Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Concepita nel nuovo Piano Regolatore Generale del 2003, ora vigente, la nuova destinazione d’uso e il connesso progetto di riqualificazione degli Ex Mercati Generali all’Ostiense è ora definitivamente noto come Città dei Giovani.
Il concorso internazionale vinto dall’olandese Rem Koolhaas nel 2004, insieme al Maxxi di Zaha Hadid, all’Ara Pacis di Meyer, al Macro di Odile Decq, all’Auditorium di Renzo Piano e al nuovo Centro Congressi di Fuksas, rappresenta oggi la decisa apertura della città capitolina al di fuori della sua Storia.
Trecento milioni di euro a carico in parte dell’impresa vincitrice dell’appalto, la Lamaro dei fratelli Toti, con l’intervento dei due più grandi istituti di credito italiani, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Capitali privati per una concessione della durata di 60 anni, al termine dei quali l’area tornerà completamente di proprietà del Comune. 87 mila mq per 323 mila metri cubi che a partire dal 2007 hanno subito le prime demolizioni parziali – costate già 60 milioni di euro – e i dovuti rilievi archeologici, con conseguenti pareri della Sovrintendenza. Pareri che hanno comportato modifiche “estetiche” rispetto al progetto originale. Immutate quindi le funzioni previste all’interno di quello che è stato anche definito il “quadrilatero magico”: cultura e tempo libero (40% degli spazi), commercio (35%), ristorazione (19%) e terziario (6%). Una città nella città concepita secondo la cosiddetta “teoria del caos” o della congestione di Koolhaas, che prendeva la New York della fine degli anni Settanta come paradigma della metropoli contemporanea. Quello che era il primo disegno di “un’area di cultura con un ruolo di particolare appeal per tutti i ragazzi europei” – così si esprimeva l’allora sindaco della città – oggi integra, però, al ruolo di “centro di aggregazione giovanile”, un’offerta appetibile a ciascun cittadino, comprese le famiglie. Tra centro commerciale, cinema, teatro, ristoranti, libreria, mediateca, sport, benessere, l’area prenderà vita sin dal mattino anche grazie alla dislocazione di nuovi uffici comunali. Questo mix funzionale sembra essere la maggiore leva di successo di un progetto che parla dunque all’intera collettività. “Le città hanno bisogno di crescere fuori dal centro”, come ricorda Odile Decq, citata sopra, in una recente intervista. Qui, grazie al collegamento della stazione Ostiense, delle metro Garbatella e Piramide, e ai tremila posti auto previsti, si risponde infatti a un necessario elemento di interconnessione. La modernizzazione dell’offerta culturale rappresenta un secondo fattore di sviluppo. Dati alla mano si evince che la spesa gli Italiani per cultura e tempo libero è cresciuta negli ultimi dieci anni complessivamente del 34% (fonte: Rapporto Annuale Federculture). Terzo aspetto di sviluppo, pure contemplato sin dal progetto originale, il ruolo strategico del contemporaneo dal punto di vista turistico: arte e architettura contemporanea sono oggi elementi imprescindibili nell’economia turistica globale. L’incognita dell’intera operazione risiede nella totale gestione privata. Col nuovo strumento del project financing molte aree culturali vengono ormai da tempo sottratte alla gestione pubblica. Ricordiamo che qui, insieme alla Lamaro Appalti, alla romana Cogeim (ristrutturazione ex Caserma Sani per nuovo mercato di Piazza Vittorio) e al Consorzio Cooperative Costruzioni, c’è la fiorentina Fingen con i suoi outlet (vedi Castel Romano) e Mills Corporation, colosso americano dell’entertainment. Chi gestirà l’offerta culturale ? Chi deciderà la programmazione di cinema e teatro? Quali artisti/curatori per gli spazi espositivi? A chi sarà affidata la programmazione dei concerti? Insomma, chi si prenderà la responsabilità dei “contenuti”?