Trasparenza, accountability ed efficacia della spesa pubblica nello spettacolo

Oggetto principale dell’indagine presentata nel volume del prof. luca Zan, “Le risorse per lo spettacolo”, alla quale hanno preso parte un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze aziendali dell’Università di Bologna (Sara Bonino Baraldi, Paolo Ferri, Maria Lusiani, Marcello M. Mariani), coautori del libro, è il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), considerato rispetto al suo andamento nel periodo 2003-2005, nel quale ha subito un calo complessivo superiore all’11,9%.
La Relazione sull’utilizzazione del FUS, annualmente prodotta dal Dipartimento dello Spettacolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è il punto di partenza obbligato per l’analisi del sistema, pertanto, dopo averla puntualmente descritta e commentata, Zan e colleghi proseguono esaminando in dettaglio sia la normativa che l’iter procedurale di assegnazione dei contributi ministeriali ai tre comparti dello spettacolo dal vivo – Fondazioni lirico-sinfoniche (FLS), Attività musicali e Attività teatrali – a loro volta composti da molti settori, rispetto ai quali una progressiva disaggregazione, anche a livello di singoli organismi, giunge a scoprire fenomeni altrimenti non evidenti. Il finanziamento segue logiche di distribuzione non del tutto trasparenti e legate solo in minima parte ad una effettiva selezione tra i diversi organismi che presentano domanda e risultano ammessi a contributo.
Per tutti i comparti viene evidenziata tanto la «rigidità» del finanziamento statale, quanto la penalizzazione di alcune attività meno rilevanti sotto il profilo economico. Nel periodo considerato, pur in presenza di una generale riduzione delle risorse, a godere di un finanziamento costante ed elevato sono state sempre le stesse organizzazioni. Ma il problema non è tanto l’esistenza di un finanziamento «stabile», talora giustificato, per queste ultime, quanto la mancata esplicitazione di una tale logica (ad eccezione delle FLS, alle quali il finanziamento è per legge assegnato in modo stabile e non subordinato a domanda). In ogni caso, più dell’80% del FUS per lo Spettacolo dal vivo è di fatto “bloccato”, a vantaggio di un limitato numero di soggetti che beneficia della maggior parte delle risorse disponibili; il resto viene distribuito in modo non costante ma basato effettivamente, e non solo formalmente, sulla selezione dei progetti e degli organismi da finanziare. In che modo viene condotta tale selezione?
L’applicazione dei criteri quantitativi e qualitativi stabiliti dalla normativa è in parte vanificata da alcune incongruenze rispetto alle finalità di politica culturale che dovrebbero
motivare il sostegno statale. Le commissioni consultive, soprattutto a causa di una tempistica insufficiente, non riescono a valutare adeguatamente l’attività dei numerosi soggetti candidati al sostegno e il giudizio risulta così formulato in modo approssimativo, più che altro in base alla storia dei singoli organismi, a vantaggio di quelli già consolidati, e in termini non proprio oggettivi. Altro punto dibattuto è la compensazione della riduzione del FUS operata, in misura non irrilevante, attraverso i fondi extra-FUS. Completano il testo alcuni approfondimenti sulle FLS – istituzioni che peraltro sono state oggetto della discussa riforma dei mesi scorsi – e sul finanziamento allo spettacolo dal vivo a livello locale in Emilia Romagna. L’indagine è già relativamente datata, come gli autori stessi riconoscono, ma d’altronde un’analisi così approfondita, che tra l’altro verte su un tema quanto mai attuale, non può che richiedere tempo. Un tempo, si spera, non sprecato.

Le risorse per lo spettacolo
Trasparenza, accountability ed efficacia della spesa pubblica nello spettacolo
A cura di Luca Zan
Il Mulino 22,50 €
ISBN 978-88-15-13089-1