Tommaso Salini, Fiasca con fiori_Profumi d'anima_FMUn percorso di conoscenza non solo di stupefazione di fronte al bello. Inaugura la mostra Fiori, natura e simbolo dal Seicento a Van Gogh ai Musei del San Domenico, dal 24 gennaio, a Forlì e sale il fermento per una proposta fuori dagli schemi. La promessa che sta alla base della mostra è molto ambiziosa, un punto di vista ed un approccio metodologico del tutto nuovi alla storia della pittura di fiori tra il naturalismo caravaggesco e l’affermazione della modernità con Van Gogh e il simbolismo, giungendo fino alle soglie del Novecento, prima della comparsa delle avanguardie storiche.
La tesi di fondo che la pittura di fiori non sia un genere minore nella storia del gusto estetico viene articolata attraverso un percorso di centoquaranta opere: centoventi quadri, due sculture ed alcuni importanti volumi. Si parte col Bernini e passando per Caravaggio si approda a Van Gogh. Una mostra di un genere che a volte ha dato da mangiare agli artisti e che la critica impietosamente spesso ha giudicato un’arte minore: il floreale veniva sostanzialmente limitato al decorativo. Oggi occorreva, nelle parole dei curatori, smontare definitivamente un luogo comune sottolineando il passaggio del floreale da ghirlanda ornamentale a mazzo organizzato in un vaso o contenitore, in un “ambiente”.
Nella mostra oltre al rapporto tra alcuni aspetti dell’arte del Seicento con quanto accadrà nell’Ottocento si attraverserà l’identificazione tra fiore e donna poi la femminilizzazione della pianta nell’arte, nella seconda metà dell’Ottocento. Ancor più si potrà comprendere con un ulteriore passaggio quando il fiore diventa “macchia di luce” arrivando, con gli Impressionisti, ad un capovolgimento. Il percorso consegna il tema floreale rianimato a nuovo protagonismo alle soglie delle avanguardie storiche dove occorre una pausa riflessiva poiché con l’apertura sia di varietà infinite sia di complessità materiche viene messa in tensione la coerenza di un percorso conoscitivo coerente.
Fiori, natura e simbolo dal Seicento a Van Gogh non manca di sorprendere anche per un enigma irrisolto. La proposta della Fiasca fiorita (o Fiasca con fiori) considerata una delle più belle nature morte di tutti i tempi, un quadro eseguito non da uno specialista di fiori, ma da un maestro appartenente alla categoria, un tempo considerata più prestigiosa, dedita alla rappresentazione della figura umana, alla pittura sacra, a quella di storia e al ritratto. I diversi nomi suggeriti, Cagnacci, Dolci, Salini, collocano il suo autore in un ambito artistico che ha come referente Caravaggio. La Fiasca fiorita rappresenta valori che significano lavoro, conteneva il vino alimento chiave nell’attività agricola, e bellezza indomita, i fiori dipinti spesso in contemporanea ad un diverso stadio di fioritura congelano il tempo. I fiori quindi non rappresentano l’effimero ma tracciano sentimenti veri spingendo l’osservatore in un percorso di conoscenza e non solo di stupefazione di fronte al bello. La visita alla mostra Fiori, natura e simbolo dal Seicento a Van Gogh ai Musei del San Domenico di piazza Guido da Montefeltro, dal 24 gennaio al 20 giugno, a Forlì (FC) è regolata in fasce orarie con prenotazione obbligatoria per i gruppi. Il prezzo del biglietto intero è di nove euro; il lunedì il Museo è chiuso. 

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