La velocità imposta dalla modernità ci ha abituato a cambiamenti repentini del mondo che ci circonda e l’Arte, sempre attenta ai mutamenti che intervengono nella nostra società, si pone anche in questo caso come luogo di osservazione privilegiata sulla contemporaneità.
La diffusione della tecnologia informatica, sempre più alla portata di tutti negli ultimi anni, e la crescente familiarità con la Rete che ha ampliato la nostra possibilità di conoscere il mondo, esplorarlo e mapparlo, sono tra le innovazioni più significative della nostra epoca. Così anche l’arte si è adeguata a questo cambiamento, amalgamandosi sempre più con le nuove tecnologie, utilizzando internet e le infinite possibilità da essa offerte. I termini coniati per etichettare questa nuova forma di New Media Art che utilizza il web sono svariati: Computer Art, Software Art, Infoinstallazioni, e per ultimo (e forse più efficace) Net Art.
Questa corrente artistica negli ultimi anni si è spesso servita del colosso Google e delle varie applicazioni da esso proposte, in particolare Google Earth, il programma di navigazione geografica più famoso della rete che offre la riproduzione virtuale, il più possibile reale del nostro pianeta, proponendosi come strumento interessante non solo per un comodo giro del mondo in pochi click, ma anche per la visualizzazione di opere di Land Art, la corrente americana che negli anni ’70 è stata al centro di numerose polemiche proprio a causa dei problemi di fruibilità che imponeva allo spettatore.
L’operazione artistica proposta da NeAl Peruffo e da altri nove giovani artisti in A onE project (Art on Earth project) offre all’abituale fruitore del programma la possibilità di servirsi del web per visualizzare opere virtuali di Land Art o Urban Art.
Tutti i lavori inseriti all’interno di A onE sono progetti che devono obbligatoriamente rispondere a due requisiti fondamentali: non devono esistere nella realtà (una delle clausole di adesione al progetto prevede la rimozione di un lavoro dal sito nel caso in cui questo venga realmente realizzato), mantenendo le opere nell’ambito a cui appartengono, quello virtuale appunto; ma allo stesso tempo rigorosamente site-specific e davvero costruibili. Tali lavori, inoltre, non sono visualizzabili sul sito (www.aoneproject.com), che si presenta come una ‘bussola’ per i naviganti, mettendo a disposizione degli interessati le giuste coordinate che, inserite su Googe Earth, permettono di rintracciare sul globo il lavoro di ogni singolo artista aderente all’iniziativa.
Sono tre gli elementi principali che un lavoro come quello proposto da A onE project mira a sovvertire, a cominciare dai concetti di ‘contesto’ e ‘pointing’ artistico: utilizzando la rete come luogo per proporre i lavori ideati, vengono bypassate gallerie e istituzioni museali che costituiscono il cosiddetto “sistema dell’arte”; inoltre il coinvolgimento attivo dello spettatore implica che sia questi, scegliendo se aprire o meno l’icona posta accanto alle coordinate selezionate, ad assegnare valore artistico all’operazione sostituendo il ‘pointing’ istituito già a inizio Novecento da Duchamp con i suoi ready-made.
Altro elemento interessante dell’operazione ideata da Neal Peruffo è l’invasione di elementi artistici virtuali su una piattaforma che, invece, ha come obiettivo quello di proporre una visione quanto più possibile aderente alla realtà del nostro pianeta.
Il progetto, inoltre, si propone come esperimento globale in itinere, offrendo la possibilità a tutti, in qualsiasi posto e momento, di inserire le proprie creazioni virtuali dal sito web dell’iniziativa, ricreando e sovvertendo la realtà così come ci viene oggi proposta dal colosso di Google. I naviganti sono avvisati: con A onE project confondere realtà e finzione è sempre più facile!