La Caja Granada, una tra le principali casse di risparmio di Spagna, ha aperto nel maggio 2009 il Centro Cultural-Memoria de Andalucía, un nuovo centro polivalente e multifunzionale che ingloba, oltre al Museo Memoria de Andalucía, teatro, sale per esposizioni temporanee, mediateca, laboratori didattici e un laboratorio di restauro. Ospitato in una struttura all’avanguardia, progettata dall’architetto Alberto Campo Baeza, l’edificio affianca l’enorme cubo della banca Caja Granada, opera dello stesso architetto dell’anno 2001. Lo scopo di partenza del centro è quello di favorire la diffusione della cultura popolare andalusa e proporsi come punto di riferimento non solo architettonico, ma anche culturale e museale.
Per la cerimonia d’apertura di questo nuovissimo centro dalle grandi e poco sfruttate possibilità si presentò anche una mostra che fece assaporare al pubblico la notevole collezione d’arte moderna e contemporanea, frutto di acquisizioni protrattasi nel corso di diversi anni, custodite attualmente in parte nei depositi del grande cubo della Caja Granada, in parte compongono l’arredo dei vari uffici della banca. La collezione conserva, oltre a diversi pezzi di artisti spagnoli come Picasso, Dalì, Guerrero, interessanti opere d’arte grafica di italiani quali Piranesi, Marino Marini, Lucio Fontana, Emilio Vedova, Fausto Melotti, Arnaldo e Giò Pomodoro. Il voluminoso catalogo della mostra inaugurale vanta della collaborazione di Rolando Bellini, docente all’Accademia di Brera di Milano, che più volte ha collaborato con José Manuel Darro, conservatore della collezione.
Terminati i fasti inaugurali, il Centro, che potenzialmente ha tutte le carte in regola per divenire luogo di richiamo e studio a livello europeo, ritira le opere della collezione d’arte moderna e contemporanea nei meandri del “Cubo”, lasciando visitabili solamente le quattro sale del Museo Memoria de Andalucia, che nonostante l’indiscutibile originalità e le interessanti scelte museografiche, resta un museo di tipo didattico per famiglie e bambini. Qualche strana e illogica incomprensione interna, o forse qualche scelta politica, non permette ancora che la collezione d’arte esista come collezione permanente del museo. Le enormi sale dedicate alle esposizioni temporanee danno fin troppo valore ad opere la cui qualità non sempre si avvicinia alla supposta dignità del luogo.
Aprendo le sue porte l’indomani della grande crisi che ha coinvolto l’economia globale, l’amministrazione del museo immediatamente dopo l’inaugurazione, riduce drasticamente le acquisizioni e toglie personale tecnico all’equipe di José Manuel Darro, conservatore di una collezione che ufficialmente e paradossalmente non esiste.
Mentre in Italia spesso i musei si trovano di fronte al problema della mancanza di spazio sufficiente per esporre l’enorme quantità di patrimonio artistico, qui al contrario esiste un enorme spazio di oltre 12mila metri quadrati, ben attrezzato e con un ottimo sistema di illuminazione, le cui peculiarità e potenzialità sono sottovalutate.
Che sia bene o male, l’importante è che se ne parli, con l’intento costruttivo di far conoscere e mettere in evidenza situazioni e luoghi sui quali vale la pena investire fiducia per il futuro dell’arte e della cultura.