Sono passati 10 anni dal concorso indetto dall’allora assessore alla cultura milanese, Salvatore Carrubba, attraverso il quale venivano ricercati studi di architettura e professionalità esperte per la non facile ristrutturazione architettonica del Palazzo anni ’30 dell’Arengario.
Oggi, dopo 3 anni di lavori, tanti ritardi (alcuni dei quali dovuti al ritrovamento di una pavimentazione romana oggi visitabile nel sotterraneo del museo) e circa 28 milioni di euro spesi per la sua riconversione, ha finalmente aperto i battenti nel capoluogo meneghino il nuovo “ Museo del Novecento”: a curarne la progettazione, gli architetti Italo Rota e Fabio Fornasari, mentre alla direzione troviamo una donna, Marina Pugliese, curatrice d’arte genovese, già responsabile delle collezioni di arte del XX secolo per il Comune di Milano.
Circa 4500 mq di esposizione che si snodano in diverse sale, ognuna delle quali ripercorre tappe salienti del Novecento, dal Futurismo all’Arte Povera, introdotte fisicamente e simbolicamente dal celebre Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, ubicato all’ingresso, che segna dunque l’entrata ufficiale nel XX secolo. 400 le opere in mostra da Boccioni a De Chirico, da Braque a Picasso, Modigliani, Matisse, Mondrian, Kandinskij, Paul Klee, Balla, Penone in un excursus che, curiosamente non si spinge oltre gli anni ’60 e si snoda in una struttura quasi labirintica accuratamente progettata affinché si crei un estremo legame tra museo, opere d’arte e città all’esterno, così come suggerito dagli scorci ammirabili da vari angoli del museo sulla Piazza del Duomo e sulle architetture eterogenee che si stagliano lontano.
Le opere in mostra, solo una piccola quantità rispetto a quelle presenti nei caveau che verranno esposte successivamente, provengono quasi tutte dalle Civiche Raccolte Artistiche del Comune di Milano: alcune dal Cimac, l’ex Civico Museo di arte contemporanea di Milano, altre dalla GAM (tra cui anche il Quarto Stato) altre ancora da istituzioni e fondazioni private quali la Fondazione Fontana o Banca Intesa.
A finanziare il progetto, atteso già nel 2009 in concomitanza dei festeggiamenti per il centenario del Futurismo, il Comune di Milano, accanto ai due main sponsor, Gruppo Finmeccanica e Bank of America Merryl Lynch.
Da buon museo d’avanguardia, lo spazio dell’Arengario non pecca di avarizia negli spazi riservati ai servizi aggiuntivi: un grande bookshop di oltre 170 mq ideato da Michele De Lucchi e gestito da Mondadori Electa,offre anche spazi di informazione e di approfondimento legati alle opere del museo, e un ristorante aperto fino a tarda serata con oltre 70 coperti abbina l’arte pittorica e scultorea a quella culinaria sotto l’egida dello chef milanese Giacomo Bulleri.
L’ingresso sarà inoltre gratuito fino all’inizio di marzo, mese in cui si punteranno invece i riflettori sulla prima mostra temporanea, dedicata all’arte pubblica in Italia negli anni ’60 e ’70 e curata da Silvia Bignami e Alessandra Pierelli.
Per il momento, l’immenso neon di Lucio Fontana per la Triennale di Milano del 1951, splende di nuovo come un’insegna della modernità sul nuovo museo e sulla Piazza di Milano: ad indicare che forse, è proprio dalla cultura che si dovrebbe ripartire per guardare al futuro.