Grande successo per la “Borsa mediterranea del Turismo Archeologico” di Paestum che, in quattro giorni di incontri, workshop e promozione, ha favorito l’incontro tra la domanda internazionale di turismo archeologico e l’offerta italiana, che è a dir poco vasta.
La particolare attenzione suscitata da quest’ultima edizione della Borsa (la tredicesima) è da attribuire, anche, al tempismo con cui si è discusso e proposto in materia di beni archeologici, inserendosi in un attualissimo dibattito sui temi di tutela, fruizione, valorizzazione dei beni culturali.
I crolli all’interno degli scavi di Pompei e l’ennesima crisi dei rifiuti mettono a dura prova il turismo campano, uno dei temi più discussi nei vari dibattiti tra i quali: “Il turismo culturale del Mezzogiorno: il modello di governance della Rete dei siti Unesco”, di cui fa appunto parte l’area archeologica di Pompei.
Vasta apertura anche alle nuove frontiere dell’archeologia, grazie al progetto ArcheoVirtual, ossia un’esposizione sull’archeologia virtuale, curata dal Virtual Heritage Lab dell’Istituto per le tecnologia applicate ai beni culturali del Cnr diretto da Sofia Pescarin.
Tra le idee più interessanti presentate da ArcheoVirtual a Paestum c’è l’ingresso a pieno titolo degli smartphone come strumento per valorizzare l’archeologia: o meglio l’utilizzo dei cellulari di ultima generazione per visitare musei e siti archeologici virtuali.
Presentata anche la prima rete europea dei virtual museum che rende possibile entrare nella topografia di Teramo antica, nella Dublino del Medioevo e nella Leicester romana. Passi avanati considerevoli, quindi, che portano al centro della scena idee futuristiche, ma forse neanche tanto, con nuove tipologie di visita dei siti di interesse culturale, anche in 3D. Secondo Augusto Palombini, dell’Itabc-Cnr “i nuovi dispositivi cellulari si avviano a divenire i protagonisti del turismo dei prossimi anni, quale supporto più efficace per i sistemi di guida dei siti di interesse culturale”.
Nell’allestimento alla Borsa di Paestum, il Cnr ha presentato 18 progetti in 3D grazie ai quali i visitatori si sono ritrovati tra gli insediamenti delle ville di Oplonti o dell’antica Cartagine, suggestioni impensabili fino ad una decina di anni fa.
Altro segno di profondo cambiamento è stata la presentazione, in uno dei workshop della Borsa, della più grande rete europea di musei virtuali (V-MusT.net) con un progetto coordinato dall’Itabc-Cnr che sarà inaugurato nel febbraio 2011 e durerà 4 anni con la partecipazione di università ed istituzioni di Italia, Spagna, Francia, Olanda, Svezia ed altri 8 paesi europei.
Che questo possa dare una mano anche alla “richiesta” tutela è indubbio. Sviluppare e rendere possibile tutto ciò e far si che ricercatori italiani, e non, continuino a trovare modalità di tutela e valorizzazione sempre nuove ed all’avanguardia nell’ambito archeologico – museale è auspicabile.
Che siano istituzioni, con fondi destinati alla migliore industria italiana, ossia la cultura, oppure investitori privati, ben vengano; l’importante è che non ci siano altre “Pompei”, né a Pompei né altrove e che le aree archeologiche rifioriscano con progetti in contemporanea di tutela e valorizzazione.