Un polverone di proteste si accanisce sul povero critico d’arte Vittorio Sgarbi, re delle aste d’arte, sovrano di salotti televisivi (colui che ripete, come dimenticarlo, nel suo loop perpetuo “Capra, capra, capra, capra, capra”) nonché sindaco della ridente cittadina siciliana Salemi, curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale d’arte di Venezia e incaricato supervisore per le acquisizioni delle opere d’arte del MAXXI.  E stavolta la poltrona che gli si vorrebbe concedere è troppo comoda per farsela tirare via. Si tratta infatti dell’incarico a sovrintendente del polo Museale di Venezia (vale a dire Galleria dell’Accademia, Cà d’Oro, Museo Archeologico e Palazzo Grimani) che il ministro Bondi ha pensato di affidargli in virtù delle sue conoscenze in campo artistico e di quelle presunte sulla gestione territoriale (senza contare la condanna per assenteismo, falso e truffa ai danni dello Stato quando fu Sovrintendente ai beni storici e artistici del Veneto nel 1996) . Una nomina che secondo il critico d’arte gli spetterebbe di diritto visto che, come lui stesso ha dichiarato “Avrei dovuto già essere scelto a suo tempo Direttore Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale al posto di Mario Resca e successivamente avrei dovuto diventare il direttore dell’Istituto centrale per il Restauro. Entrambi gli incarichi, poi, per motivi diversi, mi sono stati negati”. Insomma, il povero Sgarbi è in fila già da parecchio tempo, con il numerino in mano e in attesa di giungere alla cassa.
I nemici però, è risaputo, sono sempre dietro l’angolo, e allora ecco spuntare i soliti guastafeste che aizzano le spade a colpi, niente popò di meno che, di comma e leggi varie: secondo il comma 6 del decreto legge 165 del 2001, infatti, si prevede che “per esigenze cui non possono far fronte con personale in servizio, le amministrazioni pubbliche possono conferire incarichi individuali, con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa, ad esperti di provata competenza.” Sulla provata competenza non si vuole certo commentare, ma di certo una cosa, più di ogni altra, sembra destare qualche sospetto: ma veramente non c’era del personale di servizio interno, così come previsto dalla legge, in grado di sopperire all’incarico museale?
Mistero presto svelato; il candidato c’è ed è nel pieno delle sue facoltà: si chiama Fabrizio Magani e dal 2008 è Soprintendente per i beni storici artistici delle province di Verona, Rovigo e Vicenza, nonché, con incarico ad interim, del Friuli Venezia Giulia.
“Non si cercano risorse all’esterno quando all’interno ci sono competenze riconosciute e dirigenti come Fabrizio Magani che hanno vinto un regolare concorso e mostrano una conoscenza unica di territorio”, dichiara al Gazzettino il neo ministro dell’agricoltura Giancarlo Galan. Il passaggio istituzionale era atteso anche dal sindaco di Venezia Giorgio Orsoni il quale dalla Cina, dove si trova per l’Expo, diffonde una nota stampa in cui afferma che “aldilà di ogni considerazione sul merito e le competenze di Vittorio Sgarbi, Venezia accetterà con difficoltà quello che sarebbe visto come un altro commissariamento del Governo su questioni che riguardano la città”.
Appoggiano invece la candidatura di Sgarbi a sovrintendente il direttore della Guggenheim Philip Rylands il quale si ritiene pronto a collaborare “con un cinquecentista” come lui e l’ex sovrintendente Giovanna Nepi Scirà che si dichiara sicura che Sgarbi darà, anche in questa occasione, il meglio di sé.
Il nodo centrale del discorso rimane però quello del personaggio e non della persona: un critico come Vittorio Sgarbi farà sicuramente parlare i giornali con le sue “spregiudicatezze” (vedi l’accusa di “ignorante” mossa dallo stesso Sgarbi all’ex sindaco di Venezia Cacciari che “ha voluto quel cesso di Ponte di Calatrava e ha colonizzato Venezia con opere di mercato”), di questo ne siamo certi: ma di cosa ha bisogno veramente Venezia? Di un personaggio mediatico o di un mediatore?