L’Italia dal politichese alla politica iperreale

Abbiamo davvero fatto i conti con la cosiddetta “Prima repubblica” specie per quanto riguarda i rapporti fra media e politica? Con questo interrogativo si apre il saggio di Carlo A. Marletti “La Repubblica dei media”, un interessante excursus che ci conduce nei meandri della comunicazione politica in Italia dall’immediato dopoguerra fino ai giorni nostri.
Se infatti il primo vero evento della politica-spettacolo in Italia si ebbe nel 1948 con le nuove campagne elettorali che prevedevano l’uso massiccio di manifesti elettorali, grandi comizi e cinegiornali, il belpaese ha comunque ritardato (rispetto agli statunitensi, ad esempio) il suo ingresso nella politica mediatica rifuggendo il più possibile dalla televisione anche quando questa ormai aveva preso il sopravvento nella vita degli italiani e si imponeva come strumento di aggregazione e di trasformazione dei consumi del popolo italiano.
Se infatti nel 1954 la televisione aveva già cominciato a trasmettere i primi programmi e negli Stati Uniti Nixon e Kennedy avevano già inaugurato l’era del duello in tv, la politica italiana si guardava bene dall’andar in tv e, persino nei telegiornali, si dosavano moltissimo le notizie di cronaca politica comunicate, che dovevano esimersi dal presentare opinioni personali, di qualsiasi tipo.
La politica della Prima Repubblica era dunque completamente concentrata e assorbita dal suo essere, tanto da venir ancora oggi additata dai linguisti come una sorta di alcova in cui regnava incontrastata l’autoreferenzialità e il “politichese”, a dimostrazione della netta cesura che vi era tra il popolo e la classe politica, la quale non riusciva a trasmettere le proprie idee e i propri valori agli italiani che difficilmente trovavano le questioni di attualità politica alla loro portata. Celebri rimarranno le “convergenze parallele” di Aldo Moro, testimonianza di un astrattismo e di una rigidità linguistica che non riesce a superare l’abisso con gli strati medi della popolazione.
Tale difficoltà comunicativa verrà comunque ben presto spazzata via da un’ondata mediatica che non ha conosciuto precedenti, in nessun altro paese europeo: primo coup de theatre che lega la comunicazione politica all’effetto impattante e disorientante della tv si ha nel 1978 quando, nel corso del programma “Tribuna elettorale”, Marco Pannella, leader del partito Radicale e altre 3 persone rimasero inquadrati per venticinque lunghissimi minuti imbavagliati, con addosso dei manifesti politici. La forza di quel silenzio fu tale che l’episodio rimase nella storia (della televisione ma non del partito radicale visti i risultati elettorali successivi) producendo molti altri casi simili che però mancavano dell’effetto sorpresa della prima volta.
Il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, sancito non con un cambio costituzionale ma semplicemente dalla messa in crisi di un sistema politico corrotto e incapace di modernizzarsi (vedi lo scandalo Tangentopoli), segna definitivamente l’inizio di una nuova era per la comunicazione politica italiana: la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi nel 1994 annunciata attraverso la televisione reitera ciò che avvenne negli anni ’70 con la fine del monopolio Rai e l’ingresso nelle case degli italiani della sua tv commerciale. I partiti si dissolvono, il leader diventa il protagonista assoluto del suo partito (che spesso porta il suo nome) e la tv diventa l’arena preferita dai politici in cui riferiscono non solo il loro programma elettorale ma anche la loro vita privata, diventando, a tutti gli effetti, persone “comuni”, che parlano alla gente e con la gente. Marletti, però, nel suo saggio avverte: non tutti i leader sono in grado di volgere la dirompenza della tv a proprio favore. Se Berlusconi ci riesce, personaggi come D’Alema sono più portati alle analisi scritte affidate ai giornali. In ogni caso, i media fiancheggiano i politici e questi ultimi se ne servono come strumento essenziale per rafforzare il loro potere finché gli uni si cibano degli altri e viceversa. Ma sarà sempre così? L’effetto di irrealtà e iperrealtà fornito dai visi distesi dei politici nelle poltrone tv vivrà per sempre o si ritornerà inevitabilmente dalla Repubblica dei media alla Repubblica dei Partiti?

Carlo A.Marletti
La Repubblica dei media
L’Italia dal politichese alla politica iperreale
Il Mulino € 15,00
ISBN: 8815139641