Il decennio dell’arte pazza tra bolla finanziaria e flop concettuale

sboom_adriana_polveroniUna piramide capovolta, simbolo del potere in declino. Non poteva esserci immagine più emblematica da associare all’arte contemporanea, dove la piramide simboleggia le varie istituzioni, musei e fondazioni, che negli ultimi decenni si sono “gonfiati” le pareti col denaro facile di compratori che hanno contribuito, anche attraverso speculazioni, a creare la “grande bolla”.
E’ questo il significato che si cela dietro al titolo del volume di Adriana Polveroni, giornalista, autrice televisiva e curatrice di alcune mostre: “La crisi non ha fatto altro che scoperchiare la gorgogliante pentola dell’arte contemporanea, e s’è sentita puzza di bruciato. Rimetterci il coperchio facendo finta di niente non servirà a molto”.
Una sorta di “secolo breve”: 10 anni sono serviti, infatti, a far salire le cifre dell’arte, diventata costosa come mai prima della sua storia, arrivando a produrre e fagocitare numeri su numeri, artisti, mostre, notti bianche e notti dei musei, eventi consumati secondo la modalità “usa e getta”, bene esemplificata dal video di Steve Mc Queen al padiglione britannico della Biennale di Venezia. Attraverso l’immagine di cestini stracolmi di comunicati stampa e di inviti con sopra i nomi dei più noti artisti internazionali, l’artista, assieme a tanti altri, mostra l’insensatezza del mondo dell’arte contemporanea, in cui la crisi finanziaria ha acuito la mancanza di senso dell’arte, fatta di una percezione senza prospettiva, schiacciata sul presente.
Con toni accesi e diretti, l’autrice punta il dito contro musei con maxi strutture enfatizzate da architetti di prestigio, una sorta di consuetudine delle città contemporanee che fanno a gara per contendersi l’istituzione esteticamente più appetibile, sacrificando il contenuto per l’involucro dell’archistar di grido, sull’esempio del Guggenheim di Bilbao.
Dov’è allora la creatività? E perché, in Italia come all’estero, all’arte si è preferito il contenitore, facendo di questo il perno su cui attivare il consenso mediatico? L’autrice ha una precisa idea a riguardo: “Il museo nel quale l’arte è stata impacchettata si è rivelato un ottimo strumento per confezionare il prodotto città, per ridurlo a brand architettonico, per livellare tendenzialmente le forme di vita culturali sul pensiero unico della superarchitettura e della superarte, che cancellano le differenze, tradizioni, geografie, riducendo tutto a uno scintillante frullato globale”. Ovvero, dietro a questa “bulimia” dell’arte contemporanea (e soprattutto italiana), si nasconde spesso un sottile sistema di committenze e desideri volti ad attirare più i voti del politico di turno che per reale interesse per la comunità locale (es. il museo MAXXI a Roma, ancora in fase di costruzione dal 2000).
Nelle pagine di critica al mondo contemporaneo dell’arte, si trova qualche nota di speranza, che l’autrice sente di esprimere per raddrizzare il delicato quadro che è davanti ai nostri occhi: porre al centro del sistema l’artista, che, attraverso il suo lavoro, può dare un senso al vuoto dei contenitori, riconoscendo all’arte un senso di prefigurare il futuro che gli altri linguaggi non possiedono.

Lo sboom
Il decennio dell’arte pazza tra bolla finanziaria e flop concettuale
Di Adriana Polveroni
Silvana Editoriale Euro 14
ISBN: 9788836614424
www.silvanaeditoriale.it