Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Prendo spunto dal recente ed incisivo editoriale del Direttore Stefano Monti sul “caso Croppi”, per fare alcune considerazioni oltre il “caso”.
Analizzando l’Ulysses di James Joyce, Franco Moretti ha concluso che lì ci viene proposto “un mondo stracolmo di cultura – e totalmente privo di saggezza”. È questo il quadro che emerge dal cambio di guardia al Comune di Roma. Un “caso” certamente emblematico poiché si tratta di una anomalia della politica. Un assessore gradito a destra, al centro e a sinistra. Quindi da sostituire. Per chiudere il quadro, per far tornare i conti. Una questione di numeri.
Per Shakespeare “vi sono assenze che, come nella vita, pesano ben più delle presenze”.
Per dirla, invece, con Rodotà , il passaggio dalla luce del sole all’oscurità, dalla trasparenza al segreto, dalla sfera pubblica alla sfera privata conosce però anche i mezzi toni, il grigio, le sfumature, richiama non solo l’eslusione imposta, ma pure la decisione di appartarsi, sottrarsi allo sguardo indesiderato, ritirarsi dietro le quinte. Bisogna alzarsi con un po di appetito. E uscirne rafforzati. Questo è il caso di Croppi, dopo il “caso Croppi”.
Tagliare Croppi per tagliare la cultura? O tagliare la cultura per tagliare Croppi? In tempi di crisi la politica deve aggiustare e sacrificare per andare avanti e portare a termine legislature o consigliature che siano. E’ una Regola. Non “Benedettina” non “Salernitana” ma la “Regola Politica” che in questo caso prende il nome di “Regola Capitolina”. Un sindaco prova a fare un “control alt e canc” un azzeramento che spesso diviene provvisorio, solo transitorio. Il reset spesso è un momento in cui o si salpa o si affonda. Come nella vita.
Ma il “caso Croppi” mi fa fare un’altra riflessione. Per dirla con Stefano Monti è bene accorpare in un unico Assessorato tutte le vicende connesse alla Cultura comprese le problematiche connesse al reperimento di fondi alternativi al Bilancio Comunale. L’intervento di Della Valle per il Colosseo ne è l’esempio e forse la necessità. Roma è troppo “forte” per avere una Cultura “debole”. Ci vorrebbe un assessore all’economia della cultura.
Perché ancora oggi si continua a tenere l’economia lontana dalla cultura. Solo chi capisce questo intimo legame, può davvero contribuire ad un nuovo corso per uno sviluppo non annunciato ma realizzabile. Come ci ricorda David Throsby, è sufficiente dare uno sguardo alla produzione e all’attività dei maggiori economisti per scoprire che Adam Smith scrisse di musica, pittura, danza e poesia, mentre John Keynes fu attivamente coinvolto nell’istituzione dell’Arts Council of Great Britain, il principale supporto pubblico alle arti in quel paese fino ad oggi. Se tra gli addetti ai lavori, per lo più nel settore pubblico, si continua a vedere con sospetto ogni suggerimento proveniente dagli studi economico-aziendali, con il timore, mai estinto, di una corsa al profitto ai danni del patrimonio o della privatizzazione dei beni culturali pubblici, sul versante accademico si continua a trascurare differenze e specificità all’interno del vasto settore della cultura, a detrimento della reale applicabilità delle proposte che gli studi potrebbero fornire.
Per andare avanti bisogna fare un passo indietro: soprattutto a seguito di alcune importanti tappe percorse dal pensiero filosofico in generale e da quello socioeconomico in particolare, come avvenuto ad esempio nel ‘500, in pieno Rinascimento, il fenomeno culturale ha dato un forte impulso allo sviluppo della società europea.
Oggi il nuovo Rinascimento è rappresentato dal restauro del Colosseo. La storia si ripete. Torna la figura del mecenate.
Gianni Letta ha parlato dei personaggi storici che Roma ha consegnato al mondo, alcuni dei quali entrati a far parte del linguaggio moderno, come Mecenate. ”Oggi si parla di sponsor – ha detto Letta- ma lo spirito di Della Valle è quello di Mecenate non di uno sponsor. Ha detto di essere orgoglioso di avere finanziato il restauro del Colosseo e ha detto anche di averlo fatto per il senso di responsabilità, ma anche di riconoscenza, che sente da imprenditore nei confronti del suo Paese”. Chi si occupa di economia della cultura può sintetizzare l’evento “Colosseo” con l’effettiva collaborazione tra pubblico e privato per la tutela del patrimonio artistico.