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Intervista a Francesco Pannofino
Boris è definita come una meta-fiction che strizza l’occhio a quello che è il mondo del cinema e della televisione oggi, andando ad indagare il “dietro le quinte” di una serie televisiva. Facendo un po’ il “Boris” della situazione, qual è il “dietro le quinte” di Boris e quali sono stati gli stimoli che ne hanno provocato la nascita?
Il dietro le quinte di Boris è praticamente come Boris: i meccanismi e tutto quello che accade e che raccontiamo nella finzione, esasperata ma non troppo, è un po’ lo specchio fedele di quello che realmente succede mentre si gira Boris
Il funzionamento della troupe, le nevrosi del regista, i capricci degli attori: sono cose che mi è capitato di vedere in moltissimi backstage. Per questo a volte capita anche un effetto di straniamento: sarà realtà o finzione quello che viviamo sul set?
Quando hai accettato di far parte della grande famiglia di “Boris” (Francesco Pannofino interpreta il regista Renè Ferretti, ndr) immaginavi tutto questo successo?
Nessuno di noi poteva prevedere questa grande popolarità. Però che la storia fosse vincente me ne sono accorto subito, non appena letta la sceneggiatura: In “Boris” si ride e si racconta qualcosa, con una trasversalità che unisce il comico, dato dal paradosso, alla ferocia della verità. Per i prodotti di qualità, credo che il successo sia assicurato, anche se si va in onda in reti di nicchia, non ammiraglie…
Boris, infatti, nasce come prodotto per la pay-tv (Sky) ed è comunque riuscita a raggiungere gran parte del pubblico che poi l’ha recuperata grazie ad internet. Quanto ha influito, nel bene e nel male, la programmazione su Sky?
Io non credo che oggi conti più tanto su quale rete vada in onda un certo prodotto. Internet ha un bacino di utenza talmente ampio che non puoi non tenerne conto. Per “Boris”, ad esempio, gli ascolti che abbiamo registrato sulla pay-tv sono bassissimi se paragonati allo share di altre trasmissioni. Eppure il grande salto lo ha fatto con internet, grazie al passaparola popolare che lo ha reso noto soprattutto agli internauti che si sono affezionati alla serie e l’hanno consigliata e condivisa con tutti.
Pensiamo solo a quanti video su Youtube sono visualizzati da milioni di utenti: niente a che vedere, a volte, con le trasmissioni che vengono trasmesse in tv. Internet è globale, raccoglie tutto il mondo, e secondo me piano piano la tv dovrà per forza cedere alla potenza di internet.
La fiction televisiva, si è imposta negli ultimi anni come il genere dominante della programmazione televisiva, sia per la capacità di attrarre grande audience sia per la qualità dei suoi contenuti. Come spieghi questo fenomeno?
Credo dipenda anche dal genere di serie televisiva: ci sono le fiction impegnate, che propongono un’analisi politica, storica, e che hanno un determinato target riscuotendo anch’esse molto successo di pubblico; e poi abbiamo quelle di intrattenimento leggero, come Boris ma anche I Cesaroni (di cui da poco faccio parte anch’io), cioè quelle serie non trascendentali dal punto di vista dell’inventiva, che sono ben scritte e rispecchiano un po’ il genere della commedia in cui gran parte degli italiani si rispecchiano. Raccontate con leggerezza e divertimento ne fanno il successo che poi meritano: ecco, io sono per la pluralità di questi contenuti e difendo moltissimo la diversificazione dei generi.
Ad esempio, a me non piace il Grande Fratello però non è un programma che biasimo o che abolirei dalla programmazione perché magari altre persone si divertono a guardarlo…
“Boris” è stata inoltre definita come “una possibile serie di traino per l’innovazione del comparto fictional in Italia”. E’ d’accordo con questa affermazione?
Ogni cosa è più unica che rara: Boris non si può ripetere, non si può aprire un filone, non avrebbe lo stesso risultato. Boris ha successo perché racconta con sarcasmo quello che avviene nei cosiddetti “palazzi del potere” e ci riporta dal basso piramidalmente verso l’alto immaginando come vadano le cose realmente, quelle che noi non vediamo. In più si raccontano i sentimenti umani , le emozioni di questi personaggi che, accanto al riso, forniscono delle riflessioni, anche amare, ironicamente feroci. Sono stati sicuramente gli autori molto bravi a saper raccontare queste vicende e gli attori a comprenderle nella maniera adeguata.
Boris. Il film. A che punto siamo?
Il film di Boris è pronto, abbiamo terminato le riprese e il montaggio. Ora dipende dalla 01, la società che distribuisce il film, che ha annunciato per il momento un’uscita a marzo 2011.
Ti lascio con una mini classifica in cui mi indichi 3 serie che non ti piacciono e 3 serie che adori. Te la senti?
Allora, fammi premettere che rispetto chi queste serie le produce e chi ci lavora (ride, ndr) e che inoltre preferisco i film alle serie tv, poi, detto questo…ecco…se devo proprio dirne un paio che non mi piacciono direi tutte quelle tipo “Cento Vetrine”, “Vivere”..Mentre tra le serie cult non potrei non nominare “Boris”, (ma non perché sono di parte, non pensare male…) “CSI” e “Doctor House”.