Bologna è una città tradizionalista, i bolognesi lo sanno. Loro stessi, come la loro mamma di arenaria rossa e portici che li salvano quando piove, sono attaccati a usi e costumi quasi simbolici e dal sapore antico: il mangiare bene, il bere in compagnia, il non fidarsi subito di un nuovo commensale. E poi, l’attaccamento al centro storico. Un bolognese purosangue qualsiasi vi dirà che il centro storico di Bologna è il più bello del mondo. E sapete perché? Perché è vivo e moderno, e allo stesso tempo sospeso nel tempo, nel suo celebrare il suo passato di perla del medioevo, mercanti e signorie.
In questo contesto si inserisce una novità che scommette sul senso di tradizione che anima Bologna: il centro storico diventa spazio espositivo in occasione di Cersaie 2010, la Fiera della Ceramica e dell’Arredobagno giunta alla 28esima edizione, ospitando fino al 2 ottobre Cersaie Downtown. Le strade del design, progetto nato con il desiderio di raccontare al grande pubblico la versatilità del design e dell’arredobagno in ceramica, proponendo come contesto il centro città, museo a cielo aperto che non solo espone, ma racconta se stesso.
La mostra parte dall’idea di installare grandi cubi rivestiti in piastrelle di ceramica e grandi cubi trasparenti che racchiudono elementi di design per arredobagno nel centro città bolognese, e nasce in modo scherzosamente provocatorio dalla suggestione creata dal contesto storico-architettonico tradizionale unita alla novità accattivante delle installazioni stesse.
Un binomio che presenta senza giri di parole due elementi contrapposti fusi insieme con naturalezza e coordinazione: da una parte il centro città, i suoi palazzi signorili, le viuzze animate dalle storiche botteghe del Quadrilatero, le zone simbolo della vita cittadina bolognese e del turismo, e dall’altra i cubi stessi, che raccontano un design innovativo e fantasioso.
E Bologna, diciamolo, a questo non è propriamente abituata. Ma chi ha ideato e curato la mostra questo lo sapeva bene anche prima, e ne ha fatto il suo punto di partenza. Il tradizionalismo patinato deve essere svecchiato dal timore di intaccare la bellezza del centro storico bolognese, ad esempio con rubinetti camaleontici e lavandini dalle curve insolite, vasche e superfici piastrellate, che non vogliono certo togliere  sacralità al luogo in cui si trovano, ma suggeriscono nuovi modi per vivere lo spazio urbano del centro di Bologna, passando dal consueto all’inaspettato.

Ci si può lasciar stupire, incuriosire, o magari provocare, per assimilare poi il risultato di un impatto personale, creato da un’apparente dissonanza tra l’installazione dei cubi e il contesto storico. E il pubblico, dall’esperto del settore ceramico al passante con il giornale sottobraccio, non può che rendersi conto – consapevolmente oppure di riflesso – quanto l’installazione dei coloratissimi cubi sia pretesto per raccontare direttamente l’esposizione Cersaie 2010 e indirettamente cosa voglia dire abitare l’interno delle proprie case.
Ma c’è chiaramente molto più all’ombra dei grandi cubi a forma di Mela che scherzano con l’orologio di Palazzo d’Accursio che rintocca su Piazza Maggiore: c’è la voglia di novità in una città che andrà sempre fiera del suo attaccamento alle tradizioni, c’è il bisogno di voci che raccontino in modo nuovo il panorama che il pubblico bolognese è abituato ad amare.
Cersaie Downtown ha interpretato questo bisogno e l’ha installato nelle zone del centro storico più vitali, lanciando scherzosamente una provocazione: l’arredobagno di qualità può essere, temporaneamente, arredo urbano? Può raccontare, in modo ironico e raffinato, un gioco di arti e colori? Lo spazio privato può avvicinarsi allo spazio pubblico, decontestualizzandosi e scommettendo sulla fantasia dei passanti? E sicuramente c’è qualcuno che si chiederà se quei sanitari luccicanti nei cubi trasparenti sono…bagni pubblici o cosa? Lì, in mezzo a Piazza Maggiore?!
E se mai qualcosa non dovesse essere ritenuto nei toni e nei costumi giusti, nessuna preoccupazione: finito Cersaie 2010, finiranno anche i cubi. E torneremo tutti sul piatto di tortellini o all’aperitivo con i cubetti di mortadella, sempre contenti e con la pancia piena, ma un po’ più consapevoli di quanto Bologna sia sicura di sé, e per questo non tema di vestirsi temporaneamente di provocazioni in lucida ceramica.