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“La scelta della città si giustifica come una specie di campione, simbolo di questa interrelazione che l’Italia ha avuto con gli Ebrei e gli Ebrei hanno avuto con l’Italia”, così risponde Piero Stefani, dimissionario direttore scientifico della Fondazione MEIS, nel suo intervento al programma radiofonico di Radio3 “Uomini e Profeti”, in onda il 10 Aprile 2010, spiegando le ragioni della scelta di Ferrara come sede ideale per il futuro “Museo Nazionale dell’Ebraismo in Italia e della Shoà”.
L’eminente studioso di storia e cultura ebraica ferrarese è stato protagonista di una situazione intricata e tutt’ora poco chiara – almeno alla cittadinanza – che lo ha portato ad un brusco scontro col presidente della Fondazione Riccardo Calimani, sfociato nelle dimessioni dello stesso Stefani. Il progetto del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoà andrà quindi avanti senza colui che rappresentava l’uomo chiave, ferrarese di nascita, il rappresentante più adatto a far si che l’idea di un museo nazionale potesse armonicamente inserirsi nel contesto culturale della città emiliana.
L’idea del progetto. Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoà è stato formalmente istituito a Ferrara in base alla legge 17 Aprile 2003 n. 91, “riconoscendo alla cultura ebrea un imprescindibile e fondamentale ruolo nel comprendere la cultura italiana, dato da una presenza sul nostro paese più che millenaria”. Le finalità del progetto sono far conoscere la storia e il pensiero della cultura ebraica, portare testimonianza del rapporto avuto con la cultura italiana, naturalmente dando ampio spazio per approfondimenti particolari in riferimento alla storia recente, quindi le persecuzioni razziali e la Shoà durante la seconda guerra mondiale, nonché organizzare manifestazioni, incontri nazionali e internazionali, convegni, mostre permanenti e temporanee, proiezioni di film e di spettacoli sui temi della pace e della fratellanza tra popoli e dell’incontro tra culture e religioni differenti. Per portare avanti tali compiti servono di conseguenza strutture idonee quali una biblioteca, un centro studi, spazi espositivi e ricreativi in un contesto anche strategicamente e logisticamente in grado di recepirli. La sede prescelta per ospitare le attività citate e per divenire la sede del MEIS, è l’ampio complesso delle ex Carceri di Ferrara, edificio inaugurato nel 1912, simbolo di segregazione, dismesso dal 1992 e da allora in stato di forte degrado.
Di per sé, insomma, un’ottima iniziativa e al contempo una eccellente occasione per una cittadina come Ferrara di legare cultura, sviluppo ed economia in un momento di crisi profonda e di urgente bisogno di idee nuove per la ripresa. Tuttavia, i progetti ambiziosi e complessi come questo richiedono maturità, sinergie e sforzi che non tutti i contesti sono all’altezza di soddisfare. La gestione attuale e futura del museo è stata affidata ad una fondazione costitutita tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Comune di Ferrara, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), e l‘Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI). Membri del CdA della Fondazione sono il già citato Presidente Riccardo Calimani di Venezia, e volti noti e meno noti della comunità ebraica nazionale quali Renzo Gattegna, Gad Lerner, Michele Sacerdoti, solo per citarne alcuni e, fino a qualche tempo fa, come direttore scientifico, lo stesso Piero Stefani.
Fin dai primi passi il progetto è parso quindi ampiamente assistito dall’entusiasmo e dalla positività necessarie, da ampia collaborazione e partecipazione sia a livello statale che locale. Comunicazione con i media, presentazioni al Teatro Comunale, un bel sito internet ricco di programmazione, la scommessa vinta e fortemente voluta dal Presidente Calimani della “Festa del Libro Ebraico in Italia”, tenutasi tra il 17 e il 21 aprile 2010, sorta di “battesimo del fuoco” per la Fondazione ampiamente premiato dal pubblico.
In data 23 aprile 2010 – presentato alla stampa il 19 – viene pubblicato dalla sede regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il bando di concorso internazionale di progettazione del Meis – scadenza in data 30 settembre 2010 -, il cui testo è consultabile su Tafter, sul sito internet del ministero e della stessa fondazione MEIS. Dall’esterno tutto sembra andare secondo i piani. Tuttavia solo pochi giorni più tardi, il 1° maggio 2010, sul Resto del Carlino si legge la notizia shock. Piero Stefani da le dimissioni, spiegando di “non essere stato posto nelle condizioni di lavorare in modo conforme ai molti e impegnativi compiti affidati al direttore scientifico”.
Nella conferenza stampa dell’11 maggio 2010 il Sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani dichiara esplicitamente: “Il 17 febbraio 2010 il direttore scientifico Piero Stefani ha presentato le dimissioni al CdA della fondazione Meis esprimendo divergenze operative nei confronti del presidente Calimani e di alcuni membri. In questo contesto e con queste modalità, è oggettivamente impossibile tentare di ricucire una frattura che coinvolge non solo aspetti caratteriali ma anche divergenze nelle scelte di indirizzo scientifico di esponenti così importanti della Fondazione”.
La notizia scatena il dibattito, trascina con sè personalismi o incapacità a vari livelli, mette alla berlina fatti che dovrebbero restare all’interno del CdA e porta più di qualche dubbio sul comportamento tenuto dalla pubblica amministrazione. Il mese di maggio è un susseguirsi di colpi di scena. Prima la lettera aperta di Stefani, che accusa il Presidente di eccessivo protagonismo e dispotismo, invoca un dibattito pubblico sulla gestione del MEIS, poi la risposta dello stesso Calimani, che sottolinea la scarsa attitudine al confronto con i diversi membri della fondazione del dimissionario direttore sceintifico, traditore della causa comune, il Sindaco Tagliani che dichiara rammarico per la perdita, ma si schiera con Calimani, la lettera di solidarietà a Piero Stefani, – pubblicata sulla Nuova Ferrara – di un numero consistente di intellettuali e professori ferraresi e non, intitolata “Il Museo della Shoà è a rischio”, fino alle parole dell’ex sindaco Gaetano Sateriale che in data 14 maggio 2010, sul Corriere della Sera dichiara, “comunque la si pensi non bisogna dimenticare che il Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah è un progetto nazionale che riguarda innanzitutto il Ministero dei Beni culturali, non siamo in presenza di un’iniziativa del Comune, Ferrara è coinvolta e interessata, ma il museo è e resta nazionale e questo fatto va salvaguardato dalle polemiche abituali interne alla città». Abituali.
Il turismo. In un contesto nazionale e internazionale di forte crisi economica, a Ferrara il settore turistico e culturale sta attraversando un momento molto difficile. I dati della Camera del Commercio sono tutt’altro che incoraggianti. Nel solo 2009 il calo degli stranieri è stato del 30% e degli italiani del 20%. Gli operatori turistici e culturali sono sul piede di guerra e spesso lamentano lo scarso impegno e supporto dell’amministrazione pubblica, che dal canto suo scarica colpe sempre sui tagli economici del governo. Il clima è di generale insoddisfazione e la sensazione è che invece di lavorare tutti nella stessa direzione e con sforzo comune, si tenda di più a giustificare e a scaricare colpe. Si salvi chi può insomma. Negli ultimi tempi il dibattito cittadino si è focalizzato sulla scarsa attenzione alla programmazione e al supporto del privato, sulle spese eccessive per la campagna promozionale ETG – Emozioni Tipiche Garantite dalla Provincia di Ferrara -, troppo costosa e poco efficace, un generale decadimento delle infrastruttre utili a fornire servizi e a richiamare turismo nella città, l’adeguamento degli orari dei principali musei come Palazzo Schifanoia o il Castello Estense, ultimo ma non ultimo, le spese ingenti del progetto Ermitage, nato con grandi auspici e prospettive – e grande pubblicità anche a livello nazionale alla vigilia della campagna elettorale – ma, almeno per ora, ridotto a organizzare convegni per pochi appassionati e specialisti, e la cui promessa attività vivificatrice per la città e il suo turismo culturale, resta dopo anni ancora ignota alla cittadinanza. Si osservi semplicemente il sito internet ferrarese e quello di Amsterdam – altra città di Hermitage – e si noterà che la differenza è abissale.
I timori della cittadinanza. L’impressione generale è sempre la stessa, la città, la politica hanno tante belle parole per uscire dalla cronica sonnolenza e il clientelismo in cui giacciono da decine di anni, ma poi ricascano in errori vecchi e nuovi, e proprio quando una situazione dovrebbe trovare unità di intenti e stabilità per il bene comune, succede qualcosa in grado di metter di nuovo tutto in discussione. Non dimentichiamoci che, ritornando al MEIS, è in pieno svolgimento un concorso pubblico internazionale, e che solo una parte dei 40 milioni di euro necessari al restauro delle ex carceri, sono già stati stanziati e che altri ne serviranno sempre per mandare avanti un progetto così ambizioso. Il Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoà non è progetto di per sé originale, ma di successo e di richiamo su molte piazze europee se ben organizzato, vista la millenaria e ricca storia della civiltà ebraica. Questo il punto. Al di là della situazione in sé, la città sta dimostrandosi e si dimostrerà all’altezza di un progetto di tale portata e indotto? La piazza ne avrebbe immensamente bisogno. Il cittadino, però, si aspetta attenzione, intervento laddove ve ne sia necessità, pochi sprechi, e molti investimenti che facciano di una buona idea indotto per tutti e non per i soliti noti.
Del buono è stato fatto negli anni a Ferrara, pur non essendo Siena, Mantova o Verona, tanto meno Amsterdam o Berlino. Ora non resta che attendere la data del 30 settembre auspicando di ripetere i successi di Ferrara Arte, Buskers Festival, Ferrara Musica e non gli sprechi – almeno finora – di Ermitage Italia o, ancor peggio, dell’eterna gestazione del “nuovo ospedale” della città ingoiato dalle paludi di Cona. Ma questa è un’altra storia.
Riferimenti:
http://www.meisweb.it/Meis.html
http://www.fe.camcom.it/
http://www.emiliaromagna.beniculturali.it/