Siamo abituati all’immagine del gallerista milionario e snob che si aggira nei vernissage tra cappellini e cagnolini altrettanto snob & chic. Per non parlare di chi dopo Van Gogh, Gaugain e Picasso il diluvio e di chi, sardonicamente, sbeffeggia le creazioni contemporanee con un “questo saprei farlo anche io”. Niente di più retrogrado: “Chi ama l’arte sa anche prenderla alla leggera”. Questo il claim con cui si presenta in Italia, a Milano dal 3 al 6 febbraio, The Affordable Art Fair, progetto che da dieci anni porta nelle capitali del mondo arte emergente, accessibile alle tasche popolari e alla portata di un pubblico nuovo.
Nata a Londra nel 1999 per iniziativa del gallerista e artista William Ramsay, e celebrata come marchio più cool del 2010 secondo il CoolBrand Book, The Affordable Art Fair abbassa le barriere d’acquisto di arte originale proponendo pittura, scultura, fotografia e stampe digitali di artisti viventi con quotazioni a partire da 100 fino a un massimo di 5000 euro. Un’operazione di trasparenza che interessa i prezzi e le informazioni riguardanti gli artisti esposti in grado di formare, oltreché intercettare, un nuovo collezionismo, fatto di giovani e amanti dell’arte.
Non  esperti, galleristi o milionari, ma persone che non hanno ancora coltivato l’abitudine di entrare nelle gallerie e informarsi sui prezzi delle opere. Un approccio pratico, che tende a sdrammatizzare il mercato dell’arte come luogo di élite culturale-economica. La fiera si rivolge quindi sia a visitatori che non hanno mai comprato arte prima, sia ad amanti ed esperti che cercano nuove gallerie o nuovi artisti.  Da qualche tempo infatti anche gli italiani hanno scoperto l’arte contemporanea, resa accessibile e democratica dalle grandi operazioni del Maxxi e Macro a Roma e Museo del Novecento a Milano. Ancora prima dei grandi Opening di quest’anno, la prima fiera di arte contemporanea (Road to Contemporary Art) aveva conquistato nel 2009 la Roma addormentata nella contemplazione dei classici. Arriva anche la figura professionale dell’art advisor, un ibrido tra esperto d’arte e specialista finanziario che, fuori o dentro le grandi banche, propone investimenti mirati nel settore.
Una figura e un’attività, quella dell’art advisory, dagli anni Ottanta presente nelle banche europee, che è giunta da poco più di un lustro anche nel nostro Paese – basti pensare che l’Associazione Italiana per l’Art Advisory (Ass.I.Art) è nata a Milano appena nel 2006 – con la nascita di società il cui core business è la creazione di collezioni d’ arte contemporanea, oltreché la valutazione dei patrimoni e delle eredità tra Otto-Novecento.
Secondo un’indagine del Sole 24 Ore del 2008, svolta su 12 istituti di credito nazionali e internazionali, tutti dotati di tale servizio di consulenza, la domanda di consulenza artistica è crescente, per quote di portafoglio dal 5 al 10%. Oltre alle richieste di old master e moderno da parte di esecutori testamentari, manager o collezionisti navigati, aumenta la richiesta appunto da parte di neofiti che hanno interesse a farsi aiutare nella formazione di una collezione. E, sempre secondo il Sole il 24 Ore, banche come Ing, Bpm e IntesaSanPaolo ricevono molte richieste di consulenza proprio sul contemporaneo.  
Ecco quindi una democratizzazione del mercato dell’arte che da un lato si istituzionalizza fuori e dentro il mondo delle banche con le figure di art advisor e art consultant, dall’altro si apre al pubblico in iniziative come queste. Per l’evento milanese, presieduto dal giovane illustratore Marco Trevisan, sono attese 9.000 persone in 4 giorni di apertura, più l’inaugurazione ad inviti prevista per il 2 febbraio. A livello internazionale, 800.000 persone hanno già visitato le Affordable Art Fair nelle varie capitali mondiali (NY, Parigi, Amstedam, Bruxelles, Sidney, Melbourne, Singapore, e altre) con un volume d’affari complessivo di oltre 130 milioni di euro. Finora sono circa sessanta le gallerie che hanno confermato la loro presenza a Milano, di cui due terzi italiane e le rimanenti dal resto del mondo. La venue è Superstudio+, nel cuore della città che anima la vita culturale milanese durante le settimane della moda, del design e dell’arte: zona Tortona. In questo duro periodo di crisi, forse l’arte può davvero essere un bene di rifugio e forse può dare, contrariamente a quanto afferma il ministro nella sua triste quanto nota opinione sulla cultura, da mangiare a più di qualcuno.

Foto:  Stazione Centrale MI by Florence di Benedetto Courtesy of Galleria Glauco Cavaciuti Milano