È stato presentato ieri, presso la sede della CGIL, il Dossier “Beni Culturali in numeri”, promosso dalla coalizione denominata “Abbracciamo la cultura”, che riunisce numerose associazioni e istituzioni operanti nel settore culturale, sociale e ambientale (ACLI Ambiente, AIB, ANA, ARCI, A.R.CO.BCI, ARR, AUSER, CGIL, CIA, IA.CS, INU, Legambiente, Lavoratori PIERRECI, UIL BAC, A.R.I., Assotecnici, Ass. per l’Economia della Cultura, CSA PA BC Un. La Sapienza) per sostenere e proteggere il vasto patrimonio artistico e culturale del nostro Paese e le professionalità del settore. Un’iniziativa, questa, indirizzata proprio alla collettività, incitata ad una presa di coscienza della pesante crisi che il settore culturale sta attraversando, unita alla responsabilità di tener conto delle politiche di sviluppo del Paese, per valorizzare l’immensa ricchezza dell’Italia, traducendola in strategia sostenibile per le future generazioni. Obiettivi questi che vengono riassunti in un manifesto di tesi, finalizzate a mobilitare l’opinione pubblica in modo tale da costruire iniziative territoriali che coinvolgano le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, il mondo del credito e della finanza, le professioni, l’associazionismo diffuso e le istituzioni di ogni ordine e livello.
Cifre alla mano, lo scenario di riferimento dipinto dal Dossier è rappresentato da 46.025 Beni Architettonici sottoposti a vincolo e 5.668 Beni immobili Archeologici, a cui vanno aggiunti i musei, i monumenti, le aree archeologiche, le biblioteche e gli archivi: detta altrimenti, non vi è Comune in Italia che non possieda almeno un bene culturale vincolato. Basterebbero solo questi dati per motivare un impegno serio di spesa pubblica del settore, che, invece, a partire dal 2006, ha visto una progressiva riduzione delle risorse: da uno stanziamento di 2.171 milioni di Euro, nel triennio 2003-2005, si è scesi ad una media annua di 1.961 milioni, con una flessione rispetto al 2008 del 23%. Poco confortante è anche la previsione di bilancio del MiBAC del 2009, pari a 1.719 milioni di Euro, pari a 0,23% del PIL, cifra irrisoria se paragonata al resto d’Europa, che, malgrado la crisi economica, ha investito in cultura in media il 3% del PIL, riconoscendo al settore un forte valore anticiclico.
Nonostante il difficile periodo di crisi economica che stiamo attraversando, il turismo si conferma ancora un settore strategico in grado di difendere l’economia del nostro Paese, facendo registrare un aumento del 5,3% degli arrivi turistici stranieri in Italia. Il turismo culturale, infatti, sembra essere ancora una delle motivazioni primarie della visita, rappresentato dal 30% delle presenze turistiche nelle Città di interesse storico- artistico, a cui corrisponde un calo di visite degli Istituti Statali, nel 2009, pari al 3,88% rispetto al periodo precedente. Dato emblematico è quello degli Scavi di Pompei, che pur rimanendo uno dei siti più visitato (2.233.496 visitatori), ha perso il 12% degli ingressi.
Questi numeri sono ancor più significativi se rapportati alla realtà degli ultimi giorni, che segnalano il crollo di un altro pezzo di Pompei, situato sempre su via dell’Abbondanza, poco distante dalla Schola Armaturarum, caduta lo scorso 6 novembre. Coincidenza vuole che proprio ieri ha ceduto un muro della domus del Moralista, consolidato proprio nei mesi scorsi e ulteriormente rinforzato nel terrapieno alle sue spalle, un’ampia area non scavata franata a causa delle piogge incessanti degli ultimi mesi.
Fatti che testimoniano uno stato di emergenza in continuo affanno, una fragilità che, come sottolineato da molti e ripetuto in più parti del Dossier, è alimentata da uno stato di incuria diffusa e da una scarsa cultura della conservazione preventiva, elementi che allontanano dall’obiettivo di una gestione trasparente e partecipata dei Beni Culturali.
L’iniziativa, che prevede oltre alla raccolta firme, anche l’abbraccio collettivo, previsto a febbraio 2011, di un monumento nazionale, è sicuramente un appello a più voci che richiama ad una maggiore consapevolezza non solo della collettività, ma anche e soprattutto dei diretti responsabili, in termini di priorità di azioni da definire nell’immediato, al fine di affrontare i problemi reali dello stato di emergenza attuale.

Riferimenti:
www.abbracciamolacultura.org
S. Cervasio, Un altro crollo a Pompei. Bondi: no ad allarmismi, La Repubblica, 01/12/2010;
C. Dal Maso, Pompei nuovo crollo. Altre domus a rischio, Il Sole 24 Ore, 01/12/2010.