Il 18 e 19 novembre a Torino sarà inaugurato l’ISMEL, Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro dell’Impresa e dei Diritti Sociali, centro archivistico e bibliotecario di documentazione e ricerca che raccoglie fotografie, manifesti, locandine, volantini e lettere dell’Italia dei lavoratori, operai e industrie del secolo appena trascorso. Voluto dal congiunto impegno del Comune di Torino, della Fondazione Piemontese Gramsci, della Fondazione Nocentini, dell’Istituto Salvemini, con l’ausilio di Cgil, Cisl, Uil, dell’Unione industriale e dell’Archivio storico Fiat, l’istituto riunisce importanti documenti inediti che vengono alla luce perché patrimonio storico della collettività. Depositario del sostrato culturale di un paese costruito sul primo articolo della costituzione, l’Ismel svolge la propria attività per la conservazione e la comunicazione della memoria storica del lavoro operaio, delle imprese che lo produssero, del rapporto inscindibile e a volte conflittuale che ebbe con lo sviluppo industriale. La città di Torino, “capitale dell’automobile” industriale e operaia, si presta a ospitare, in virtù della sua storia e della sua specifica identità, un istituto nel quale i valori d’impresa produttivamente si integrano con quelli della cultura sindacale per rispecchiare il mutamento economico, sociale e culturale del tempo. L’Ismel, che avrà sede presso il Palazzo di San Daniele situato negli ex quartieri militari juvarriani della città, in Via del Carmine 14, andrà a costituire, con il gemello Palazzo di San Celso, che già ospita il Museo Diffuso della Resistenza, Deportazione, Guerra, Diritti e Libertà, l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza e l’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea, un importante e strategico polo culturale sui grandi temi del Novecento che riguardano lavoro-diritto-impresa. I Documenti cartacei e audio-visivi in esso raccolti sono le vive testimonianze dei modi di progettare, fabbricare e condividere il lavoro e i suoi prodotti; immagini simbolo, immediatamente riconoscibili, dei pensieri e delle motivazioni di intere generazioni nelle quali le future possono riconoscersi e vedere se stesse. I materiali iconografici e i disegni tecnici di evidente spessore artistico, dal design accattivante e asciutto, dalla resa coloristica vivace e aggressiva, catturano l’attenzione e parlano della storia di un recente passato. Eseguiti da esperti comunicatori e grafici, questi documenti esprimono, a volte con l’ausilio integrativo delle parole, in maniera eclatante e senza indugi, i temi scottanti della lotta di classe, dell’affermazione dei diritti delle donne sul lavoro, del sostegno sindacale, degli incontri e delle sedute aziendali. Tali tematiche saranno approfondite nel convegno internazionale d’apertura, organizzato con la collaborazione del Goethe-Institut Turin, dell’Embajada de España en Italia e della Délégation Culturelle de Turin de l’Embassade de France. Si aprirà un dibattito sugli obbiettivi che l’archivio si propone di raggiungere e sul ruolo che andrebbe a ricoprire sul territorio, un confronto che vedrà il contributo dei maggiori studiosi di storia del lavoro, come Valerio Castronovo, Giovanni Avonto, Sergio Scamuzzi, Gian Vaccarino, degli enti e delle istituzioni che già da tempo si impegnano in progetti di questo tipo. La conservazione della memoria diviene così uno strumento necessario per la costruzione dell’identità e del senso di appartenenza di un paese, un mezzo attraverso il quale un ampio patrimonio appartenente oggi a singoli soggetti, fondazioni e istituzioni, attraverso una sapiente comunicazione e una valorizzazione mirata, è riconosciuto dalla collettività come bene pubblico. Nel corso del 2010 sono stati recuperati e acquisiti diversi fondi unitari da riordinare e inventariare tra cui una documentazione libraria appartenente a Renato Lattes e il materiale archivistico rimasto incustodito nello stabile della Fiat Grandi Motori, ora acquisito da Esselunga, per la cui catalogazione è stato richiesto l’intervento della Regione. Sulle possibilità di finanziamento e sostegno pubblico si sono già espressi l’assessore Perone, che a nome della Giunta, ha proposto l’adesione della Provincia come socio fondatore dell’Ismel, con l’erogazione di una minima quota annua di 10.000 euro. La consigliera Loiaconi (PdL) tuttavia ritiene necessario che il finanziamento pubblico intervenga esclusivamente nelle prime fasi costitutive, compatibilmente con i problemi di Bilancio, così come il consigliere Rabellino (Lega Padana Piemonte) si dice del tutto contrario a spendere soldi pubblici per aprire nuove realtà che necessiteranno anche in futuro di finanziamenti. La conservazione della memoria storica, del lavoro e dei suoi protagonisti va considerata, infatti,  non un polveroso fardello, né l’oggetto di studio di specialisti accaniti, appassionati di storia, miopi catalogatori di scartoffie e topi di biblioteca, ma una viva e appassionante risorsa che nell’Ismel si concretizza, assurgendo a luogo della didattica e della formazione per le nuove generazioni, che possono trovare in esso autentici quanto inaspettati, empatici slanci di entusiasmo.