Una tragedia, per alcuni annunciata, per altri evitabile.
Fatto sta che la Loveparade, storica manifestazione tedesca nata subito dopo la caduta del muro, non si farà più. Così è stato deciso: troppo inquietante lo spettro delle 20 vittime e degli oltre 350 feriti per un mega concerto in cui si sbandierano ideali di pace e fratellanza.
Il problema, i media lo hanno scritto e ripetuto sin dalle prime ore, è da ricercare nell’organizzazione, un sistema non eccessivamente collaudato e forte per prevedere un impatto come quello verificatosi a Duidsburg lo scorso 24 luglio.
La location: parliamo di un ex acciaieria dismessa negli anni Ottanta ed ora adibita a parco pubblico che giace su un terreno di 120 mila metri quadrati ai quali si accede soltanto attraverso un tunnel largo circa 20 metri e lungo 200. Nessuna via di fuga o uscita d’emergenza. Stando ai canoni abituali si parla dunque di uno spazio che riuscirà ad ospitare al massimo 300-400 mila persone e non di più. Ma anche nel caso in cui questo numero non venisse raggiunto (nonostante infatti le prime dichiarazioni che ipotizzavano più di un milione di presenze, la polizia tedesca ha ridimensionato il numero parlando di poche centinaia di migliaia di persone) la logistica sottesa all’organizzazione di grandi eventi prevede massima allerta sia per il  numero di ufficiali incaricati di presidiare l’area, sia per quanto riguarda gli sfoghi e le uscite d’emergenza che devono essere garantite anche nel caso in cui si verifichino eventi legati a calamità naturali.
Quando la manifestazione era ospitata a Berlino, ha dichiarato la tv pubblica tedesca, l’area principale dello show era raggiungibile da una decina d’ingressi collocati lungo tutto il perimetro del parco.
Autorizzazioni: sotto la dicitura “Capitale Europea della Cultura 2010” gli organizzatori di Love Parade hanno esercitato forti pressioni affinché venissero rilasciate le autorizzazioni necessarie per lo svolgimento del mega concerto, e che comunque era autorizzato per un massimo di 250 mila persone. Su questo punto occorre inoltre fare un passo indietro, alle origini della manifestazione, nata sotto lo status di “parata politica” in modo da poter attingere ai fondi pubblici che, all’epoca, concedevano finanziamenti cospicui alle dimostrazioni politiche. Tale definizione resse fino al 2001, quando una sentenza del tribunale di stato tedesco sentenziò l’irreversibile trasformazione di Loveparade da parata politica a pura operazione commerciale, con migliaia di euro guadagnati per il merchandising, i cd registrati durante l’evento e una vera e propria definizione delle tariffe per l’uso del nome della manifestazione in altri ambiti.
Non potendo più godere degli aiuti pubblici, Loveparade fu costretta a chiudere i battenti: i fondi da recuperare ammontavano infatti a più di 300 mila euro, tanto infatti la manifestazione era arrivata a costare allo Stato in termini di ospiti, sicurezza, pulizia e smaltimento dei rifiuti, organizzazione pre e post evento, comunicazione.
La manifestazione venne quindi cancellata per poi ritornare nel 2006 a Berlino grazie allo sponsor privato delle palestre McFit: sarà questa la manifestazione che registrerà il numero di presenze più alto di sempre con oltre 1 milione e 600 mila giovani accorsi da tutto il mondo per assistere all’evento techno più famoso d’Europa.
Sicurezza: “Se una manifestazione si svolge in movimento, in strade o in parchi, bisogna sempre ricordarsi che la folla non vede dieci metri più avanti – spiega a “La Stampa” Roberto De Luca, promoter di Live Nation (multinazionale che organizza tra gli altri anche l’Heineken Jammin’ Festival) incaricato della gestione di folle nei mega concerti – un conto è se guardi a un palco in alto e ci devi stare davanti, un altro è se ti muovi, come nel caso della Loveparade. In questa situazione la folla deve essere spezzettata, divisa in cordoni di servizio d’ordine. Nel momento in cui non riesci a frangerla, se anche a 30 metri si innesca un banalissimo meccanismo, anche una semplice rissa, la gente viene colta dal panico, non capisce, si agita, corre.”
Questo è quello che è capitato a Duidsburg: una banalità forse, una situazione mal gestita dalle forze dell’ordine, un’ondata claustrofobica che ha sprofondato tutti nel panico. Fatto sta che la gente ha iniziato a correre, in direzioni contrarie, provocando la propria stessa morte.
Organizzazione e Previsioni: prevedere il numero delle presenze, per un evento di tale portata, è un’azione da compiere ma che comunque non porterà a dei risultati soddisfacenti: si analizzano infatti i trend delle passate edizioni, quelli di manifestazioni simili (tra tutte la Street Parade di Zurigo che si terrà il prossimo 14 agosto) e il grado di celebrità dei dj ospitati (David Guetta la guest star di questa edizione). Ma niente può ricondurre ad un dato preciso, in quanto la manifestazione è totalmente gratuita: non avendo dunque il numero degli spettatori paganti non si potrà mai calibrare con cura il servizio di sicurezza adeguato. Il rischio sarebbe di avere più polizia che spettatori e, allo stesso modo, non è possibile prevedere dei frazionamenti delle folle in anticipo.
Un insieme di fattori, dunque, che fanno riflettere su quanto i grandi eventi possano rivelarsi delle trappole nel momento in cui gestirli con professionalità diventa impresa ardua, e soprattutto nel momento in cui le logiche commerciali cominciano ad intrufolarsi laddove prima si inneggiava semplicemente alla libertà, alla fratellanza, allo sballo: sono quelle stesse logiche che portano gli organizzatori a comunicare ai dj di non fermarsi perché the show must go on e la crudeltà del mercato diventa protagonista sulla scena, applaudita da milioni di mani ignare della realtà attorno.

Foto: REUTERS/Thomas Peter