“Tanto di ..cappello!” verrebbe da esclamare in questa occasione. E se questo modo di dire era un tempo riferito al rispetto degli uomini, che omaggiavano, togliendosi il cappello dal capo nell’incontrare le persone degne di stima, a Montappone la scelta è tra migliaia di tipi di cappelli, purché di paglia e realizzati a mano secondo l’antica tradizione.
Un borgo antico, distante circa 40 km dalla costa nell’alto Piceno, curatissimo (come gran parte dei paesi cintati da mura medioevali dell’entroterra marchigiano) che vanta poco meno di 2.000 abitanti ma molto animati da stimoli culturali, tradizione e innovazione. Situato nella provincia, l’ultima arrivata, di Fermo, sede del distretto del “Cappello di Montappone e Massa Fermana”, Montappone è luogo di insediamento di molte aziende che si occupano della fabbricazione del cappello. Ma a Montappone si va soprattutto per la curiosità di apprendere, oltre che di ammirare in prima persona, l’arte del cappello. Perché di arte si tratta, tramandata e oggi attualizzata con intelligenza e sapienza economica e resa fruibile attraverso l’ormai celebre mese di luglio del Cappello di paglia, che illustra l’attività della piccola filiera, dal covone al cappello rammagliato. Una tre giorni, patrocinata dalla Regione, dalla Provincia e dalla Camera di Commercio di Fermo che vede la presenza nei tre giorni di migliaia di visitatori, che possono partecipare, gratuitamente, a tutte le manifestazioni di carattere storico e culturale proposte.
Fondamentale il fatto che, grazie a tale produzione, la tradizione locale rimanga viva, le opportunità di lavoro fioriscano e si collegano a tutto ciò che interfaccia il mondo del cappello. Il distretto è formato da 5 comuni ed oltre i 2 già citati, ove sono situate l’80% delle circa 100 aziende che vi aderiscono, figurano anche i comuni di Falerone, Monte Vidon Corrado e Servigliano.
La filiera originaria, una volta, era quella della coltivazione del grano, reddito primario per il paese e una delle poche coltivazioni possibili a queste altezze (circa 400 metri sul livello del mare), che seminato a novembre, veniva mietuto con la falce in leggero anticipo sulla maturazione affinché si sbiancasse in modo naturale. Arrivava poi il momento di raccogliere il tutto in covoni, fasci di paglie legate per essere asciugate al sole, e infine l’intreccio, che si realizzava dopo aver bagnato la paglia impedendone così la rottura. Il cappello veniva poi cucito a mano dalle abili tessitrici che con un grosso ago e il refe (filo molto robusto) si impegnavano affinché i punti fossero invisibili a occhio nudo.
Ulteriore fase era quella della forma (una volta manuale ora sostituita dalle presse) e quella della lucidatura, completate le quali il cappello veniva mostrato per essere venduto, infilandolo su una pertica di salice, che diventava per l’occasione una stanga da infilzare nel terreno. Durante gli eventi di luglio, i turisti nei piccoli e caratteristici angoli del paese ammirano e rimangono incantati dalla naturalezza e velocità dei gesti delle “nonne”, intente a rammagliare i cappelli, cioè a riprendere i fili e a rilavorarli. Non solo i più anziani, ma anche i giovani sono coinvolti con il compito di diventare delle “mini-guide” per la spiegazione delle diverse fasi di realizzazione dei cappelli.
L’innovazione, inoltre, si è perfettamente integrata in questo borgo e con questa attività: ecco allora spuntare il minibus navetta (rigorosamente elettrico) adibito al trasporto, una libreria ambulante con volumi riguardanti i temi dell’arte e della storia del territorio e le ultime novità della produzione dei cappelli, con le anticipazioni autunno-inverno 2010, i piatti tipici locali e originalissime, le bici da lavoro. La festa quest’anno si è arricchita di importanti novità, peraltro ancora visibili fino al 26 settembre, con l’esposizione dei “Cappelli nel Cinema”, a cui hanno partecipato sartorie nazionali con cappelli ideati da celebri costumisti e indossati da attori storici come Benigni, Gassman, Sordi, Burton e molti altri nei loro film celeberrimi (La vita è bella, l’Armata Brancaleone,ecc..). Per chi invece capitasse anche al di fuori del periodo delle celebrazioni del cappello, una visita al Museo del Cappello è d’obbligo, luogo storico in cui tutte le fasi della lavorazione sono illustrate passo per passo da proiezioni, fotografie, pannelli e macchinari d’epoca perfettamente funzionanti e posti lungo tutto il percorso della collezione.  O ancora la mostra del “Cappellaio matto” personaggio del libro “Alice nel paese delle meraviglie” che, lanciata quest’anno, prevede orari diversificati nelle varie stagioni.
Ma non possiamo lasciare Montappone senza parlare con il Presidente della Proloco ed anche noto imprenditore del cappello di paglia, Ferruccio Vecchi.

Presidente Vecchi , in che modo siete riusciti a far vivere una comunità del cappello? Dico comunità più che distretto, perché qui c’è proprio la collaborazione intergenerazionale.
Nel corso del “Cappello di Paglia”, è facile incontrare l’anziano ed il nipotino intenti ad intrecciare o a svolgere qualche altra lavorazione. Questa interazione tra generazioni diverse, nasce dalla consapevolezza da parte dei più giovani che è proprio dalla semplice ed umile produzione del cappello, che la nostra comunità ha potuto crescere e svilupparsi in assenza di conflitti e senza violentare il nostro territorio.
Mi sembra molto interessante il collegamento, derivante dalla mostra “Il Cappellaio pazzo” con il valore del tempo. Oggi chi viene a visitare la festa e il borgo può anche riflettere sulla frenesia del tempo che non consente di gustare l’avvenimento. Ecco pensate di approfondire questo tema, oggi molto in voga con il termine “Slow”, anche con il cappello?
Chiunque visita il nostro territorio per la prima volta, rimane incantato dalla qualità della vita che le nostre colline possono garantire. Nella quotidianità,  si percepisce come siano fondamentali i rapporti umani, fatti di incontri, di chiacchierate, di scambio di opinioni. Tutto questo viene fatto, cercando di assaporare ancora il gusto dello stare insieme ed in armonia con una realtà industriale ma assolutamente a misura di uomo.
Sotto questo aspetto il territorio del cappello e già molto SLOW!!!!