New_Art_BaselBloomberg News ha da poco rivelato i dati di vendita per il 2009 delle due maggiori case d’aste mondiali. Quest’anno le vendite annuali di arte contemporanea di Christie’s e Sotheby’s hanno subito una flessione di ben il 75% rispetto al 2008. Molte le possibili ragioni alla base del declino, a partire dal collasso della Lehman Brothers Holdings Inc. nel settembre 2008: Sotheby’s e Christie’s persero rispettivamente 50 e 40 milioni di dollari solo nell’ultimo semestre 2008, non essendo state in grado di piazzare le opere al prezzo garantito ai venditori. Il declino delle case d’aste non sembra arrestarsi nel 2009: le vendite complessive di Christie’s e Sotheby’s per quest’anno ammontano a 482.3 milioni di dollari contro gli 1.97 miliardi del 2008. Per lo stesso motivo un’altra importante casa d’aste, la Phillips de Pury & Co. ha smesso di garantire ai venditori un prezzo minimo di piazzamento delle opere.
L’opera contemporanea best seller per il 2009 è il dipinto del 1962 di Andy Warhol “200 One Dollar Bills”, venduto al prezzo di 43.8 milioni di dollari.
Una boccata d’aria al settore viene peròdalle grandi fiere d’arte come Art Basel (che si tiene a Giugno a Basilea, Svizzera) e Frieze (ogni Ottobre a Londra). La stessa Art Basel Miami, la versione americana della più antica e prestigiosa versione svizzera, e che si è appena tenuta nella prima settimana di Dicembre, vanta insperati risultati di vendita che seguono il trend positivo della Art Basel svizzera. In assenza di dati aggregati ufficiali, il sentiment tra i galleristi è stato di estrema soddisfazione: recatisi alla fiera con bassissime attese, hanno trovato un pubblico pronto a trovare l’affare, facendo particolare leva sul periodo di crisi per avere prezzi d’occasione. I galleristi, dal canto loro, presentatisi alla fiera con il meglio delle loro collezioni, si sono mostrati ben disposti alla contrattazione. La maggior parte delle vendite si attesta sotto il milione di dollari, ma alcune rilevanti eccezioni hanno consolato gli espositori.
Art Basel Miami, giunta alla sua ottava edizione, èil maggiore evento d’arte contemporanea negli Stati Uniti,con 42.000 visitatori e 250 gallerie, $250 milioni di vendite stimate solo nella sezione centrale del Miami Beach Convention Center. Inoltre, sparse per South Beach e il quartiere di Wynwood, ci sono più di 15 fiere satellite, come le visitatissime Pulse e Scope, per un totale di 1000 gallerie, vendite per 500 milioni di dollari, e 150.000 visitatori da tutto il mondo.Oltre all’evento accessibile al pubblico, che può acquistare I biglietti d’ingresso per le fiere, la vera ragione del successo (e semplicemente raison d’être) di Art Basel Miami sta nell’esclusivo turbine di aperture VIP, feste, cene organizzate da galleristi, artisti, sponsor, investitori, durante le quali vengono pianificate nuove mostre, decisi investimenti, e alcuni artisti sono eletti “the next big thing”. Feste come l’esclusivo party di David La Chapelle in hotel dal magniloquente design quali lo Standard, il W-South Beach, i Delano & Raleigh, richiamano da NY, Londra e Los Angeles personaggi come Naomi Campbell, Lance Armstrong, Val Kilmer, Sylvester Stallone, Dr. Dre, Paris Hilton le gemelle Olsen. La formula della combinazione tra contenuto colto e location ludica, qualè Miami Beach con tutta la sua abbondanza di sapori cubani arricchiti di art deco, le ville perennemente mirino dei paparazzi, i grattacieli con giardini pensili che si affacciano sui canali, le highway a pochi metri dalla spiaggia, lo stile di vita artefatto e ostentato, è alla stessa base di un modello di sostentamento dell’arte basato sul benessere dei privati, e sull’abilità degli operatori di coinvolgerli nella causa culturale.Cosi, lo strato di celebrità e glamour che i navigatissimi p.r. americani sono in grado di attribuire anche ai cosiddetti eventi di arte “alta”, siano esse le opere visive di Art Basel o il cinema indipendente del Sundance Festival, ha il chiaro merito di avvicinare nuove generazioni di aficionados a una cultura più raffinata di quella normalmente reperibile anche nelle grandi città statunitensi, siano le progressiste NY e San Francisco, o i conservatori centri delle Midland.
Quest’anno più che mai l’avvicinamento è apparso evidente grazie alla comparsa dei new media alla fiera. In particolare ha fatto la differenza Twitter, utilizzato in maniera creativa dalla rinnovata piattaforma per l’arte Artlog.com.
Artlog ha trovato un modo intelligente e semplice di connettere le notizie e gli eventi del mondo dell’arte agli utenti dei social media. La piattaforma ha semplificato la vita ai visitatori della fiera permettendo loro di connettersi in tempo realetramite le applicazioni mobili di gestione di Twitter e messaggi di testo.  Artlog consente di scoprire, cercare, contribuire agli eventi in calendario in maniera intuitiva.
Artlog Live ha aggregato in un’unica pagina le discussioni dai social media in base ai cosiddetti hashtags (dei codici per contrassegnare l’argomento di un post):ad esempio #artbasel, #pulsemiami, #scopemiami ecc…
Delle finestre pop-up cliccabili dalla mappa di Miami hanno permesso durante l’evento di avere un’immediata visione d’insieme delle opinioni del popolo dei social media in giro per le varie location della fiera.
In definitiva, una guida live e generata dagli utenti della manifestazione.
In un’età, quella digitale, in cui la parola d’ordine è sharing, condividere, far circolare, assimilare, e far produrre il contenuto dalla community stessa, la strutturale apertura di eventi come le fiere d’arte sembrano più adatte delle esclusive transazioni delle case d’asta a sopravvivere e reinventarsi, e a dare rilevanza al lavoro degli artisti contemporanei. In attesa di un avvicinamento auspicato da molti delle fiere alla dimensione curatoriale, più vicina al concetto di mostra, che non a quello di mercato, i nuovi media sembrano il miglior alleato per la diffusione dell’arte visiva.