Scaduto il precedente Piano di azione UE 2003-2010, la Commissione Europea ha elaborato e inviato ai vari organi istituzionali comunitari, la nuova proposta di strategia per il 2010-2020, doc. COM 636, del 15/11/2010 riguardante il tema della disabilità.
Circa 80 milioni sono infatti i disabili nell’intero territorio europeo che pertanto necessitano di strumenti, linee guida e supporti (anche finanziari) affinché sia raggiunta la parità dei diritti e delle opportunità.
Il documento si collega, per la parte di sua competenza, alla comunicazione “Europa 2020” che ridefinisce la strategia dello sviluppo, basata su una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva in cui la solidarietà sociale occupa una posizione di rilievo all’interno delle singole economie locali.
Il punto centrale del documento comunitario 2010-2020 è la definizione di  una strategia efficace, coordinata e monitorabile che consenta in primis l’eliminazione delle barriere, essenzialmente fisiche. Per raggiungere tali obiettivi, Commissione ha proposto 8 campi di intervento: l’accessibilità, la partecipazione, l’uguaglianza, l’occupazione, l’istruzione e la formazione, la protezione sociale, la salute e le azioni esterne.

Vediamoli uno ad uno:
Accessibilità: uno scoglio ancora su molti fronti (mobilità, l’ICT, spazi urbani, ecc..). Impedire accessibilità significa impedire lo svolgimento di una vita “normale”, percepita come utopica. A tal proposito, la Commissione europea intende utilizzare una parte delle iniziative presenti nella già citata strategia “Europa 2020” che, a livello operativo, consta di 7 azioni faro tra cui troviamo l’Agenda Digitale e “l’Unione dell’Innovazione”, iniziative rispondenti a risolvere i problemi dell’accessibilità.
Partecipazione: partecipare alla vita pubblica e a tutte le sue espressioni culturali e civili è un diritto che per essere acquisito necessita di una visione unica di disabilità, in modo da eliminare ogni tipo di frontiera normativa nei diversi stati membri. L’eliminazione di ostacoli nei periodi elettorali, la fornitura di servizi il più possibile ad personam, garantirebbero un servizio sociale in grado di migliorare la qualità della vita.
Uguaglianza: oltre a verificare la fruibilità dei servizi, la Commissione europea attuerà iniziative in grado di sfavorire ogni tipo di discriminazione o di disparità a livello religioso, razziale o occupazionale.
Occupazione: in periodi di crisi, come l’attuale, la disabilità sembrerebbe pagare ancor più di altre limitazioni, la mancanza di lavoro. E d’altronde senza un’occupazione di qualità, il disabile  può cadere nello stato di povertà. La strategia europea mira dunque ad una forte sensibilizzazione delle imprese, ad una formazione mirata del disabile e alla presenza di figure di sostegno supportate dal Fondo Sociale Europeo.
Istruzione e formazione: molto elevata è la percentuale di descolarizzazione fra i disabili (37%) rispetto al valore (17%) degli altri studenti. Youth on the move (gioventù in movimento) è il progetto europeo che punta all’apprendimento permanente e quindi alla di una formazione di qualità.
Protezione sociale: servizi quali i programmi per la riduzione della povertà, l’alloggio sociale, la pensione, ecc.., sono necessità primarie a cui i disabili dovranno avere sempre più ampio accesso.
Anche su questo versante verrà impiegato il FSE, considerato lo strumento finanziario più adatto alla risposta di tali problematiche.
Salute: saranno garantiti e facilmente fruibili i servizi di base, specialistici con un accesso equo e finanziariamente sostenibile. Anche l’attenzione sulla sicurezza sul lavoro diverrà un elemento di fondamentale prevenzione in ambito dell’inserimento lavorativo.
Azioni esterne: ultima azione che l’Unione Europea dovrà produrre nella sua politica di allargamento, di sviluppo e di vicinato, è la valutazione delle norme riguardanti la disabilità presenti negli Stati che richiedono l’inserimento nella UE.

Punti determinanti, quindi, per lo sviluppo di una coscienza sociale dedita a riconoscere il disabile come una figura da tutelare e che merita attenzioni ulteriori rispetto agli altri cittadini. Certo, un periodo di 10 anni (2010-2020) è sicuramente molto ampio e gli scenari socio-economici variano in tempi brevi. Importante sarà prevedere delle valutazioni intermedie che andranno eventualmente ad adattare gli interventi ai mutati cambiamenti sociali. Le premesse, per il momento, lasciano ben sperare visto l’interesse che stanno incontrando negli ultimi anni le tematiche della Responsabilità sociale di impresa e, nel settore rurale, i nuovi servizi e le nuove possibilità di occupazione determinati dall’agricoltura sociale, presente nei piani regionali di sviluppo rurale, cofinanziati dal FEASR.
Forse, qualcosa accadrà.