Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
Partita IVA 03068171200 | Codice Fiscale/Numero iscrizione registro imprese di Roma 03068171200
CCIAA R.E.A. RM - 1367791 | Capitale sociale: €10.000 i.v.
Da anni si susseguono costanti le polemiche attorno ai contributi pubblici all’editoria, considerati da molti come fonte di sostentamento indispensabile per la sopravvivenza di piccole realtà altrimenti senza speranza, da altri un inutile spreco di denaro pubblico per un settore che dovrebbe competere sul terreno del libero mercato.
Tutto ebbe inizio nel 1981 quando una legge approvava la decisione di sostenere i giornali di partito con una piccola quota pubblica: da allora tale quota è lievitata e, vista l’importanza bipartisan che i mezzi di informazione hanno nell’influenza dell’opinione pubblica, è scontato affermare quanto tutti i giornali, le riviste e i gruppi editoriali si contendano tali finanziamenti.
E non solo loro: in un periodo di crisi come quello attuale in cui si tagliano fondi senza distinzione alcuna per far quadrare i conti di Bilancio, il maxi emendamento della Finanziaria ha invece recuperato altri 40 milioni da destinare al comparto passando dai 60 milioni del 2010 a 100 milioni nel 2011 che, sommati a quelli già previsti, fanno raggiungere quota 180 milioni di euro.
A cui, naturalmente, vanno aggiunti anche i cosiddetti contributi indiretti, cioè rimborsi e agevolazioni che, nell’insieme, forniscono un quadro allarmante della situazione, con realtà editoriali che praticamente sono a bassissima diffusione e la cui esistenza rimane condizionata dalla presenza o meno del finanziamento statale.
Vista l’annosità della problematica e l’esigenza impellente di mettere fine al sovvenzionamento di giornali che da tempo immemore riscuotono denaro pubblico senza neppure transitare per l’edicola, è stato varato un nuovo Regolamento sui contributi diretti all’editoria, approvato in via definitiva il 18 novembre dal Consiglio dei Ministri.
Le norme in esso contenute decorreranno dal 2011 e riguardano diversi aspetti: la tutela dell’occupazione, ad esempio, avverrà tramite lo stanziamento di contributi alle cooperative composte in prevalenza da giornalisti o personale con rapporti di lavoro subordinato stabile, con conseguente decurtazione di fondi (20% sul totale) alle imprese che non abbiano il numero minimo di giornalisti previsti dalla legge; innovazioni anche sul fronte tecnologico con la possibilità di richiedere i finanziamenti online accelerando così i tempi e snellendo le procedure burocratiche.
Introdotte inoltre nuove modalità di calcolo della sovvenzione che sarà formata da un contributo fisso (pari al 50% dei costi ammissibili risultanti dal bilancio) e un contributo variabile (pari a 0.09 euro per ogni copia distribuita per un massimo di 50 milioni di copie annue).
La principale novità riguarda comunque l’erogazione dei contributi in base non alla tiratura dichiarata bensì alle reali copie distribuite, quelle che cioè arrivano alle edicole, eliminando dal calcolo “le copie vendute in blocco o attraverso lo strillonaggio” con controlli stringenti da parte della Guardia di Finanza e delle società di revisione.
“Una boccata di ossigeno” così come titolava in prima pagina “Liberazione”: perché di sostegno vitale si tratta, soprattutto se si riprendono i dati presentati lo scorso aprile dalla Fieg riguardanti lo stato del settore nel triennio 2007-2009 che mostrava una perdita considerevole soprattutto per la stampa cartacea, quotidiana e periodica, dove anche la pubblicità fatica ormai ad investire preferendo televisione, cinema e web.
“Un primo passo importante nella direzione, da un lato, di tutelare i giornali con autentica vocazione editoriale, dall’altro, di evitare ogni possibile utilizzo strumentale dei contributi” – ha affermato dopo il varo del Regolamento il Presidente della Fieg Carlo Malinconico.
Eppure, qualcosa non quadra. Come già osservato da Guido Scorza, infatti, al comma 3 dell’art.2, tra rimandi e incisi, tra citazioni legislative passate e future, si evince come i nuovi criteri sulla distribuzione non si applichino in realtà ai giornali riconducibili a partiti o a movimenti politici che manterranno il vecchio iter legislativo basando i loro contributi sulla tiratura..
Il testo afferma infatti che “Le cooperative editrici costituite ai sensi e per gli effetti dell’articolo 153 comma 4 della legge 23 dicembre 2000 n.388 (riguardante quotidiani o periodici organi di movimenti politici, ndr) fermo restando il possesso di tutti gli altri requisiti previsti dalla normativa vigente, possono continuare ad accedere ai contributi di cui all’articolo 3, commi 2 e 2-quater, della legge 7 agosto 1990 n.250, a condizione che si costituiscano entro il 31 dicembre dell’anno di entrata in vigore di questo regolamento, in cooperative giornalistiche che posseggano i requisiti di cui all’articolo 6 delle legge 5 agosto 1981, n.416, come modificati dall’art.1 commi 458 e 460 della legge 23 dicembre 2005 n.266 e dal comma 2 del presente articolo”.
“La riforma complessiva del settore – assicura il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Paolo Bonaiuti – arriverà comunque all’inizio del nuovo anno”. Speriamo che questa volta il riordino in materia non preveda esclusi.
Approfondimenti
Regolamento sui contributi diretti all’editoria