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Chi fotografasse in questi giorni dal lungarno Torrigiani la riva opposta del fiume, si troverebbe un po’ spaesato davanti ad un piccolo cambiamento in una delle inquadrature di Firenze meno suscettibili di mutamenti: All art has been contemporary, affermazione al neon blu visibile sulla serliana vasariana degli Uffizi, è opera di Maurizio Nannucci ed è una delle 8 installazioni della mostra “Alla maniera d’oggi. Base a Firenze” (curata da Marco Bazzini del Pecci di Prato in collaborazione con la Soprintendenza), che porta l’arte contemporanea in luoghi storici del Polo Museale.
Il Vasari, nelle Vite, con l’espressione “alla maniera d’oggi” indicava le novità di linguaggio di quegli artisti che inventavano il Rinascimento “nel segno dell’innovazione rispetto alla tradizione”. Gli artisti esposti oggi, che vivono e operano in Toscana e fanno parte dell’associazione Base/Progetti per l’arte (dal 1998 impegnata nella promozione dell’arte contemporanea), sono autori di interventi minimali, che si relazionano e confrontano in modo non invasivo con la memoria dei luoghi: Paolo Parisi al Chiostro dello Scalzo filtra i monocromi che Andrea Del Sarto affrescava cinquecento anni fa, diffondendo lo spazio di una luce rosata; in Piazza Duomo la colonna di S. Zenobi viene circondata dai cavi intrecciati del Continuo infinito presente di Remo Salvatori; Massimo Nannucci raddoppia un pulpito Falso/Vero per simmetria al Cenacolo di Ognissanti; ed ancora Mario Airò alla biblioteca di S.Marco, Paolo Masi con Riflesse riflessioni al Museo di San Marco, Marco Bagnoli in S. Miniato, Massimo Bartolini alla Galleria dell’Accademia.
Che questa “roba moderna” susciti scetticismo o approvazione, in ogni caso è probabile che lasci sospesa, nell’aria spesso stagnante, una domanda: quanto questi luoghi cristallizzati nell’immaginario e nel merchandising sono veramente compiuti? C’è modo di rivitalizzarli e reinterpretarli alla maniera d’oggi?
La mostra fa parte di Toscanaincontemporanea2009, progetto promosso dalla Regione Toscana in collaborazione con il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, affiancato dall’Università, l’Accademia di Belle Arti, il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina e l’associazione culturale Lo schermo dell’arte.
Nell’ambito del progetto, che da ottobre sembra offrire nuove letture di questa città compiuta, varie iniziative hanno caratterizzato, e caratterizzeranno ancora per qualche mese, l’offerta culturale dell’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia nel segno della contemporaneità.
L’autunno scorso l’Accademia di Belle Arti ha organizzato Futur1smooggi: una conferenza di Achille Bonito Oliva ed un intervento multimediale di Art Media Studio al cinema Odeon e all’Accademia con una serie di convegni che, partendo dal Futurismo, hanno dato una rilettura di episodi passati e stimolato un dibattito sempre attuale su prospettive e sviluppi del contemporaneo a Firenze.
Lo schermo dell’arte ha proposto, in quattro giorni di proiezioni ed incontri con gli artisti, un festival internazionale di film sulle arti contemporanee.
Il Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Firenze ha ragionato, in una serie di conferenze, su questioni d’arte contemporanea in agenda.
Da ottobre la Strozzina con “Open studios” organizza visite agli studi degli artisti dell’area metropolitana, per avvicinare il pubblico ai linguaggi dell’arte contemporanea attraverso un dialogo con l’artista nei luoghi privati in cui nasce la sua arte.
Il Centro Pecci, coordinatore del progetto, tende ad espandersi, da un lato con iniziative sul territorio come queste, dall’altro con nuovi spazi espositivi: inaugura una nuova sede a Milano ed avvia i lavori per l’ampliamento della sede di Prato (intanto espone, dal 20 marzo, le nuove acquisizioni di opere dell’architetto radicale Gianni Pettena, tra i protagonisti di un’altra breve stagione in cui a Firenze persino l’architettura è stata contemporanea).
La strada intrapresa per la diffusione del contemporaneo (lontana dal modello Bilbao) è legata al fare rete di piccole e medie realtà; come chiarisce l’assessore alla cultura della Regine Toscana Paolo Cocchi: “Attraverso una progettualità che punta alla ‘rete’ vogliamo stimolare il confronto sui linguaggi del contemporaneo tra soggetti pubblici e istituzioni private che operano nell’area metropolitana”.
La presenza sul territorio di questa rete materiale ed immateriale di spazi ed iniziative e del Centro Pecci stesso, ormai riconosciuto nel ruolo di Museo regionale toscano per l’arte contemporanea, “esprime l’intenzione di dare “continuità” a una lunga tradizione storica (…) in cui la vocazione alla ricerca, alla sperimentazione e alla produzione di oggi rimanda già a domani.
In fondo l’arte è ed è sempre stata anche questo”.
Approfondimenti:
www.centropecci.it