Intervista ad Alfredo Meschi – proprietario di Villavillacolle
Villavillacolle è il primo esempio di “bed&breakfast”anticrisi in cui per pernottare basta scambiare qualcosa, abilità, conoscenze e quant’altro offra la propria immaginazione e creatività. Come è nata questa idea e per quale motivo?
Io, mia moglie Ilaria e il piccolo Elia, mio figlio, ci siamo ispirati principalmente al couch-surfing, una maniera innovativa e gratuita di fare “turismo” che proviene dal mondo americano. La differenza sta nel fatto che invece di offrire un semplice divano, adatto più che altro ad un target molto giovane, offriamo una camera con bagno e tutti i confort, dando così la possibilità anche ai meno giovani di approfittare della nostra ospitalità gratuita. Il baratto, per come la intendiamo noi, non è una prestazione alternativa al denaro, bensì un modo che facilita l’incontro e la condivisione dei propri saperi.

Il baratto è libero o si decide prima di prenotare cosa verrà scambiato con l’alloggio?
Il primo contatto si ha via mail in cui fondamentalmente ci si conosce e ci si rende conto di cosa cercano le persone che ci richiedono ospitalità, che aspettative hanno ecc… è anche un modo per avere un approccio informale prima dell’ospitalità vera e propria, per superare l’imbarazzo iniziale da parte degli ospiti e cercare di evitare quei rischi che inevitabilmente si corrono. Dopo 2 o 3 mail vengono fuori le passioni delle singole persone e da lì si chiarisce anche di più il senso del baratto. Nel 99% dei casi, per non dire nel 100%, è venuto fuori qualcosa di bello: anche delle coppie intimidite da questa possibilità, impiegati che svolgono lavori d’ufficio o persone che svolgono lavori usuranti e che quindi hanno poco tempo libero, hanno visto in questa forma di ospitalità anche un modo per far rivivere le passioni e gli svaghi di un tempo a cui magari non si dedicano più con l’assiduità di una volta.
Il baratto diventa quindi una “scusa” per alimentare la condivisione e per dedicarsi, in vacanza, ad un’attività che ci appassiona, sia essa la pittura, la fotografia, l’escursionismo, le immersioni, la cucina, il canto, la musica in generale…veramente di tutto…
Questa modalità ci ha permesso di venire in contatto anche con le famiglie o le coppie più anziane. Mentre con i giovani tutto è più facile, con le persone più adulte questa condivisione fa superare l’imbarazzo iniziale dell’ospitalità gratuita a casa di sconosciuti e permette di far esprimere le proprie abilità e conoscenze in un determinato campo, ribadisco, qualunque esso sia, in un’ottica di totale condivisione.
Il tutto però, senza nessun obbligo. Le persone non si devono sentire in dovere nello stare insieme, non ci si deve vedere obbligatoriamente tutti i giorni. Un giorno che gli ospiti non vanno in spiaggia, ad esempio, si può proporre un’escursione, un lavoretto di bricolage, la preparazione di una ricetta particolare tutti insieme, qualsiasi cosa piaccia fare. La privacy dell’ospite non è comunque mai messa in discussione.

Cosa pensi di aver imparato in questo anno e mezzo di attività  e quali sono state ad oggi le difficoltà incontrate, se ce ne sono state, rispetto a questo tipo di ricettività?
Una cosa che ho imparato, e che non è affatto scontata di questi tempi, è che ci sono molte più persone oneste di quanto credevo, almeno alla luce della nostra esperienza. Su tantissime persone ospitate, anche coloro che sono capitati per caso, non c’è mai stato nessuno che si sia approfittato della nostra ospitalità o che abbia sfruttato la nostra accoglienza senza spirito di condivisione e gioia. Tutti si sono sempre ingegnati per ricambiare l’ospitalità.
La generosità è stato quindi il primo insegnamento che ho ricavato dall’esperienza di questi anni. Difficoltà riguardo l’attività in senso stretto, invece, non ne abbiamo trovate molte, anche perché essendo una ricettività gratuita le persone sono più tolleranti rispetto ai servizi offerti da un albergo a pagamento, aldilà del fatto che noi tendiamo a rendere la casa molto accogliente, a servire una colazione biologica molto ricca e via dicendo. Forse nel rapporto con i media all’inizio abbiamo incontrato dei problemi: da una parte è stato positivo il fatto di essere intervistati da radio, televisioni e giornali, ma poi in pochi hanno realmente compreso lo spirito di condivisione etichettandoci in fretta e furia solo come bed&breakfast in cui si paga barattando. La tendenza di saltare a piè pari il discorso dell’ospitalità gratuita e della condivisione di passioni è stato forse un fraintendimento che poi con il tempo, e con l’esperienza che gli ospiti hanno vissuto da noi, si è andato a smussare.

Certo sarà difficile imporre questa forma di turismo in un territorio, come quello sardo, che di certo non ha problemi a riempire le strutture ricettive, anche molto care, in estate…
Noi non siamo un bed&breakfast, la nostra ospitalità gratuita è una passione, e non dobbiamo naturalmente sopravvivere grazie a VillaVillaColle, anche perché il baratto che proponiamo è assolutamente libero e molto spesso immateriale. Persone che ti insegnano a suonare la chitarra, cantanti che organizzano delle piccole esibizioni cantando dal vivo… Io e mia moglie siamo in realtà degli scultori che si sono trasferiti in Sardegna per stare vicini al mare e studiare i pesci, che riproponiamo nelle nostre sculture. Vorremmo che il nostro esempio sia seguito da molti ma sappiamo che, per quanto questo fenomeno possa essere apprezzato, non tutti hanno la possibilità di offrire alloggio gratuito

Per chi volesse seguire il vostro esempio ed aprire una struttura fondata sull’ospitalità gratuita, quali sono le mosse da seguire e quali i consigli da dare?
Questa è secondo me la parte più importante del nostro lavoro perché abbiamo sempre cercato di promuovere la possibilità di alloggio gratuito, anche per brevi periodi. Paradossalmente le strutture che hanno seguito poi il nostro esempio sono state dei i bed&breakfast veri e propri, che hanno organizzato a novembre la Settimana del Baratto e che, avendo avuto l’evento molto successo, hanno deciso di riproporlo annualmente. Ci avrebbe fatto piacere che l’iniziativa fosse stata copiata anche dai privati cittadini come noi, perché in realtà non bisogna seguire nessuna procedura particolare: serve una camera, un bagno e l’impegno di servire una prima colazione. Il tutto, unito alla volontà di conoscere persone sempre nuove da cui poter imparare sempre qualcosa e a cui, magari, tu stesso puoi insegnare qualcos’altro. Ecco che il b&b&b è fatto. E non deve necessariamente essere un servizio proposto tutto l’anno o solo in luoghi di mare. In città d’arte, in luoghi che ospitano eventi particolari, si potrebbe proporre un’ospitalità gratuita anche solo per una settimana all’anno.

Come bisogna fare per prenotare e con quanto anticipo?
Abbiamo un blog da cui è possibile mandare una mail per un primo contatto. Avendo solo una camera ed avendo tante richieste, è normale che la prenotazione va effettuata con molto anticipo. Tendenzialmente, soprattutto in estate, diamo come periodo massimo di alloggio una settimana in modo da permettere a più persone di usufruire della nostra camera. Il periodo in cui offriamo ospitalità va invece da aprile a settembre perché qui a Bosa non abbiamo il metano e quindi riscaldare tutta la casa, che è tra l’altro in una struttura a torre del 1600, diventa complicato e dispendioso.

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