Il territorio si racconta attraverso il web. I principali siti di interesse storico-artistico mondiali stanno entrando a far parte della collezione di Google Street View. Prima Stonehenge e Santiago de Compostela, ora Pompei, San Gimignano ed in ultimo la Venaria Reale vengono catturati in una serie di fotogrammi pubblicati on line con ampio riscontro da parte degli utenti. (1)
Il software, estensione di Google Maps e Google Earth, permette infatti, grazie ad una rete di immagini panoramiche a 360º gradi in orizzontale e 290º in verticale, di osservare città e paesi non soltanto dall’alto di un satellite, ma con la prospettiva del visitatore reale che ne percorre le strade.
Cambiare il punto di vista trasforma l’utente da spettatore passivo in visitatore attivo che si muove nello spazio in base ai propri interessi e alle proprie attitudini con la possibilità di approfondire, ogni qual volta lo desideri, avendo a disposizione tutta una serie di contenuti (immagini, testi, musica, ecc.) che la rete offre in uno scambio bidirezionale ed interattivo.
Il visitatore virtuale può meglio cogliere la dinamicità del territorio: uno spazio geografico costituito da aree urbanizzate e naturali, dove si intrecciano reti e relazioni tra l’ambiente e le persone. Il web, nuovo spazio pubblico, evidenzia tali connessioni mettendole a disposizione di un numero maggiore di utenti. 
La formula di Google Street View perfeziona i sistemi di promozione del territorio già sperimentati in Italia attraverso i geoblog: siti internet che forniscono la descrizione del territorio e delle sue emergenze associando una serie aggiuntiva di approfondimenti ad un’ortofotocarta. Possiamo esplorare quelli sulla via Francigena del Lazio (www.geoblog.it/francigena), sul Monferrato  (www.geoblog.it/castelli), e la Mappa Emozionale dei Luoghi della Memoria (http://acmos.net/memoria/). Se pur mezzi ormai parzialmente superati, i geoblog dimostrano come sia alta l’attenzione verso il territorio da parte degli utenti e come il web possa effettivamente catalizzare tale attenzione attraverso la facilità di accesso ai suoi contenuti. (2)
La possibilità del visitatore di addentrarsi quasi fisicamente nei luoghi gli permette di coglierne l’identità, ricomponendo le tessere come in un puzzle: arte, architettura, struttura urbana, rapporto con il contesto, attività svolte.
Non solo. Alla componente descrittiva il web associa quella documentale fornendo una memoria storica utile per la salvaguardia del territorio. Ne è esempio la ripresa del centro storico de L’Aquila, catturata da Google Street View prima del terremoto, ormai testimonianza di una realtà passata, o il Virtual Museum of Afghan Civilization ambientato all’interno delle antiche cave che ospitavano i Buddha distrutti nel 2002.
Se vogliamo attribuire ai musei del territorio la duplice funzione di testimoni della storia locale e di contenitori di beni materiali e quotidiani, e ciò al fine di riscoprire e di riappropriarsi dell’identità culturale delle comunità, potrebbe il binomio web e territorio generare quello spazio d’azione in cui l’utente diventi parte attiva dell’ingranaggio? Il web perde la fisicità del museo e delle sue collezioni, ma acquista in collegamenti e la validità della formula viene confermata dal numero crescente di turisti virtuali.

(1) VENTAVOLI B., La reggia di Venaria nell’occhio di Google in La Stampa.it, 31/08/2010
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=8032&ID_sezione=38&sezione
(2) INFANTE C., Performing media per coniugare web e territorio in TAO Transmitting Architecture Organ, AGES SpA, Torino, n. 3/2009