ferentoVenghino, siori, venghino, il patrimonio è qui, e noi vi aspettiamo. Anzi, “se non lo visiti, lo portiamo via”. Il direttore Mario Resca ha presentato i risultati dei primi 100 giorni di governo della cultura e le linee programmatiche per il 2010. Tra i primi, si annoverano l’accordo con Google per Pompei in 3d, la discesa in campo del Mibac sui network sociali, aperture serali di mostre, un concerto jazz alla Fenice e Musei Magazine, la rivista gratuita. Notiamo, con piacevole sorpresa, la nuova campagna di comunicazione (che dice, appunto, sbrigati a visitare il Colosseo e gli Uffizi) e le varie “giornate”: quelle Europee del Patrimonio, quelle dell’Alimentazione, quella delle persone con disabilità.
E poi c’è il programma per il 2010. La bussola che orienterà il lavoro della nuova Direzione per il prossimo anno, e che dimostrerà (i 100 giorni, diciamolo, sono pochi) che una direzione per la Valorizzazione era necessaria. Senza se e senza ma.
Vorrei provare a partire proprio dal concetto di Valorizzazione, un termine che si usa sempre, forse troppo, una volta per giustificare un’apertura straordinaria, una volta per spiegare perché si fa un restauro. La valorizzazione consiste, secondo l’articolo 6 del Codice dei Beni Culturali, “nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica”. Dunque, nella promozione della conoscenza e nella definizione delle condizioni di utilizzazione. Insomma, potremmo dire – certo semplificando – la valorizzazione deve essere perseguita attraverso a) la promozione del patrimonio e b) l’intervento su quei meccanismi che assicurino la migliore condizione di fruizione. Cioè, interventi sulla gestione del bene. E che secondo me dovrebbero precedere gli interventi di promozione: perché prima si organizza bene un prodotto e poi lo si pubblicizza.
E’ con questa matrice di osservazione che vorrei provare a leggere le indicazioni strategiche per il 2010, che ci preannunciano una serie di progetti davvero interessanti. Digitalizzazione dei testi e messa on line su Google books, nuovi applicativi per telefonino cellulare, una carta di credito per la cultura che destinerà parte delle commissioni a un fondo per i restauri, partecipazione a fiere e grandi eventi, mostre itineranti, progetto Adotta un Museo, percorsi turistici. Inoltre, alcune linee per l’internazionalizzazione della cultura e la realizzazione di mostre itineranti nel mondo.
Di che parliamo? Di valorizzazione, di promozione o di gestione del patrimonio? Ecco, a me sembra che l’attenzione sia particolarmente spostata sulle dimensioni promozionali, a conferma dell’idea – più volte manifestata dal Dottor Resca – di misurare il successo delle politiche di valorizzazione con i dati dei visitatori a musei e mostre, partendo proprio dal patrimonio “maggiore”.
E intanto mi domando quale sia l’idea sul patrimonio minore: possiamo ancora immaginare che mentre gli Uffizi stanno su Google il sito archeologico di Fèrento sia chiuso per mancanza di progettualità gestionale? Io penso che le cose messe in campo dalla nuova direzione siano davvero interessanti, ma sono preoccupato per quella che mi sembra stia diventando una politica di “concentrazione delle attenzioni” anche nel patrimonio culturale. In Italia ci sono musei statali che fanno 350 paganti l’anno: che idee abbiamo per queste (tantissime) realtà?
Un’idea allora, concreta ed immediatamente attuabile, ci sarebbe: e riguarda le prossime gare di affidamento dei servizi aggiuntivi, nelle quali bisogna trovare un modo per rendere economicamente vantaggioso per i privati prendere gruppi di “luoghi della cultura”, fatti di un attrattore (che produce reddito) e di vari siti minori (che invece lo distruggono). Ad esempio aumentare velocemente l’aggio di biglietteria (il 30% è ancora poco) e ridurre al minimo le attese di royalties. E soprattutto minimizzare nelle gare di appalto il peso del punteggio per l’offerta economica.
Tre piccoli accorgimenti che potrebbero servire a rafforzare il programma per il 2010. Nel frattempo però, per favore, non ci portate via niente.