Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Il tema del dialogo interculturale coinvolge trasversalmente i settori della cultura e della comunicazione, dell’arte e dell’educazione.
Le tendenze museali più innovative concepiscono il museo come un organismo vivo, dinamico, inserito nella società e aperto al dialogo. Tale modello progettuale e gestionale nasce anche, e soprattutto, da una ferma volontà di democratizzazione della cultura che si oppone alla vetusta idea di istituto museale concepito come statico contenitore di oggetti più o meno rari, come turris eburnea sacralizzata ed elitaria.
I primi anni del nuovo millennio, contrassegnati da flussi migratori globali e dalla conseguente intensificazione del melting pot culturale, hanno visto in particolare la nascita di alcune realtà museali dedicate alle culture extraeuropee che, svincolandosi da retrogradi approcci estetizzanti condizionati dal fascino per l’esotico, vedono nell’educazione interculturale la loro missione programmatica.
Al riguardo è sicuramente emblematico il caso del Musée du Quai Branly, museo delle arti e delle civiltà dell’Africa, dell’Asia, dell’Oceania e delle Americhe, inaugurato a Parigi nel giugno del 2006. Situato nei pressi della Tour Eiffel il museo, fortemente voluto dall’allora Presidente della Repubblica Francese Jacques Chirac, è stato progettato dall’architetto Jean Nouvel.
La struttura occupa nel complesso una superficie di 40.600 m² ed è ripartita su quattro edifici che, oltre alle sale espositive, ospitano una mediateca, un auditorium, una sala di lettura, una libreria, un ristorante e aule per corsi e laboratori. All’interno la piattaforma che ospita le collezioni (3500 i pezzi esposti) è organizzata come un grande spazio privo di barriere architettoniche e dall’illuminazione soffusa che privilegia un’esposizione di tipo emozionale, anche tramite l’utilizzo di allestimenti sinestetici e multimediali. Il museo parigino intende presentare la pluralità di forme con cui si sono espresse le culture umane, promuovendo parallelamente iniziative culturali (mostre, convegni, concerti, proiezioni) basate sulla cooperazione internazionale. Per via di tali caratteristiche il Quai Branly rispecchia la natura cosmopolita e meticcia della capitale francese e si pone come laboratorio di scambio e confronto oltre che di educazione e conoscenza fra i popoli.
Da presupposti non troppo differenti, seppur con le debite proporzioni, è nato nel dicembre del 2008 il MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino. Il museo, ospitato nelle sale del settecentesco Palazzo Mazzonis opportunamente restaurato e riadattato alla funzione museale, è fortemente connotato dal progetto allestitivo curato dall’architetto Andrea Bruno.
Il complesso si compone di sale espositive dotate di un innovativo sistema di monitor touch-screen, di una sala polifunzionale, di un laboratorio per la didattica, utilizzato anche come sala proiezioni, e di un bookshop specializzato in orientalistica. Il patrimonio del museo comprende circa 1500 opere suddivise e distribuite in cinque gallerie secondo l’ambito storico-geografico di provenienza: Asia Meridionale, Cina, Giappone, Regione Himalayana, Paesi Islamici dell’Asia. Oltre a conservare e presentare in maniera innovativa le opere, il MAO si propone come importante strumento di mediazione culturale. La divulgazione delle millenarie tradizioni artistiche e culturali orientali può contribuire al delicato processo di integrazione delle persone provenienti dai paesi orientali e che attualmente vivono in Piemonte. A tal fine sono previste anche visite tematiche destinate ai cittadini stranieri e realizzate con la collaborazione di mediatori del Centro Interculturale della Città di Torino. É significativo inoltre che il MAO sia stato inaugurato proprio nel 2008, Anno Europeo del Dialogo Interculturale.
L’obiettivo dichiarato è quindi chiaro: favorire l’integrazione tramite la conoscenza dell’altro per imparare a vivere insieme armoniosamente.
Approfondimenti:
www.quaibranly.fr
www.maotorino.it
www.interculturaldialogue2008.eu