stipendioNel 1990 Sinead O’Connor non era una stella di prima grandezza, nè in fondo lo sarebbe mai diventata, almeno per i criteri dello show business.
Aveva appena un album (1), il primo, alle spalle, oltre che un caratterino che non facilitava certo l’adulazione di produttori e network radiofonici (2). Eppure quando quell’anno uscì I Do Not Want What I Haven’t Got successe qualcosa di speciale. Piu’ precisamente, fu quando uscì il singolo Nothing Compares 2 U che successe qualcosa di speciale: una mezza sconosciuta balzò improvvisamente al numero uno delle classifiche di praticamente tutti i paesi (3).
Non ci fu dietro nessun particolare mistero. O, forse, il mistero piu’ antico dell’uomo: il formidabile potere della musica. Il singolo infatti era talmente bello, e cantato talmente bene, che il passaparola corse veloce come il vento e milioni di persone (me compreso), si precipitarono nei negozi per assicurarsi una copia da ascoltare subito appena arrivati a casa. Io per conto mio consumai il vinile, e passai giorni a memorizzare il testo (tanto che tuttora non sbaglio un verso durante le performance di shower-singing), per poi spiaccicarlo su ogni Smemoranda a portata di mano.
Molti meno, di quei milioni di acquirenti entusiasti, scoprirono in seguito che la canzone l’aveva scritta nientepopodimeno che Prince. Il che non stupisce neanche coloro che non abbiano una particolare familiarita’ con le vicende del genio di Minneapolis: oltre all’abbigliamento eccentrico e alla girandola di donne, e’ infatti noto che Prince Roberts Nelson (4) sia sempre stato affetto da una prolificita’ alla Mariano Apicella (con risultati un pelo diversi). L’incontenibile vena creativa di Prince e’ sfociata negli anni in album doppi (5), tripli (6), quintupli (7), album finiti e ritirati all’ultimo momento con mezzo milione di copie gia’ stampate (8), progetti abortiti (9), oltre a film (10), collaborazioni anche “nascoste” (11) e, gia’ che ne avanzava ancora un po’, una manciata di side projects tra cui quelli di The Time, Mazarati (a cui venne inizialmente data nientedimeno che Kiss), The Revolution, Apollonia 6 (a cui fini’ Manic Monday, poi come si sa portata al successo da The Bangles), The Family.
A quest’ultimo progetto tocco’ Nothing Compares 2 U, inclusa nel primo (e ultimo) album della band, pubblicato nel 1985 sempre per la “casalinga” Paisley Park Records (12), prima di trovare un destino ben diverso grazie all’interpretazione della cantante irlandese (13).
Insomma, questa e’ la storia di come la canzone e’ arrivata alla fine nelle orecchie di milioni di persone. Quello che ne e’ stato poi, mischiandosi con le storie e i pensieri di ognuno, e’ per fortuna meravigliosamente diverso. Nel mio caso, per quei buffi collegamenti di sinapsi di cui si parlava ad esempio riguardo ai Led Zeppellin (14), questa canzone mi e’ sempre tornata alla mente quando mi sono trovato di fronte qualcuno intento a perorare la causa di un aumento o di una rinegoziazione del package.
Il che, chiariamo subito, e’ naturalmente legittimo.
Una retribuzione equa non e’ un optional, ma la condizione di base. Forse non diventero’ l’HR guru piu’ alla moda del momento, ma lo dico lo stesso: lo scambio basilare del rapporto di lavoro resta sempre: soldi in cambio di contributo. C’e’ certamente altro, ma questo rimane il cuore del meccanismo, per il semplice fatto che i soldi sono l’unico bene veramente fungibile, e in quanto tale l’unico con il quale le persone, “scambiandolo” con il proprio contributo lavorativo, possono fare quello che meglio par loro (comprarsi una bella casa da godersi con la famiglia, assecondare il vizio del gioco, metter su una collezione di frullatori degli anni ‘40, darli in beneficienza, comprare un collier a una diciottenne di Portici… insomma, qualunque cosa). Lo status, il clima aziendale, la soddisfazione sul lavoro etc. sono importantissimi, ma non offrono la stessa funzione. Ed e’ per questo che e’ giusto porre la massima attenzione innanzitutto ai livelli salariali, sia da parte dell’azienda che dei dipendenti, e fanno bene quelli che evidenziano eventuali squilibri nella propria posizione quando li ravvisano.
Detto questo, c’e’ pero’ anche da dire che esiste un tranello psicologico nel quale non di rado cade chi prende tali iniziative, e cioe’ quello di basare le proprie rivendicazioni su un paragone con uno o piu’ colleghi. Si sa, ben pochi segreti resistono nelle organizzazioni, e le retribuzioni non sono tra questi. E’ abbastanza frequente quindi trovarsi di fronte qualcuno che sostiene la necessita’ di un aumento del 10% del proprio stipendio perche’ “se Laura guadagna quattromila euro, non vedo perche’ io dovrei guadagnarne di meno”.
Il meccanismo competitivo interno e’ in genere molto piu’ forte di quanto ci aspettiamo o siamo disposti ad ammettere, e si applica a qualunque aspetto nel quale l’organizzazione “riconosce” i suoi membri: dalla grandezza della casellina nell’organigramma, alla vicinanza della scrivania alla finestra, al cactus in ufficio… e, in massima misura, naturalmente alla retribuzione.
Ciononostante, rimane pur sempre un tranello psicologico. Il meccanismo di paragone e’ giusto, ma e’ il termine di paragone ad essere sbagliato. La politica di compensation di un’organizzazione si basa su tre fondamenti: l’equita’ esterna, l’equita’ interna e l’equita’ percepita (15).
L’equita’ esterna ha come riferimento i valori di mercato (quanto pago rispetto a quanto paga il mercato per posizioni analoghe); l’equita’ percepita ha come riferimento le percezioni del team, indipendentemente dal contenuto effettivo (e quindi si basa sulla comunicazione e sul grado di formalizzazione dei processi di compensation); l’equita’ interna, infine, ha come riferimento la job evaluation (16) (quanto pago rispetto al contenuto della posizione, e quindi quanto ”valgono” le posizioni dell’organizzazione le une rispetto alle altre).
E’ qui che sta l’inghippo. Il termine di paragone nell’evidenziare un eventuale disallineamento della propria retribuzione deve essere un riferimento tecnico: i valori di mercato espressi ad esempio dalle salary survey (equita’ esterna) oppure il “peso” della posizione (17) (equita’ interna). Il confronto con il primo collega di cui ci capita di sapere lo stipendio e’ un confronto solo di pancia e (fidatevi) servira’ a ben poco nella negoziazione con il Direttore del Personale di turno.
E’ ai riferimenti di equita’ esterna ed interna che bisogna guardare, non agli altri, perchè nessuno, di per se’, puo’ essere usato come termine di paragone.
E alla fine, in fondo, da’ anche un po’ di soddisfazione ricordarselo: nothing compares 2 U.

Note:
1) The Lion and The Cobra, del 1987
2) Divenne successivamente famosa la sua apparizione due anni piu’ tardi al Saturday Night Live, quando si esibi’ in un adattamento di War di Bob Marley, mostrando la foto di Giovanni Paolo II mentre pronunciava la parola “evil”, facendola poi a pezzettini e invitando a combattere il vero nemico in nome degli abusi sui bambini. Insomma, una roba un po’ fortina.
3) La Francia, come al solito, si distinse per dubbi gusti musicali e le concesse un modesto quarto posto
4) Come fu battezzato in ricordo del nome d’arte del padre, che anche lui aveva calcato i palchi come “Prince Roberts”
5) 1999, del 1986 (non e’ un calembour)
6) Emancipation, del 1996, uscito peraltro nello stesso anno di Chaos and Disorder, l’ultimo album originale fatto uscire con la Warner Bros per ultimare i tempestosi obblighi contrattuali con la casa discografica.
7) La raccolta di materiale inedito Crystal Ball, del 1998
8 ) Il Black Album dell’87, poi uscito in edizione limitata nel 1994
9) Camille, sempre dell’87
10) Purple Rain (1984), Under The Cherry Moon (1986), Sign ‘o’ The Times (1987), Graffiti Bridge (1990)
11) Come il contributo di chitarra in Like a Prayer di Madonna.
12) La canzone fu scritta per Susannah Melvoin, allora compagna di Prince e sorella gemella di Wendy, che era alla chitarra con Prince nei The Revolution.
13) Sull’onda del successo, Prince ne inseri’ infine una sua versione dal vivo, cantata insieme a Rosie Gaines, nella raccolta The Hits/The B-Sides del 1993. La versione e’ anche questa inferiore a quella di Sinèad O’ Connor, ma interessante per le “folate di suono” lasciate andare tra le strofe.
14) Stairway to Heaven. Ovvero: la carriera al femminile. Ticonzero n.84, marzo 2008
15) Tra i tanti possibili testi, si veda ad esempio Donald L. Caruth, Gail D. Handlogten, Managing compensation (and understanding it too), Greenwood Publishing Group, 2001, p 5,; oppure Kenneth M. York, Applied Human Resources Management, Sage Publications, 2009, p 219.
16) Attraverso i vari metodi Hay, Watson Wyatt, o altri metodi sviluppati esternamente o internamente.
17) Senza necessariamente dover conoscere il peso della posizione ad esempio con uno dei metodi citati, e’ pur sempre possible far riferimento facilmente ad alcuni fattori che lo determinano, come ad esempio la complessita’ dei task, il team gestito, il budget sotto la propria responsabilita’, le relazioni interne ed esterne gestite, la seniority etc.

Nota: Questo articolo è pubblicato su www.ticonzero.info