Marta è un architetto italiano che ha scelto di vivere a Varsavia: una scelta, tiene a precisare, assolutamente professionale. Si occupa di progettazione architettonica di edifici ad uso pubblico quali uffici, centri commerciali e dello sviluppo di soluzioni residenziali, come ville a schiera e condomini.
Coincidenza o comodità vogliono che ci incontriamo in un piccolo caffè davanti al Teatr Wielki Opera Narodowa, un sontuoso edificio realizzato dall’architetto italiano Antonio Corazzi, che nel 1819 partì per Varsavia, dove lavorò fino al 1847. Oggi in città sono molto conosciuti anche gli architetti italiani Migliore & Servetto, autori del progetto del nuovo Fryderyk Chopin Museum, ultima attrazione turistica e multimediale della capitale polacca.
Ci sediamo all’aperto, nonostante la temperatura non sia più quella estiva. Le rivolgo alcune domande, davanti ad un té ed un espresso (buono come in Italia, quando non lo preparano double).

Nome?
Marta.

Professione?
Architetto.

Città natale?
Fossano, provincia di Cuneo.

Città adottiva?
Varsavia, Polonia.

Iscritta all’Ordine degli architetti di quale città?
Cuneo, dal 2002. 

E all’Ordine di Varsavia?
Non e’ necessario, posso timbrare ovunque.

Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?
Ho avuto l’occasione di venire a Varsavia con il programma europeo di mobilità ‘Leonardo da Vinci’. Poi non sono più tornata e penso che non tornerò mai più, perché qui riesco a fare veramente l’architetto.

A quale età si è un “giovane architetto” in Polonia?
Intorno ai 27 / 28 anni.

In Italia?
40.

Quanti clienti/committenti ti chiamavano quando eri in Italia?
Alle volte ero io che chiamavo, soprattutto quelli che dovevano pagarmi.

Quanti clienti/committenti ti chiamano adesso in Polonia?
Lavoro in un ufficio, per cui mi chiamano giornalmente e vogliono parlare con me anche persone che non ho mai conosciuto personalmente, questo con grande invidia dei miei colleghi polacchi, anche se sta diventando un problema. (sorride)

Di cosa ti occupi?
Lavoro in uno studio internazionale, principalmente ci occupiamo di sviluppo di nuove soluzioni commerciali, residenziali ed uffici, su vasta scala, veramente molto interessante e creativo. Lavoriamo non solo a Varsavia, ma molto anche al di fuori di Varsavia e del resto della Polonia, diciamo prevalentemente nel blocco orientale: Ucraina, Bielorussia, anche qualcosa in Russia e qualcosa in Norvegia.

Quanto guadagna un architetto a Varsavia?
Si può guadagnare bene, sicuramente meglio che in Italia.

Passiamo alla giornata tipo di un architetto a Varsavia. Sveglia?
Alle 06.00… Cerco di svegliarmi alle 06.00!

Mezzo di trasporto?
A piedi, in metropolitana e tram, ma non in questo ordine! Prima prendo il tram, poi un pezzetto a piedi, quindi un altro tram. Al ritorno, mezz’ora di passeggiata a piedi, perché dopo nove ore seduta mi piace camminare e poi prendo la metropolitana.

Luogo di lavoro?
Un palazzo a funzione mista, ci sono abitazioni e c’è anche qualche ufficio.

Pausa pranzo?
Perché si mangia? Mai, noi architetti non mangiamo! (sorride)

Dopo lavoro?
Dopo lavoro? Intendi forse quell’attimo vuoto tra lavoro e dormire? A parte gli scherzi, molti interessi. Esco con gli amici, ho il mio corso di disegno, il corso di polacco, spero di iniziare presto un corso di pianoforte (ricordiamo che siamo nella città di Chopin!) oppure la palestra. Quando non stramazzo al suolo, anche a casa a leggere un libro.

Cena?
Quale cena? Quando capita.

Dopo cena?
Non si dorme, assolutamente! Si esce con gli amici, al cinema, ogni tanto all’Opera, ai concerti o semplicemente a passeggiare in centro.

Qui a Varsavia è stato un successo il film Mine vaganti di Ferzan Ozpetek, l’hai visto?
Non ancora, ma ho visto i cartelloni.

Cosa consiglieresti di vedere a Varsavia?
Tantissime cose, dipende chi arriva.
Se un architetto, ci sono tantissimi nuovi edifici che sono assolutamente da non perdere, come tutto lo sviluppo urbano di Mokotów (quartiere a sud di Varsavia), si chiama Eco Park, semplicemente fantastico. Poi c’è il centro finanziario che è interessante per tutti i grattaceli, molti di ottima qualità. Ancora una passeggiata nel centro storico, ricreato negli anni Settanta, hanno basato la ricostruzione su opere attribuite al Canaletto; in ogni caso fantastico, dove si respira un’atmosfera particolare. Poi c’è tutta la parte del razionalismo socialista, che è molto interessante, quella di Plac Konstytucji (Piazza della Costituzione), via Marsza?kowska, insieme a tutta l’area intorno al Politecnico, che è anche precedente. Intorno al Politecnico abbiamo un razionalismo degli anni ’30, veramente da vedere.
Come turista, c’è il Parco ?azienki (con il monumento di Chopin, i concerti gratuiti all’aperto ed il “Palazzo sull’acqua”, rimodellato per l’ultimo Re di Polonia Stanislao II dall’architetto italiano Domenico Merlini, attivo nella seconda metà del ‘700), che è il più bello che abbia mai visto; Pole Mokotowskie (un altro Parco nei pressi del Politecnico, amato in particolare dagli studenti). Poi musei, teatri, tanto, tanto, insomma c’è da spenderci un bel po’ di tempo.
Singolare per una città come Varsavia è imbattersi nella gigantesca Palma di Aleje Jerozolimskievia (viale Gerusalemme), che è diventata un nuovo simbolo della città ed un punto d’incontro imprescindibile, come l’Eros di Piccadilly Circus a Londra o il bronzo di Pessoa al Chado di Lisbona.

Da architetto come la giudichi?
Direi carinissima, se fosse vera.

Perché non lo è?
No, è di plastica!

Davvero?
Dai, mi prendi in giro. (ride)

Per riassumere, un giudizio sulla città di Varsavia?
Molto interessante, anzi interessantissima. Vivace, in pieno sviluppo, divertente, esteticamente c’é da sperimentare.

Progetti per il tuo futuro in Polonia?
Sono moltissimi, proprio tanti, tanti, tanti.

Torneresti in Italia?
No, assolutamente no.

Perché?
Non ho voglia di perdere tempo.