Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Forse, in cento giorni di apertura, nessun museo in Italia era riuscito a registrare un numero così alto di visitatori e ad attirare tanta attenzione intorno a sé. Gli appassionati di arte, cultura, fotografia e (soprattutto) architettura o già ci sono stati hanno in programma di andarci. E’ sorprendente che il luogo attiri anche un numero elevatissimo di persone non propriamente “addette a lavori” o “cultori dell’arte contemporanea”, ma semplicemente attratte dalla magnificenza della neonata struttura. Si parla, naturalmente, del Museo Maxxi.
Museo nato da un progetto dell’“archistar” Zaha Hadid e che pone tra i suoi obiettivi quello di entrare in “quel club fatto di venti/trenta musei di arte contemporanea nel mondo, come la Tate di Londra e il Moma di New York” così come ha recentemente affermato Pio Baldi, presidente della fondazione del Maxxi.
L’innovazione delle forme gestionali e comunicative del Museo è concreta e palpabile: la sensazione è che, mediaticamente e per quanto riguarda il web ed il 2.0, il Maxxi possa essere davvero all’altezza dei big dell’arte contemporanea (vedi Tate, Moma).
A cento giorni dal primo ingresso al Museo le pagine del sito ufficiale contano almeno 731 mila contatti e c’è una “Maxxi Community” giunta a 15mila unità che fanno del Maxxi un “museo 2.0”. Infatti gli spazi del web vengono usati per far incontrare i visitatori reali e virtuali e per condividere idee, interessi, esperienze e opinioni sul mondo dell’arte contemporanea.
In perfetto stile 2.0 Maxxi è presente attivamente su Facebook dove, oltre alla semplice adesione diventando fan, è ben accetta la partecipazione degli utenti nel raccontare la propria visita, così da creare una sorta di passaparola virtuale. Operazione rischiosa, ma che viene molto apprezzata dagli internauti. Account ufficiali Maxxi anche su Twitter, grazie al quale si può essere sempre aggiornati su mostre, eventi, attività in corso e progetti futuri; su YouTube dove possono essere caricati video girati proprio all’interno del Museo e su Flickr, comunità per la condivisione di fotografie.
Spazi virtuali che corrispondono alla scelta strategica di marketing, assolutamente in linea con le tendenze comunicative del momento: la condivisione sul web delle esperienze. E la visita al Maxxi è un’esperienza che tutti hanno voglia di raccontare, che sta incuriosendo migliaia di visitatori, italiani e stranieri.
Una punta di sana polemica, vivacizza ulteriormente l’exploit comunicativo del Museo: nonostante i numeri diano ragione al presidente della Fondazione Pio Baldi, i critici ed esperti d’arte mostrano dubbi sulla qualità delle mostre. Tra le più criticate quelle di De Dominicis (cui è stata dedicata la mostra inaugurale) e Pistoletto (una sua personale è attesa per marzo), capisaldi dell’arte contemporanea italiana ma del tutto novecenteschi, non espressione delle sue ultime tendenze. A sollevare la polemica, che già si era preannunciata in occasione dell’inaugurazione, è Vittorio Sgarbi, che del Maxxi è supervisore agli acquisti, nominato dal ministro dei Beni culturali Sandro Bondi.
Le divergenze di opinione, non impediscono, comunque, alla Direzione di godersi il grandissimo successo del “Museo 2.0” (come ribattezzato dallo stesso Pio Baldi) che nel frattempo intensifica le politiche di fund raising puntando alla definizione di partnership che possano destinare alla Fondazione ulteriori energie e finanziamenti oltre quelli statali e di Arcus (Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo). Sembrano ad un passo dall’accordo i contatti con la casa di moda Fendi (750 mila euro l’anno per un triennio in cambio di un posto in cda) e i rapporti con Lottomatica, Bmw, Terna, Electrabel e Telecom i cui contributi restano episodici con partnership slegate da qualunque rapporto organico.
Il Maxxi, con le strategie di governo e di comunicazione adottate, innovative e coraggiose nell’ambito di gestione della cultura, si propone come luogo che va oltre la staticità del museo, ma con l’ambizione di diventare un laboratorio di progettazione e sperimentazione artistica e culturale.
E sembra proprio che ci stia riuscendo.