In accordo con il tema annuale prescelto dal “Wissenschaftsministerium” di Berlino -Ministero delle Scienze- la “28° Lange Nacht der Museen” inaugura con il motto, “Körper trifft Seele” – quando il corpo si unisce all’anima -.
Il motivo ispiratore della nuova serata dedicata alle collezioni cittadine ha illustrato ed esplorato attraverso guide a tema, opere d’arte, programmi letterari e musicali, istituti scientifici e biologici sparsi per la città, cosa accade quando il corpo e la mente si fondono in una cosa sola.
Nella notte del 29 gennaio 2011, dalle 18.00 alle 02.00, ben 30.000 visitatori hanno animato gli spazi dedicati, anche in una fredda serata invernale come quella di sabato.
Punto di partenza il “Kulturforum” sulla Potsdamer Straße, da cui cinque linee di trasporto pubblico sono partite alla volta delle diverse destinazioni. A questa edizione hanno partecipato 70 musei, alcuni dei più rinomati e classici della “Museum Insel” come il Bode o l’Altes Museum, l’Abguss-Sammlung Antiker Plastik al Charlottenburg Schloß, ma anche istituti di ricerca come il Science Center Medizintechnik, il Zeiss-Großplanetarium, sale espositive come l’Automobil Forum di Unter den Linden, fino alle nuove entrate: il Flugsimulator Berlin, il Computerspielmuseum e il Cafè Sibylle.
Varie le tipologie di biglietti, 15 € l’intero, diverse categorie con prezzo scontato a 10 €, pass gratuito fino a 12 anni.
Al Kulturforum, – scelto per la seconda volta come centro logistico e di partenza per i cinque itinerari – il discorso inaugurale del direttore di “Kulturprojekte GmbH” Berlin, Moritz van Dülmen, accompagnato da musicisti classici e giovani ballerini dello Staat Ballet, ha dato puntualmente inizio alla manifestazione, passando poi alla presentazione dello spettacolo di illuminazione in 3D dell’artista Andrea Hilger nella piazzetta antistante, dove erano allestititi i vari gazebo per le informazioni, le casse, i bar e i ristori per i visitatori.
Molti anche i servizi che hanno coinvolto liberi professionisti più o meno a contatto con il settore turistico-culturale, servizi di accoglienza, di ristoro e di catering, guide turistiche, perfino wellness e varie associazioni culturali: 1000 i collaboratori pubblici e privati di accompagnamento, circa 100 quelli di “Kulturprojekte GmbH”, per lo più giovani studenti, tutto per rendere più agevole e piacevole il programma nelle fredda notte invernale berlinese.
Da notare il fatto che anche strutture di dimensioni più modeste o di minore attrattività come il Museum der Unerhörten Dinge – Museo degli Oggetti Abbandonati – ha messo insieme solo in questa serata 1400 visitatori, quando ne raccoglie poche migliaia l’anno.
Ancora una volta la parola d’ordine, dunque, è differenziare il prodotto da offrire: Berlino, pur essendo una capitale di stato con una popolazione di oltre 3 milioni e mezzo di abitanti, per motivi propri storici, strutturali e culturali, non ha di per sé grandi capacità economiche ed è ben lontana dai cuori economici e dell’imprenditoria tedesca. Eppure anche in un momento di crisi – forse proprio per questo – Berlino sta valorizzando ciò che invece possiede in grande quantità: la cultura e la tradizione, attraverso una politica di sistema generalizzato, molto attenta ai prezzi – più bassi rispetto alla media non solo di molte capitali europee, ma anche di molte città di provincia italiana – .
I risultati si vedono, la città è da un paio d’anni l’unica città europea con un bilancio turistico locale, nazionale ed internazionale positivo e in crescita.
Un paradigma in scala inferiore di ciò che dovrebbe essere anche l’Italia, che a prescindere dai molti problemi interni, è anche molto cara rispetto ad altre realtà con meno potenziale.
A Berlino gli artisti sono attratti dal mercato culturale e dai costi di vita convenienti, le numerose fondazioni e imprese private investono in cultura perchè conviene di più qui che altrove, la pubblica amministrazione e i servizi pubblici vengono ampiamente utilizzati per contenere i costi: quale centro anche piccolo in Italia non possiede un Assessorato alla Cultura con uomini e mezzi a disposizione – spesso purtroppo non all’altezza, visti i metodi non certo meritocratici di reclutamento -, quale comune non ha un’agenzia di stampa, un sito internet e mezzi pubblici da utilizzare e impiegari per manifestazioni di questo tipo? I nostri musei specie in provincia, restano per lo più vuoti per gran parte dell’anno. Perfino le scuole hanno sempre meno possibilità di recarsi a musei, istituti scientifici, o parchi archeologici e di biologia marina.
La spesa pubblica in più di queste manifestazioni, in un sistema programmato e costantemente funzionante, non farebbe poi risparmiare denaro sul lungo periodo? Perchè non coinvolgere i professionisti privati, tutti quelli possibili e non solo i pochi “raccomandati” che dividono la torta, sempre più piccola.
Da anni la politica culturale sia di livello nazionale che locale ha progressivamente cercato di valorizzare i numerosissimi piccoli centri italiani facendo confluire da vecchie collezioni accentrate in luoghi più popolosi, i beni a loro appartenenti o favorendo l’apertura di nuove strutture ricettive. Benissimo dunque il decentramento, ma se poi non esiste una politica di valorizzazione turistica, di servizi e di infrastrutture che fa conoscere la nostra storia e la nostra arte, tutto questo rimane lavoro sprecato sia per noi italiani – come luogo di aggregazione e di identità – che per il turismo straniero.
Si parla continuamente di riforme a livello nazionale che faticano a concretizzarsi quando molto si potrebbe invece fare a livello locale, se l’amministrazione stanca e pigra italiana si decidesse a dotarsi di ciò che serve se i privati decidessero di fare sistema creando un mercato vero e solido più ampio, almeno a scala europea.
I luoghi di richiamo internazionale sono troppo pochi in Italia rispetto al potenziale enorme che possiede. E questo non solo è uno spreco ma anche una continua, enorme spesa che  incrementa l’enorme debito dello stato, quindi dei suoi cittadini.
L’italiano, non è una novità e non succede solo nel campo culturale, paga di più per avere molti servizi in meno, fatto che si riflette anche sul turismo straniero soggiornante per periodi più o meno lunghi nel paese.
La manifestazione culturale berlinese incassa circa mezzo milione di euro in poche ore, mette insieme centinaia quando non migliaia di spettatori, valorizza e mentiene in vita anche strutture minori e meno toccate dal grande pubblico, e si ripete ciclicamente anche più volte l’anno, tutto solo perchè si è capaci di comunicare e prendere decisioni.
Visto il potenziale e le strutture inutilizzate, sarebbe auspicabile importare manifestazioni simili perfino nei centri di provincia in Italia. I segnali positivi, anche se isolati e spesso legati a iniziative individuali e locali, ci sono tutti. Le persone partecipano, se giustamente invitate. Si tratta di organizzarsi e investire, lo ripetiamo sempre, sarebbe bene cambiare mentalità sul settore culturale e cominciare a dare dignità e nome a categorie di professionisti che in Italia ancora non esistono nemmeno sul vocabolario.