climate networkL’agenda mediatica mondiale di questa settimana è focalizzata su una unica parola d’ordine: cambiamenti climatici. È infatti iniziata oggi la 15simaUnited Nations Climate Change Conference (COP15) a Copenaghen. Fino al 18 dicembre la capitale danese sarà palcoscenico di numerosi incontri su strategie e azioni da mettere in pratica per il futuro del nostro pianeta. Un appuntamento annuale dunque che vede i capi di Stato seduti ad un tavolo globale in nome del Clima. Ha fatto del Clima un motivo di una battaglia incessante e continua, invece, la CAN, che sta per Climate Action Network. Si tratta di un network mondiale che comprende circa 500 ONG che rivolgono le proprie attività alla promozione di azioni, sia governative che individuali, volte a limitare i cambiamenti climatici in favore di livelli ecologicamente sostenibili. La rete mondiale si adopera allo scopo favorendo lo scambio di informazioni, in primo luogo, e attraverso un’azione coordinata delle ONG su strategie sia nazionali che internazionali. All’interno di CAN l’azione unitaria è coordinata da ben 12 network “regionali:  CAN-Australia (CANA), CAN-Canada (RAC-Canada), CAN-Eastern Europe and Eurasia, CAN-Europe, CAN-France (RAC-France), CAN-Latin America (CAN-LA)
CAN-North Africa (RAC-Maghreb), CAN-South Asia (CANSA), CAN-South Africa (SACAN), CAN-South East Asia (CAN-SEA), CAN-United States (USCAN) , CAN-West Africa (West Africa).
Attraverso la navigazione delle pagine del sito web www.climatenetwork.org si può accedere alle numerose informazioni che CAN si adopera a diffondere per accrescere la consapevolezza e la conoscenza sui rischi dei climate change e le opportunità per intervenire. Interessante scoprire il “Three Track Approach” dell’associazione per placare i cambiamenti climatici: protocollo di Kyoto in testa, e a seguire il “Greening”e l’”Adaptation track”. Se per i primi due è  di facile intuizione l’intento, per quest’ultimo è necessario fare riferimento all’idea di responsabilità dei paesi industrializzati nei confronti degli stati più piccoli o meno sviluppati: dovranno infatti fornire aiuto e assumersi le responsabilità di “risarcire” i danni di un cambiamento climatico di cui sono i principali artefici e per il quale i paesi “vulnerabili” sono per forza di causa maggiore le vittime. È una questione di responsabilità storica: i paesi cosiddetti industrializzati, avendo ricevuto i maggiori benefici dalla nociva emissione di gas a effetto serra, dovranno per primi iniziare il processo di riduzione delle emissioni.
Dunque, l’associazione CAN è in prima linea per il clima e nel corso nella conferenza di Copenaghen sarà osservatore e protagonista attento delle attività. Non solo continuando a fornire le informazioni agli associati da “inviato speciale”, ma anche “premiando” ogni giorno il paese che si distinguerà nelle negoziazioni con il “Fossil of the day”. Un premio per demerito al capo di stato che si impegnerà con tutte le sue forze a “bloccare” con i suoi no il processo di riduzione dei cambiamenti climatici. Chi sarà il primo? Seguiamo i risvolti delle giornate dal sito.