Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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“Globalization and identity” (globalizzazione ed identità), sono stati i temi a confronto al centro del dibattito della seconda conferenza mondiale dell’ISPA (International Society for the Performing Arts), svoltasi a Zagabria dal 2 al 5 giugno 2010. Come conciliare, nell’era della globalizzazione, la possibilità di mantenere, riscoprire o valorizzare la propria identità culturale? Non a caso il tema del congresso è stato scelto per la sua attualità, ma anche per il valore simbolico di trovarsi in uno degli stati nati dallo smembramento dell’ex- Jugoslavia, territori in cui le questioni identitarie sono sentite in modo particolare. Lo spunto iniziale del dibattito è stato dato dal best seller internazionale di Predrag Matvejevi?, Mediterranean Breviary: A Cultural Landscape, che affronta sotto vari aspetti le questioni relative alle identità culturali del bacino del Mediterraneo, area geografica che è stata protagonista della prima vera globalizzazione della storia, l’Impero Romano. Il ruolo fondamentale delle attività culturali e in particolare dello spettacolo dal vivo, nei processi di riscoperta e valorizzazione dei processi identitari, ma anche di una globalizzazione generatrice di scambi è particolarmente evidente nei festival, intesi come luoghi d’incontro e confronto di culture differenti, in cui tradizione e contemporaneità spesso si mescolano, in un scambio tra dimensione locale e internazionale. I festival sono visti come opportunità di esplorazione di processi culturali, ponte tra il passato e il presente, come generatori economici, disseminatori culturali, opportunità di partnership internazionali. Allo stesso tempo emerge in molti paesi, soprattutto in quelli ricchi di patrimonio storico, la necessità e preoccupazione di trasmettere alle generazioni future le forme d’arte tradizionali, rendendole fruibili nel contesto contemporaneo, eventualmente attraverso operazioni di migrazione e reinvenzione di elementi della tradizione in opere letterarie o artistiche, dello spettacolo dal vivo o del cinema, che possano creare un senso di appartenenza a una specifica nazione, regione o gruppo etnico. Il processo di globalizzazione è certo anche una opportunità, soprattutto per l’Europa delle Culture. Non si può negare che nel passare dei secoli le tradizioni locali, regionali e nazionali dei paesi europei si sono sviluppate attraverso un intenso scambio di storie, conflitti, movimenti filosofici, religiosi e culturali. La globalizzazione porta con se opportunità quindi, ma anche profondi cambiamenti con rischi di omologazione e svuotamento identitario. Questo è particolarmente evidente ad esempio nel sistema dei linguaggi, con la sparizione di dialetti e l’uso massivo ed invadente di espressioni straniere nelle lingue nazionali, con un loro conseguente impoverimento. E come afferma un proverbio gallese “un popolo senza lingua è un popolo senza cuore”. Può quindi questo impegno verso le tradizioni di appartenenza cambiare la nostra posizione nella società globale?
Riferimenti:
www.ispa.org