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Si scrive NBN, si legge National Bibliography Number. Si tratta del nuovo sistema di identificazione univoca e permanente delle risorse digitali, che permette di reperire e garantire l’originalità dei molteplici contenuti presenti sul web.
Il progetto per lo sviluppo di un catalogo nazionale basato sull’utilizzo di un codice NBN nasce nel 2007 da una collaborazione tra la Fondazione Rinascimento Digitale, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, l’Università di Milano ed il Consorzio Interuniversitario Lombardo per l’elaborazione automatica. Dopo la costruzione del primo prototipo, il gruppo di lavoro si amplia ulteriormente coinvolgendo l’Agenzia Spaziale Italiana, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico.
Fino ad oggi il National Bibliography Number è stato utilizzato in maniera esclusiva dalle biblioteche nazionali per identificare quelle pubblicazioni a cui manca un identificativo o per le quali non esistono dei metadati in grado di descrivere la risorsa. Il fatto di essere un sistema di catalogazione di esclusiva competenza delle biblioteca nazionali, fa si che l’NBN possieda quei requisiti di stabilità e permanenza necessari per avviare un progetto di questo tipo. L’NBN, inoltre, risulta essere perfettamente compatibile con altri standard internazionali e può essere esteso a tutte le risorse culturali digitali già identificate da codici quali l’ISBN, l’ISSN e il SICI.
La realizzazione di questa nuova infrastruttura tecnologica sfrutta le caratteristiche dei Persistent Identifier (PI), componenti indispensabili per garantire la disponibilità a lungo termine delle risorse su internet. I Persistent Identifier, infatti, contengono metadati auto-esplicativi indipendenti dal dominio e conservano un link permanente alla risorsa anche se questa cambia la sua posizione nella rete, permettendo di superare molti problemi che spesso ostacolano il reperimento di risorse scientifiche e culturali attraverso il web.
Tra i principali obiettivi del progetto si possono citare: una maggiore accessibilità alle risorse da parte dei cittadini, stimolando le istituzioni culturali ad utilizzare sistemi di catalogazione basati sul National Bibliography Number; la possibilità di conservare a lungo la produzione intellettuale delle istituzioni culturali italiane; la valorizzazione della produzione scientifica e culturale; la promozione delle attività di ricerca e sviluppo in questo settore.
Per rendere operativo il National Bibliography Number, il CNR ha da poco sottoscritto un accordo con il Ministero per i beni culturali. “La soluzione italiana, basata sullo standard aperto National Bibliography Number (NBN)”, secondo Maurizio Lancia, dirigente dei National Bibliography Number Sistemi Informativi del CNR, “presenta un’innovativa architettura gerarchica, distribuita su più livelli di responsabilità, che consente l’accesso immediato all’oggetto identificato e ai relativi metadati descrittivi”.
Il software dotato di un’interfaccia Web 2.0 che permette l’utilizzo di tale infrastruttura è stato sviluppato dal CNR e dalla Fondazione Rinascimento Digitale di Firenze, e consente la gestione e la comunicazione tra i diversi registri di cui si compone il modello. La tecnologia NBN presenta, infatti, una struttura gerarchica che prevede un registro nazionale di primo livello, gestito dalle biblioteche nazionali centrali e dall’Istituto centrale per il catalogo unico, presso il quale si accreditano i registri di secondo livello, gestiti da organismi rappresentativi dei diversi macrosettori culturali, quali media e stampa, università, centri di ricerca, archivi, e così via. Alla base del sistema si trovano i registri di terzo livello, gestiti dalle istituzioni che assegnano i codici NBN ai propri contenuti digitali.
Maurizio Fallace, Direttore generale del MiBAC ha dichiarato che “il ministero sostiene con forza una soluzione che può davvero essere rivoluzionaria per la rete. Naturalmente, questo sistema sarà tanto più efficace e operativo quanto più le istituzioni che potranno coordinare e gestire le assegnazioni dei codici si dimostreranno collaborative”.
Nel mentre la soluzione italiana capace di garantire un’identificazione univoca e permanente è già stata richiesta per la sperimentazione della gestione dei registri nazionali di Germania, Svizzera, Austria e Repubblica Ceca, e si spera possa diventare il futuro standard europeo di catalogazione delle risorse digitali presenti sul web.