Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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L’etimologia della parola “blog” è nel blend tra ‘web’ e ‘log’, ovvero ‘rete’ e ‘diario, traccia’. Con essa s’intende, in effetti, un sito simile ad un diario personale dove l’autore, chiamato appunto blogger, narra in ordine cronologico avvenimenti, fatti e notizie. Questo fenomeno, che ha avuto origine negli USA alla fine degli anni ’90, conta oggi una molteplicità di forme e contenuti che hanno contribuito incisivamente ad una democratizzazione dell’informazione.
A registrare un enorme successo sono, tra gli altri, i blog tematici dedicati alla moda: il loro numero è davvero vasto e non accenna a frenare, con un’ampia e originale varietà. Sono questi gli spazi virtuali in cui gli internauti esprimono i loro punti di vista sulle collezioni stagionali, forniscono consigli utili per lo shopping, indagano le nuove tendenze, lanciano idee di altri creativi, propongono i loro personali outfit, giungendo persino ad affermarsi come veri e propri indirizzi web culto per gli amanti del genere.
Il cosiddetto ‘fashion blogger’ è una figura che sta perciò acquisendo un ruolo sempre più incisivo nelle scelte dei consumatori: si propone come un’alternativa gratuita e sempre disponibile del ben più blasonato personal shopper e ha inoltre la possibilità di aggiornare in tempo reale i contenuti della pagina, a differenza delle riviste cartacee, in un ambito in cui la sperimentazione e l’originalità possono determinare il successo. Non sorprende allora se, tra quelli di loro che vantano un pubblico folto e fedele, molti divengano guru del settore, ricevendo inviti alle sfilate e presiedendo alle anteprime delle collezioni delle maison.
L’americano The Sartorialist, decretato il fashion blog per eccellenza, è nato dalla passione e dall’impegno, misto ad un’utile esperienza sul campo, di Scott Schuman. Nella biografia racconta come l’idea del blog sia scaturita dalla vocazione per la fotografia, principalmente rivolta al look della gente comune, vera ispiratrice degli stilisti e dei designer con cui il blogger si era trovato a lavorare in passato. Queste immagini sono poi divenute il contenuto principale di The Sartorialist, la cui storia è comune a molti altri blog di moda, tra cui gli italiani Frizzi Frizzi, The Fashion Fruit, The Bolnd Salad, che hanno utilizzato innanzitutto tale strumento per condividere scatti e pensieri dal successo inaspettato.
I blog della moda non potevano passare inosservati agli occhi dei professionisti del mestiere, che stanno lentamente comprendendo l’opportunità di sfruttarne l’ampia popolarità raggiunta. La grande visibilità che molti fashion blogger hanno conquistato ha indotto i marchi di abbigliamento a considerarli come un’ottima vetrina, una valida fonte per condurre ricerche di mercato e un perfetto strumento di mediazione con i clienti, sebbene ancora si denoti una certa diffidenza nei loro riguardi, che sta tuttavia scemando con l’amplificarsi del fenomeno. Pitti Uomo sembra ad esempio averne colto le potenzialità, tanto che è giunto nel 2009 al lancio del suo blog, “Pitti People”, in cui ha virtualmente riunito la community internazionale di compratori e visitatori della fiera fiorentina, mosso dalla convinzione che il pubblico abbia un ruolo centrale nella manifestazione.
Certo è che dietro pseudonimi accattivanti si nascondono spesso autori dalla giovane età e dalla poca esperienza, il cosiddetto fenomeno dei baby blogger; ma in rete avviene una selezione naturale dei talenti che porta a far emergere solo i blogger più tenaci e laboriosi. Non si deve pensare che, dietro queste pagine apparentemente frivole, non vi sia un paziente lavoro: scatti fotografici, studio e ricerca degli accostamenti tra abiti e accessori, vaglio delle novità del mercato, ricerca ‘cool hunting’, sono infatti tra le attività a cui quotidianamente i fashion blogger si dedicano.
A riprova dell’impegno che occorre per gestire un fashion blog sono stati attivati corsi, come ad esempio quello del Campus della Moda di Carpi o di Sintetik Training, che tentano di fornire gli strumenti necessari a chi volesse intraprendere questo tipo di occupazione. Eppure il segreto del successo conseguito da tale particolare mezzo di comunicazione, risiede probabilmente proprio nella spontaneità e nella libertà che lascia all’autore di personalizzare il suo spazio, secondo i propri gusti e le sue ispirazioni, dettando per l’appunto ‘moda’.
Il web 2.0 ha così catalizzato quel processo per cui è il consumatore a determinare tendenze e a decretare il successo dei prodotti e non più, o per lo meno non solo, gli stilisti e i grandi marchi dell’abbigliamento: si sta affermando una ‘moda dal basso’, che coglie quel che di meglio l’industria offre, mescolando stili, firme e soprattutto abiti e accessori dal diverso range di prezzo.
Il fashion blogger, servendosi della capacità mediatica e comunicativa delle nuove tecnologie, ha trasformato la passione per la moda in un diario di stile dall’illimitata visibilità, destinato nei casi più geniali ad influenzare significativamente il mercato del settore.
Si sta aprendo dunque una nuova fase che non esclude una possibile democratizzazione dell’industria della moda, con un sostanziale riequilibrio del rapporto tra produttore e fruitore. E molto si deve ai vari blog Hypebeast, Fashionista, Jak & Jil…