creative_commonsL’incidenza dei diritti di proprietà intellettuale (DPI) sullo sviluppo sostenibile oggi è indiscussa, considerato che i DPI incidono sulle tre dimensioni di una comunità, ossia sulla dimensione economica, sulla dimensione socio-culturale e sulla dimensione ambientale. Specificamente, le invenzioni, il segreto industriale, il design e i marchi influenzano la dimensione economica e ambientale di una società, poiché attengono alle vicende dei prodotti e dei processi industriali e commerciali; il diritto d’autore, invece, influenza la sfera sociale incidendo sul processo culturale/artistico.
Tuttavia è noto che la giustificazione principale dell’attribuzione dei DPI è di natura economica. Essi, invero, conferendo agli inventori e agli autori un monopolio, seppure temporaneo, per lo sfruttamento commerciale di un prodotto o di un procedimento, agli stessi offrono un incentivo per la creazione di siffatti beni o procedimenti. In questa ottica, i DPI mirano a tutelare interessi costituzionali, quali l’interesse alla tutela e alla remunerazione del lavoro (art. 35 Cost.), e l’interesse alla remunerazione degli investimenti imprenditoriali nell’attività di ricerca e innovazione (art. 41 Cost.).
Tali interessi costituzionali non sembrano, però, essere sufficienti a giustificare la posizione di esclusiva nella quale viene trovarsi il titolare dei DPI, il quale si vede legittimato ad escludere (ius excludendi alios) chiunque altro dal godimento del proprio bene (brevettato o registrato) limitando e a volte anche escludendo la concorrenza e, conseguentemente, provocando un rilevante freno ai processi innovativi.
Attesa, pertanto, la stretta connessione tra i DPI e lo sviluppo della collettività, è stata riconosciuta l’esigenza di configurare eccezioni allo ius excludendi alios, al fine di raggiungere scopi sociali (e non dei singoli) tramite la tutela di altrettanti interessi di rango costituzionale quali il diritto alla salute (art. 32 Cost.), il diritto ad un ambiente naturale (art. 9, co. 2°, Cost.), nonché il diritto allo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica (art. 9, co. 1°, Cost.).
La necessità di forgiare i DPI secondo una strategia di sviluppo sostenibile è stata, peraltro, posta all’attenzione dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (O.M.P.I.) da parte di alcuni Stati in via di sviluppo mediante un’apposita richiesta del 2004. In tale documento è stato evidenziato che il sistema dei DPI non deve essere considerato come il fine ultimo ma come uno degli strumenti per raggiungere il risultato di uno sviluppo equo e sostenibile per tutti gli esseri umani, rendendosi a tal fine necessario modificare la struttura normativa dei DPI e, ove possibile, preferire modelli non esclusivi rispetto a modelli esclusivi e monopolistici, ossia forme di libere utilizzazioni.
E’ in tale prospettiva che si comprende l’importanza delle licenze gratuite come ad esempio le licenze Creative Commons, ossia quelle licenze di diritto d’autore che, messe gratuitamente e liberamente a disposizione di chiunque, non solo facilitano gli autori delle creazioni dell’ingegno nell’esercizio dei propri diritti in un modo più flessibile e meno oneroso ma, al tempo stesso, agevolano la diffusione della cultura nonché lo sviluppo dello stato della tecnica ai fini di un continuo sviluppo sociale e culturale.
Peraltro, anche nel nostro attuale sistema normativo dei DPI è possibile rinvenire uno strumento che consente la messa a disposizione della collettività delle creazioni tecnologiche: l’istituto è quello delle licenze obbligatorie  che impone al titolare del brevetto di rilasciare, alla ricorrenza di determinati presupposti, la licenza a terzi (artt. 70-72 c.p.i.).  Senonchè , i meccanismi di tale istituto oggi sono notevolmente limitati e in certi casi anche esclusi, e andrebbero quindi potenziati poiché idonei a promuovere uno sviluppo continuo dei prodotti innovativi.