Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Tra la fine degli anni Novanta e i primi del 2000 in Italia sono nate nuove realtà territoriali: nel 1995 Vibo Valentia, nel 2001 le province sarde di Carbonia Iglesias e Medio Campidano, e nel 2004 le tre ultime province: Barletta-Andria-Trani in Puglia; Monza e Brianza in Lombardia; Fermo nelle Marche.
Tutti questi giovani territori hanno in comune la connotazione paesaggistica, la realtà industriale caratterizzata dalle piccole imprese, la presenza capillare di monumenti artistici e quella di piccoli borghi storici di minor rilievo rispetto alle grandi città d’arte.
Volendo osservare questa situazione dal punto di vista dell’ “industria” del turismo, che per l’Italia è indubbiamente un’importante fonte di introito economico, si viene a creare tra queste entità una competizione riguardante la promozione territoriale. In vista di una futura crescita all’interno del mercato turistico nazionale e per far fronte alle proprie necessità e alla concorrenza, ogni realtà deve infatti attuare piani di sviluppo e promozione culturale che tengano conto delle peculiarità specifiche dei singoli territori.
Un esempio ci è dato dalla neonata provincia di Fermo, a sud della regione Marche, lungo il litorale adriatico. Effettiva dal 2009, conta al suo interno quaranta comuni, dai monti Sibillini fino al mare, strappati al territorio ascolano. Oltre al paesaggio che varia dal mare, alla collina, alla montagna, il territorio ospita numerose meraviglie di interesse storico-artistico e culturale: la Biblioteca di Fermo ha un patrimonio librario antico – in parte conservato nella storica Sala del Mappamondo accessibile dalla Pinacoteca Comunale – tra i più ricchi e pregiati d’Italia; il comune di Monte Vidon Corrado ospita un importante centro di studi intitolato ad Osvaldo Licini, esponente dell’astrattismo italiano; diversi i siti (Massa Fermana, Monsampietro Morico) in cui si possono ammirare le opere di Carlo Crivelli, tra i maggiori artisti del rinascimento umbro-marchigiano; per poi proseguire ancora con i venti teatri storici (ad esempio, il Teatro dell’Aquila di Fermo), e tutti i borghi medievali ancora perfettamente conservati.
Nascendo in un momento storico in cui la crisi finanziaria ha fortemente penalizzato l’industria, la provincia ha deciso quindi di puntare su risorse alternative per lo sviluppo economico: “abbiamo chiara la priorità di investire sulla cultura, sul sapere e sul turismo, anche come possibile alternativa alla crisi dei settori tradizionali della nostra terra”, afferma Giuseppe Buondonno, assessore alla cultura della Provincia. “Anche nei processi culturali occorre internazionalizzare e non chiudersi, occorre investire sui giovani e sulla loro formazione”.
Partendo dalla Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, presente sul territorio da più di dieci anni, si cerca di far leva sulle giovani risorse e sulla libera iniziativa di associazioni e cooperative che con l’autonomia finanziaria possono ora godere di maggiore coordinamento. Oltre all’istituzione universitaria la Provincia può contare inoltre sulla collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo e del G.A.L. Piceno. Grazie a tali contributi potrà prendere corpo un “museo diffuso” basato sulla coordinazione di punti di accesso ed accoglienza, in modo da creare una rete informativa, materiale e telematica, che comprenda percorsi tematici, eccellenze, attività e punti di ristoro legati alla valorizzazione delle tipicità agroalimentari.
Sono infine previsti per la Provincia tre grandi progetti: la creazione di un centro d’arte contemporanea; il centro di documentazione sulla Shoah e la Resistenza civile, presso il campo di concentramento di Servigliano e la fondazione della “Casa della musica” che, accogliendo l’Audioteca provinciale già in fase d’attivazione presso il Conservatorio “Pergolesi” di Fermo, valorizzi la grande rete di attività musicali delle città del fermano.
All’interno di una prospettiva europea, la speranza è quella di creare un sistema che tenga conto delle specificità paesaggistiche e storico-artistiche dell’Italia, partendo dal presupposto che similitudini e differenze possono costituire un elemento di grande fascino per la crescita capillare e proporzionale di tutto il territorio italiano, dai grandi centri fino alle piccole (neonate) province.