Investire sui giovani non è solo un modo per garantirsi lavori per un lungo periodo. Nonostante i target group giovanili, in economia, sono interessanti in quanto potenzialmente più longevi, Arte non sempre equivale a mera Economia, o meglio non sempre. Ad Artissima 2010 Present Future, sezione che nasce dalla collaborazione diretta tra la fiera e illycaffè, vi è un intero segmento dedicato all’arte emergente dei giovani, curata da Mai Abu ElDahab, Richard Birkett, Thomas Boutoux e coordinata da Luigi Fassi, con protagonisti: Giorgio Andreotta Calò, Zbynek Baladran, Andreas Bunte, Koenraad Dedobbeleer, Melanie Gilligan, Leslie Hewitt, Iman Issa, Runo Lagomarsino, Sophie Nys, Laure Prouvost, Reto Pulfer, Lili Reynaud-Dewar, Will Rogan, Clement Rodzielski, Luke Stettner; tra questi 15 progetti verrà selezionato il Premio illy Present Future.

Artisti che, se pur “etichettati” giovani, navigano già da capitani di ventura nelle acque del sistema del contemporaneo internazionale. Artisti mobili che lavorano da globetrotter prendono al meglio le iper-connessioni del contemporaneo; immediatamente incalzati da nuove e nuovissime generazioni, questi artisti stanno mostrando, con il loro lavoro, i cambiamenti dell’art system. In una Artissima quantomai generalista – quest’anno molte sono le fasce garantite – ci dedicheremo a Present Future, rispettando e ripercorrendo, quella che è da sempre stata la vocazione giovane della fiera. La sezione Present Future focalizza la propria ricerca su progetti giovani ma, allo stesso tempo, inizia a scostarsi, anche ideologicamente, da quel giovanilismo dilagante che ha ossessionando il nostro paese e che forse (si spera) oggi ha esaurito la propria spinta. L’Italia della cultura sembra reagire con lo stereotipo politico dell’invocazione giovanile alle proprie falle e deficienze, schermandosi anagraficamente con progetti e ricerche che è limitante identificare solo con l’aggettivo “giovane”. Ma cosa è giovane? E quale è il vero peso e ruolo di quest’arte giovane ad Artissima?

Abbiamo fatto una ricerca su alcuni dei 15 progetti presentati ad Artissima 2010 cercando di identificare una chiave di lettura. Present Future appare come una grande collettiva di lavori inediti o destinati esclusivamente ad Artissima con progetti che nascono da una lunga gestazione (gli artisti sono all’opera sin dalla scorsa primavera) in cui traspare una certa attenzione a quegli elementi residuali del tempo, uno studio cronachistico su una storia ancora molto recente. Punti di vista e prospettive solo apparentemente personali e solo superficialmente legati a chi li ha generati o a chi li osserva. Tutti questi lavori, infatti, sono connessi, necessariamente, a una più ampia analisi dei contesti e della cultura sociale e culturale. Processi che possono essere compresi attraverso uno studio e una rilettura del Novecento, protagonista reale delle ricerche di questi giovani artisti, quasi tutti trentenni, che ne indagano anfratti e forme attraverso gli strumenti e gli occhi di oggi. Tracce del tempo che sono giunte sino ad oggi con la patina vintage del cibachrome fotografico, o con la stupida muscolarità del mito della modernità delle architetture brutaliste.  
Tra i progetti di Present Future c’è quello di Andreas Bunte che fa ridiscendere tra noi le ideologie del secolo scorso con un video che guarda alle architetture del XX sec. Luke Stettner, invece, ricostruisce l’arrivo del nonno negli Usa, lavorando su un archivio fotografico di immigrati. Melanie Gilligham usa la psicanalisi di gruppo applicandola alla crisi del sistema bancario. Runo Lagomarsino allestisce oggetti trovati – libri, cartine, disegni – ridisegnando la storia coloniale occidentale. Giorgio Andreotta Calò, con dal Tramonto all’alba, lavora a un progetto sul Museo Egizio.
A giudicare dalla connotazione immateriale dei lavori e dalla loro forte spinta critica, viene da credere che in questi progetti di “Giovani del Presente” vi sia, per ora, ancora poca economia, o meglio finanza, e che il loro peso possa essere solo culturale. Ma la storia ci insegna che in realtà, per cambiare, c’è sempre tempo. 

Foto:
Runo Lagomarsino, Between an Imperial and a Metric system