerca e analisi nel campo delle telecomunicazioni mobile e wireless, ha previsto che nei prossimi cinque anni le applicazioni di Augmented reality saranno presenti in ogni device handhead, generando un mercato del valore di circa 700 milioni di dollari.
L’ottimismo delle proiezioni è in parte giustificato dal debutto del primo prototipo funzionante di AR-technology: Sixth Sense. Presentato alla TEDIndia Conference tenutasi agli inizi di novembre a Mysore da uno dei suoi inventori, Pranav Mistry, Grad Student del MIT – Massachusets Institute of Technology, Sixth Sense è il primo dispositivo di realtà aumentata “da indossare”: sensori sulle dita, proiettore, specchio, videocamera, cellulare di terza generazione, il tutto miniaturizzato per interagire con la realtà e l’informazione integrata attraverso le risorse del Web, nella vita quotidiana.
Lo sviluppo del mercato non è però al passo con lo stato dell’arte e chi intende dimostrare di avere realmente un Sesto Senso dovrà ancora attendere, o sperare che l’idea di rendere accessibile a tutti, sotto licenza Open Source, istruzioni e software per realizzare il dispositivo autonomamente diventi realtà.
Sebbene Sixth Sense sia la tecnologia AR più innovativa, non si può dire che sia la sola: l’Augmented Reality, nata in campo militare, trova infatti applicazione in molteplici discipline, dalla ricerca accademica, alla medicina, passando per le campagne di comunicazione fino alle applicazioni per mobile devices come Twitter 360, che sfrutta la realtà aumentata per localizzare i tweets di amici e followers con informazioni dettagliate relative a distanza e posizione.
Le prospettive di sviluppo AR di maggior interesse sembrano però essere quelle offerte dal settore dei Beni Culturali, come dimostrato dall’attenzione dei più importanti produttori di navigatori satellitari per le informazioni su monumenti, musei e passeggi, sempre più frequentemente aggiunte ai loro dispositivi.
Il motivo è semplice, con un semplice click si spalanca il portale d’accesso alle possibilità offerte dall’AR technology: puntando la fotocamera di uno smart phone su un “punto di interesse” è infatti possibile avere livelli di informazione aggiuntiva quali foto, video, testi, interazioni con i social network, curiosità sulle opere che permettono di superare le barriere spazio-temporali facendo ammirare quadri e monumenti nel contesto in cui sono stati realizzati. I telefoni cellulari di ultima generazione, o gli speciali occhiali su ci stanno lavorando scienziati americani e giapponesi,  potrebbero diventare la guida turistica del futuro semplicemente essendo collegati ad un sistema GPS, a una bussola e a un server ricco di informazioni: il GPS riconosce esattamente la posizione, la bussola riconosce l’inquadratura e l’inclinazione sui tre assi d’orientamento e il server recupera le informazioni su ciò che si sta osservando. In tempo reale tutto ciò che si sta guardando verrà arricchito da informazioni contestuali.
Una delle più riuscite applicazioni di Augmented Reality Technology per la cultura è stata ideata dal PowerHouse Museum di Sydney mescolando la realtà aumentata con l’attività 2.0 del museo: sfruttando la voluminosa presenza fotografica del Museo all’interno di The Commons Rob Manson e Alex Young hanno creato un’applicazione AR caricando 400 immagini storiche di Sydney come POIs (Point of Interest): in questo modo, girando per Sydney e puntando la camera del proprio device è possibile vedere in tempo reale le immagini di come era quel luogo anni prima, ricevendo informazioni direttamente da Flickr o dalle schede del museo.
Per sperimentare la tecnologia AR non si deve obbligatoriamente volare all’altro capo del mondo: l’Italia è un museo a cielo aperto giornalmente fotografato da milioni di turisti e gli operatori culturali più lungimiranti stanno da tempo sperimentando le applicazioni di realtà aumentata; un esempio tra tutti è dato dalla collaborazione avviata da tempo tra Microsoft e Fondazione Musei Senesi per la valorizzazione della rete museale. La tecnologia messa a punto da Microsoft unisce le prestazioni di uno schermo touchscreen a quelle del riconoscimento di supporti materiali, dando vita ad un processo di associazione fra contenuti differenti che permettono al visitatore di gestire la navigazione sullo schermo e di sviluppare conoscenze in modo autonomo: tramite semplici operazioni gestuali condotte direttamente dall’utente sfiorando lo schermo del monitor, sarà possibile accedere ad informazioni specifiche sui musei del territorio o su singoli dettagli delle opere in essi esposte.
Nessun settore può dirsi immune dalla necessità di rinnovamento imposta dall’avanzare del progresso tecnologico: chi non innova è fuori dal mercato. Anche da quello culturale.